La logica è come la matematica. È esatta, o almeno cerca di esserlo da Leibnitz in poi. Anche senza cavalcare la scuola di Cambridge, Boole e Frege, e quindi senza mettersi a scrivere post su Hic Rhodus con linguaggi simbolici altamente formalizzati, invito i lettori a pensare a una forma non specialistica di logica che aiuti a ragionare correttamente, dove l’avverbio va a indicare la mancanza di fallacie logiche e, conseguentemente, la proposta di un discorso che non può essere confutato (argomentato e contro-argomentato, sì, confutato nel senso che vedremo poi meglio, in quanto fallace nella sua articolazione logica, allora no). Sia chiaro: ripassando criticamente i numerosi testi che ho pubblicato qui, un discepolo di Peirce o di un qualunque logico di media capacità storcerebbe numerose volte la bocca, e in alcuni casi strabuzzerebbe gli occhi per la disperazione ma – di questo sono speranzoso – meno assai della maggior parte dei blogger in commercio, degli influencer a saldo, dei giornalisti all’ingrosso e dei politici miracolati.
Se dovessi indicare uno dei motivi di orgoglio che mi procura avere contribuito, ormai da non pochi anni, a questo blog, è la comunione fra me e Ottonieri nel perseguire questo intento, in forme anche differenti fra noi. Ma in generale, se citiamo un dato, quel dato è munito di fonte, tale fonte è rigorosa e autorevole, e le inferenze che ne ricaviamo sono “logiche”, nel senso che evitano le principali fallacie che troviamo eccessivamente diffuse nei social media, nei quotidiani e altrove.
Una tipica fallacia logica è la generalizzazione indebita. Se un politico viene beccato con le mani nel sacco, la logica consente questo sillogismo:
- alcuni uomini sono ladri;
- i politici sono uomini;
quindi:
- alcuni politici sono ladri.
Mentre invece in troppi propongo questa fallacia:
- quell’uomo ha rubato;
- quell’uomo è un politico;
quindi:
- i politici sono ladri.
Il primo sillogismo presenta una logica deduttiva che, com’è noto, è sempre certa; la successiva fallacia applica indebitamente e in modo forzoso una logica induttiva, che è solo possibile, generalizzando un singolo fatto empirico e assumendolo come regola.
Diffusa massivamente, questa generalizzazione diventa l’invettiva contro la casta, la politica che è tutta un magna-magna e i voti ai 5 Stelle. Perché ragionare attraverso fallacie non ha come conseguenza una castroneria su Facebook, e chi s’è visto s’è visto; no: pensare male fa agire male e produce danni sociali.
Un’altra fallacia comunissima mi è stata proposta ieri (ma non era la prima volta e non sarà l’ultima) e riguarda la dichiarazione palesemente falsa sotto il profilo oggettuale, ma caricata di enfasi ideologica che, in quanto tale, invera la falsità. Questa è una fallacia pesantissima perché il propositore – per dire la fesseria che ha detto – deve davvero essere accecato da un pensiero precedente, da una scelta di campo capace di fare il lavaggio del cervello (capita sempre più man mano che ci si sposta verso la destra massimalista – salviniana o meloniana – o verso la sinistra ideologica comunista o postcomunista).
L’esempio in questione riguarda un lungo post in cui si vaneggiava un mega complotto democratico per imporre vaccinazioni e giù di lì, che mi sforzavo di leggere perché mi era stato segnalato da un amico. Ma alla frase
È una parte stessa dei cittadini italiani che sta chiedendo a gran voce l’azzeramento dei diritti costituzionali di milioni di loro connazionali.
A questo punto, più o meno a meta del testo, non ce l’ho fatta più e ho smesso di leggere.
So che anche voi lettori di HR siete d’accordo, ma qui facciamo lezione di logica, e quindi vediamo dove troviamo la mancanza di logica di questa frase.
In cosa consisterebbe l’”azzeramento dei diritti costituzionali”? Se lo prendo alla lettera (piano sintattico) significa che l’ISIS ha conquistato l’Italia, bruciato il Vaticano, tagliate le teste di Draghi e Mattarella e imposta la sharia. Se cerco di prendere la frase come un’infelice formulazione retorica (diciamo enfatica, iperbolica) resto comunque disorientato e mi tocca procedere all’esegesi del testo (una fatica che il testo in questione non merita punto, ma che faccio a beneficio della classe): poiché si sta parlando di sanità (tutta l’inutile o odiosa pseudo-polemica di questi giorni sull’obbligo vaccinale), probabilmente lo straripante autore di quel testo fa riferimento all’art. 32, ormai noto anche anche alla mia cagna, che recita:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Naturalmente (e qui risiede una delle fallacie) se io leggo la prima frase del secondo paragrafo in forma avulsa dal contesto hanno ragione i no vax e la Meloni. Ecco che apprendiamo di una fallacia insidiosa: la realtà è molteplice e complessa e non posso puntare il dito sul pezzettino che, a se stante, mi dà ragione, per estrapolarne una verità assoluta. Non ci sono verità assolute da trarre dalla complessità, ma senza alcuna ombra di dubbio cercarne nei pezzettini di mondo che ci piacciono non solo è indebito, ma mi permetterei di dire che è scioccamente doloso, per strappare consensi facili.
Nessun calpestamento di alcun diritto, quindi. La frase non è semplicemente retorica ma falsa, se vogliamo dire le cose col loro nome, e la falsità, sia chiaro, è la più triviale delle fallacie, che fa comodo per sostenere una tesi che non si sa a quale altro appiglio appendere.
Questa storia si ripete in formule assai più subdole, quando il retore non cita l’oggetto comparativo della sua fallacia ma si limita ad alludervi, con effetti subdoli; un conoscente su Facebook, sempre riferendosi alla storia del green pass, parla di intolleranza e scrive:
La propaganda è iniziata e le masse sono caricate a dovere, ora si sono individuati i nemici. La storia si ripete negli stessi metodi di controllo.
“La storia si ripete”? Secondo voi a quale storia allude? Alla storia dell’America del XVIII secolo? A quella cinese dell’epoca dei Regni combattenti? Scommetterei invece un accostamento all’epoca fascista; come furono totalitaristi i fascisti del ventennio, così oggi sono intolleranti i persecutori degli onesti cittadini che non vogliono vaccinarsi. Biblioteche storiche fanno evaporare facilmente questo paragone, a patto di leggere almeno uno dei libri di quella biblioteca. Così un altro amico accostava questo torrido clima persecutorio (sto ironizzando) alla Spagna dell’inquisizione.
Le comparazioni sono fonte di fallacie direi quasi di regola; comparare epoche storiche diversissime solo per dire qualcosa tipo “terrore all’epoca e terrore oggi” è una scemenza dolosa. Le parole sono pietre; la storia va conosciuta; parlare pubblicamente (come su Facebook) semmai dall’alto di una competenza, o autorevolezza, o riconoscimento di serietà che il pubblico ti concede, significa contribuire a orientare una piccola frazione di opinione pubblica basandosi sulla menzogna. Che la menzogna sia prodotta dall’ignoranza, dalla superficialità, dal desiderio di ricevere un like, non mi importa molto. Se parli incidi sul mondo intorno a te, quindi ne sei responsabile.
Suona la campanella. In attesa di rivederci in aula, come compiti a casa rivedete i vostri post su Facebook dell’ultima settimana, e controllate le vostre fallacie.