Premessa necessaria. Per me si potrebbe cambiare la Costituzione in due e due quattro e introdurre il seguente articolo: “Mario Draghi può fare contemporaneamente il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e il Ministro di quel che gli pare per il tutto il tempo che vuole”. E la chiudiamo lì, mentre i partiti si inventano dibattiti infuocati sui diritti dei cavalli arabi e sui fondi da destinare alla ricerca della pignatta d’oro, così, per passare il tempo.
Perché non vedo, all’orizzonte, una quantità di degni inquilini del Colle fra i quali scegliere, e quando leggo che Berlusconi ci terrebbe tanto, e quando sento che forse si potrebbe rispolverare Casini, ecco, capite che mi viene un groppo. E vedo un deserto anche per la poltrona di Palazzo Chigi, che il solo pensiero dei miliardi del PNRR che non riusciremo a spendere con Draghi, ecco, senza Draghi potremmo semplicemente restituirli che faremo senz’altro una migliore figura. Perché di gente brava e seria, ovviamente, ce n’è parecchia, e una mezza dozzina di nomi potrei anche farli, ma in politica non basta essere bravi e seri ma occorrono convergenze politiche complicatissime, tanto più che la partita è, appunto, doppia.
Draghi è stata un’eccezione perché – a parte bravura e serietà – c’è stato un vuoto politico tale che il buon Mattarella c’ha infilato il piede e ha calato l’asso quando tutti avevano scartine, e gli è convenuto abbozzare, e semmai fingere di essere pure contenti (penso a Salvini), che intanto se va male si può crocifiggere l’ennesimo tecnico, e se va bene ti intesti il successo, mentre prepari la madre di tutte le battaglie, l’accoppiata Quirinale-Chigi, a pandemia domata e miliardini europei da spendere e spandere.
Finita la premessa, però, voglio dire che provo ogni giorno maggior fastidio per le intemerate pro-Draghi (l’ultima di Giorgetti), per i calcoli al pallottoliere, sul toto-Quirinale, sulla morra-governo, sui giochini che questi vecchi squali giocano sulle teste di tutti noi (e anche del principale interessato). Il fastidio è dato da una semplice considerazione: tutto il bailamme su Draghi, il Campeador, il Conducador, il Lìder Maximo, Duce che è la luce, dottore esimio e chiarissimo, Salvatore della Patria ma, soprattutto, ennesimo Uomo della Provvidenza da sempre croce e delizia dell’italiano confuso e spaventato, ecco, tutto questo can can rivela il vuoto di politica che c’è in Italia.
Non c’è nessun altro. Solo Mario Draghi.
Legioni di politici, e nessuno che possa pallidamente competere con Draghi per il Quirinale (tranne Berlusconi, uomo senza vergogna e di problematica senilità); nessuno che possa degnamente sostituirlo a Palazzo Chigi, che quel sorriso luciferino ce l’ha solo lui.
Smetto di scherzare. Ma la verità è esattamente questa: la fortuna di Draghi (e di noi italiani) è stata l’unione di competenza (e intelligenza, carisma, esperienza…) e di non politica. “Non politica” nel senso vile che il termine ha assunto da molti anni in Italia, come sinonimo di giochetti, opportunismi, calcoli elettorali, che nel senso vero, alto, buono, tutta l’azione di Draghi è politica cristallina.
Qualunque candidato dopo Draghi, per qualunque delle due cariche, dovrebbe essere – in una paese normale, in una situazione normale – una personalità politica con competenza ed equilibrio, ma il piccolo, direi infimo, cabotaggio politico, macinerà veti incrociati, ricatti miserevoli, proposte indecenti. È in questa cloaca che rischiamo davvero di avere Berlusconi Presidente della Repubblica e una qualunque controfigura a capo del Governo. O una qualunque caricatura al Viminale e Meloni a capo del Governo. O due prestanome qualunque, una Casellati al Quirinale, per dire (che cercherebbero di farla ingoiare con la scusa che è donna), e un Di Maio a Palazzo Chigi (come voto di scambio per evitare il peggio, credete forse che non sia possibile, che il PD non farebbe carte false per non avere un governo sovranista?).
Insomma: si è infilato un Draghi a una festa che non era la sua, semplicemente perché i padroni di casa erano troppo stupidi per chiudere la porta e mettersi d’accordo sulla musica da far girare (e qualcuno troppo ubriaco di mojito portato direttamente dal Papeete). Poi si sono accorti che l’ospite inatteso li lasciava far casino e intanto puliva casa, svuotava i portacenere e non insidiava neppure le ragazze, fantastico! Adesso, mentre affilano i coltelli, dicono “Resta, resta, cura anche la cucina, resta anche domani!”, perché sanno che se se ne va, scoppia una rissa furibonda dove nessuno sa con certezza come finirà.
Io amo Draghi. Sarei favorevolissimo alla modifica costituzionale proposta sopra. Ma vorrei vivere un Paese con una classe dirigente almeno in parte decente, capace di emergere e di assumere il ruolo di guida per il quale l’abbiamo spedita in Parlamento. Vorrei che ci fossero due o tre buoni nomi di potenziali Capi dello Stato, uno liberale, uno socialdemocratico, uno cattolico, per dire, ciascuno con alcune qualità che, vada come vada, darebbe comunque sicurezza sul ruolo di arbitro politico (e non quell’orrore vagheggiato da Brunetta e Giorgetti, non siamo uno Stato semipresidenzialista). Poi vorrei che nella varietà di offerta politica ci fossero almeno due, meglio tre partiti decenti, con programmi chiari e in parte alternativi, ciascuno con alcune personalità di spicco, gente che capisca i numeri, sappia parlare inglese, abbia maturato esperienze significative all’estero, gente non ricattabile. E quindi vorrei fare il tifo per l’uno o l’altro partito, con la ragionevole certezza che, vincendo gli avversari, governerebbero con saggezza e nell’interesse collettivo, sia pure cercando di realizzare un programma che potrei non avere preferito.
E invece no, vivo nel terrore. Abbiamo un solo Draghi per due poltrone cruciali, in questo momento storico; e lo stanno talmente tirando e strattonando un po’ tutti, che potrebbe anche succedere che non resti nessun Draghi, e ci troviamo due barbagianni (o barbagianne) a guidare l’Italia per i prossimi anni. A guidarla, ancora una volta, verso il baratro, che coi soldi del PNRR si possono anche comperare la Ferrari e correre più veloci.
Evviva Draghi. Ma doppio evviva a un’Italia normale che non ne ha bisogno, perché è guidata da una classe politica decente.