Schwa (ə)

L’autorevole Treccani mi informa che in italiano si chiama scevà e che è sostantivo maschile (lo scevà). E che si traduce con “insignificante”, “zero”, “nulla”. Ma è stata informata la Murgia di queste cose? Quindi se scrivo “amicə”, per rispettare la parità di genere, annullo i maschi, annullo le femmine, e mi ritrovo con nulla in mano e con una pronuncia tronca, vagamente calabrese: “Carə amicə” risulta in un doppio singulto, car[suono gutturale] amic[altro suono gutturale], ma tanto, tanto rispettoso della parità di genere.