Il senso delle parole

Una coincidenza curiosa e inaspettata mi induce a scrivere un post quasi “privato”, che non interesserà nessuno e che sarà lontano dalla comprensione dei più ma, come posso dire? mi scappa di scrivere e lo faccio!

In questo periodo ho ripreso i miei studi linguistici, dopo una pausa di qualche anno dove sono stato occupato da altre cose noiose, e sto leggendo e rileggendo alcuni testi straordinari. Whorf, per esempio, letto in tempi antichi, del quale ho dovuto attendere una recente ristampa in italiano, ché in inglese (lo avevo, sì, in lingua originale) studiare la morfologia della lingua Hopi è superiore alle mie forze. Poi Pierce, Sapir e finalmente Ogden e Richard che – vergogna assoluta, incommentabile – non avevo mai letto per intero! A mia discolpa posso affermare che ho speso moltissime ore della mia vita a leggere stupidaggini assolute della mia comunità professionale, anche se so che non è la stessa cosa.

Fra un tomo e l’altro mi divago con un po’ di letteratura, e poiché sono vecchio, e conosco molta letteratura vecchia, ho chiesto ai miei amici e amiche qualche suggerimento più contemporaneo e ho acquistato un bello stock di romanzi (so cosa pensate e ve lo confermo: con la mia ignoranza si riempiono bellamente due o tre biblioteche).

Ebbene ieri, proprio ieri, fra qualche brano del Significato del significato di Ogden e Richards e L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, c’è stata una così perfetta convergenza di senso costruito, una tale affinità di concetti espressi che – andiamo! – non può essere stata una coincidenza, vi pare?

Ecco, volevo rendervene partecipi e, senza altri miei commenti, vi propongo i brani in questione; prima quello letterario di Goliarda Sapienza:

Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali… E poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.

Imparai a leggere i libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel “mio” contesto. In quel primo tentativo di individuare la bugia nascosta dietro parole anche per me suggestive, mi accorsi di quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima. E il mio odio crebbe giorno per giorno; l’odio di scoprirsi ingannati.

E ora quello “tecnico” di Ogden e Richards:

Le parole possono intromettersi tra noi e i nostri oggetti in innumerevoli e sottili maniere, se non ci rendiamo conto della natura della loro potenza. Nella logica, come abbiamo visto, esse conducono alla creazione di entità inesistenti, gli universali, le proprietà e così via. Concentrando l’attenzione su se stesse, le parole incoraggiano quel futile studio delle forme che tanto hanno fatto per screditare la grammatica; a causa dell’eccitazione che esse provocano con la loro forza emotiva, ogni discussione viene resa per la massima parte sterile; attraverso i diversi tipi di verbomania e di grafomania, si gode la soddisfazione di attribuire dei nomi, e si ingigantisce così fittiziamente il senso di potenza personale.

Non sorprende che l’analisi dei modi in cui nel passato il linguaggio è stato utilizzato dall’umanità possa condurre di frequente a una reazione scettica. Il modo migliore per evitare un simile scetticismo nonché per sfuggire agli influssi ipnotici che siamo andati considerando, sta nel comprendere con chiarezza la maniera in cui i simboli giungono a esercitare tale potere e dei diversi sensi in cui si dice che essi hanno un significato.

Invaso dalla gioia di queste letture, caramente saluto i lettori e mi scuso per questa mia incursione.