Mentre i grillini si sciolgono come neve al sole, mi sovviene un pensiero sulle ragioni sociologiche del loro effimero trionfo, della celere disfatta, del declino dell’ormai discussa leadership di Grillo, garante a fatica, garante di poco, impossibilitato a impedire la catastrofe (utilizzo il concetto di ‘catastrofe’ nel senso indicato dal matematico francese René Thom, molto interessante per i sociologi, che trovate divulgato brevemente QUI).
Tutto è di una banalità sconcertante, e sfruttando il comodo punto di vista ex post, che si confà ai sociologi che, dopo, sanno spiegare tutto, esattamente come gli allenatori di calcio, vi fornisco alcune considerazioni.
- Alla base del successo veloce del Movimento 5 Stelle c’è – com’è noto – una forma di proposta populista cristallina, pura, non inquinata da componenti ideologiche (come si trovano, per esempio, nelle diverse forme di lepenismo europeo, compresa la Lega di Salvini prima della conversione sulle vie di Draghi): Hirschman, nel suo Felicità privata e felicità pubblica spiega bene come sia una costante della delusione umana provare il sentimento dell’insoddisfazione verso la società e la sua amministrazione, e come questa insoddisfazione conduca – in determinati casi – a una sorta di defezione, o protesta, o ribellione;
- il generico sentimento di insoddisfazione, se viene catturato e incanalato a dovere, genera una disponibilità verso movimenti e forze che si facciano paladine della protesta; nel suo Statu nascenti Francesco Alberoni, decano dei sociologi italiani, ha descritto efficacemente come “Lo stato nascente è una struttura preideologica, che poi si riempie sempre di un contenuto ideologico. Lo stato nascente è aprire gli occhi e il cuore al futuro, al meraviglioso, è risveglio dei sentimenti, del desiderio, della volontà, è apparizione luminosa, esplosione della speranza.” (traggo dal suo sito); c’è insomma questo fantastico sentimento della possibilità, del divenire, che assume forme di giovanilismo vitalistico che assomiglia a moltissimi movimenti del passato (pensiamo al futurismo marinettiano e tutto ciò che fu e comportò);
- lo stato nascente è temporaneo; poi la nascita è sancita. All’innamoramento (paragone assolutamente pertinente con le idee di Francesco Alberoni) segue l’amore; alla palingenesi cristiana segue la Chiesa; alla rivoluzione segue lo Stato rivoluzionario. Al Movimento 5 Stelle del vaffanculo come anti-ideologia segue quello che entra nelle istituzioni, occupa ministeri e si deve occupare delle cose; qui, saltando di citazione in citazione, dovrei segnalare almeno il triangolo semiotico di Ogden e Richards che – se mi passate questa enorme semplificazione – attesta come ciò pensiamo e diciamo non possa (semplicemente “non possa”) corrispondere alla realtà (Cfr. C.K. Ogden e I. A. Richards, Il significato del significato); quindi il mondo vagheggiato nello stato nascente non esiste, non è mai esistito, e la delusione può assumere varie forme;
- e qui passiamo ai leader; nei movimenti nati come indicato al punto 2, i leader hanno la funzione sociale di catalizzare il disagio, dargli una forma, e indicare uno scopo alternativo. Senza leader il malcontento di massa si traduce in astensione dalla partecipazione politica, in disagio sociale, in eventuali “incidenti” locali e temporanei. È il leader che plasma e raccoglie questo disagio, gli dà forma e scopo, e soprattutto la spinta iniziale. Per un sociologo questo tema non si può trattare senza riferimenti a Max Weber, uno dei più importanti fondatori del pensiero sociologico moderno (una sintesi dei testi weberiani sul tema in Il leader). Weber introduce il fondamentale concetto di ‘carisma’; il leader carismatico assomiglia a un profeta al quale si concede una fiducia personale che scavalca procedure e regole formali. La figura eroica del capo carismatico ha il dono della grazia e questo titolo di straordinarietà, di cui anch’egli è interiormente convinto, gli viene riconosciuto dall’esterno. Questo leader fonda inizialmente la sua autorità sulla fiducia e sulla dedizione dei suoi discepoli, poi delle masse, e con la sua straordinaria capacità, verificata in pratica, crea il processo d’identificazione con la sua persona da parte del suo seguito (fonte, per approfondimenti). Vedete come Weber abbia profeticamente parlato di Beppe Grillo!
- Ma la logica conclusione di questo processo è la catastrofe, nel senso indicato all’inizio. Coloro che si istituzionalizzano, su spinta e mandato del movimento (nel caso 5 Stelle: i parlamentari “portavoce” della base) sono obbligati dalla realtà a cambiare, semplicemente perché la realtà delle cose è straordinariamente più complessa di quanto immaginato, e più forte; la base fatica a capire; ma lo stesso leader si mostra nudo, come nella fiaba, e impotente di fronte a quella medesima realtà: il mondo non è come lui lo aveva descritto, l’orizzonte vagheggiato non è perseguibile, tutto va in malora (vedi situazione del Movimento in queste ore) e lui, il capo, non sa che pesci pigliare, e qualunque cosa faccia, o dica, delude inevitabilmente i suoi seguaci;
- l’entropia che ci condiziona riporterà tutto alla fase descritta al punto1. Molti dei seguaci che si sono istituzionalizzati, ormai entrati nel gioco del potere (uso ovviamente ‘gioco’ in senso wittgensteiniano) trovano altre collocazioni politiche, ormai emancipati dal fuoco sacro originario; altri – specie nella base – torneranno con una delusione in più ad attendere un nuovo evento catartico, un nuovo messia, o semplicemente non faranno più nulla; tutto capitale sociale sprecato, questo non va sottovalutato.
Il Movimento 5 Stelle si trova nella fase 6: in breve tempo le biglie si fermeranno e faremo i conti; quello che rimarrà del Movimento 5 Stelle, al netto di fughe, dimissioni e scissioni, sarà lontano anni luce dal movimento delle origini. Grillo – che nei fatti è già sostanzialmente ai margini – potrebbe avere l’intelligenza di rescindere gli ultimi legami e tornare a fare l’attore comico; Casaleggio scomparirà nel nulla dal quale proviene.
In attesa di altri leader, di altri movimenti, di altre furiose pulsioni sociali, ché la Storia ci insegna che sono insopprimibili, e cicliche.