Sondaggi. L’ombra di Draghi

Alla luce di tutto il male che penso dei sondaggi, è comunque evidente che si possono dare indicazioni di massima per trarre qualche considerazione.

Il sondaggio SWG per la 7, di qualche giorno fa, fornisce questi risultati

Al di là di sottigliezze e sofisticherie vediamo:

  • i populisti lepenisti e fascistoidi (Meloni e Salvini) hanno il 40,4%;
  • i populisti moderati (PD, M5S) il 35,4%.
  • Forza Italia, in uno sciagurato raggruppamento di destra (anche recentemente ribadito) porterebbe quella parte a quasi il 48% che, con il sistema elettorale vigente, farebbe loro vincere delle elezioni politiche ma governare, poi, con un grande affanno.
  • i liberali, socialdemocratici e frattaglie varie (Azione, Italia Viva, + Europa, Verdi, non ci metto Coraggio Italia), arrivano quasi al 10%, ma avendo più leader che militanti non ho molte certezze sulla loro capacità di fare una seria coalizione in grado di avere un peso reale.
  • Il partito che vince, come vedete dalla tabella, si chiama “Non si esprime”, e arrivando al 42% basta da solo a buttare via il sondaggio. Lì dentro ci sono i militanti di Casa Pound, i riformisti rimasti senza casa, gli incerti del panorama liberale e un sacco di altra brava gente che potrebbe veramente fare la differenza, andando a votare, trovando una proposta interessante, o al contrario una minaccia da evitare assolutamente.

Di tutti gli altri non parlo perché, onestamente, contano come il due di picche.

Come mostrano i dati dell’ultimo anno e mezzo, più o meno la destra ha visto un rimescolarsi di preferenze restando, complessivamente, alla stessa (considerevole) quota; e parimenti il PD che – come sottolinea Arditti – mostra una navigazione piatta, senza perdere ulteriormente ma senza neppure guadagnare simpatie, con un M5S che si è stabilizzato sulla metà dei voti del 2018 e va un po’ su e un po’ giù, senza infamie e senza lodi.

Concludo subito segnalando perché questi sondaggi, usualmente fallaci, lo sono particolarmente in questo periodo; perché non possono tenere conto dell’effetto Draghi. Un altro sondaggio del simpatico Piepoli (per la Repubblica) ci informa che il 67% degli intervistati ha fiducia in Draghi (nelle settimane il dato ha oscillato da 63 a 69%).

È moltissimo. E include molti elettori di destra.

Ecco: cosa farà Draghi? Il Presidente della Repubblica (probabile)? Un partito suo come fece Monti per provare a guidare, da Presidente del Consiglio, un prossimo governo (difficile)? La cosa davvero interessante è questa: qualunque cosa decida di fare, Draghi potrebbe fare la differenza scompaginando le carte e riservando sorprese sperabilmente (per una volta!) interessanti.

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