Una figata pazzesca annunciata con grande enfasi da quel volpone di Mark Zuckerberg, che poi sarebbe Second Life a mille, Matrix fuori dagli schermi, pillola rossa o pillola blu. Funziona così: voi siete a casa vostra sul divano, vi mettete un casco, un visore o un qualche aggeggio e vi incarnate nel vostro avatar che va in giro per il mondo e fa delle cose; per esempio va alla riunione in ufficio (virtuale) dive incontra gli avatar dei colleghi per discutere delle cose importanti che ora discutete in presenza; oppure va a lezione dove l’avatar del professore mostra agli avatarini degli studenti un Giulio Cesare in carne e bit che spiega con parole sue (di Cesare) la guerra in Gallia; oppure incontra l’avatar della fidanzata e assieme vanno a una romantica cena virtuale scambiandosi smancerie, sapete, lei sta a Glasgow per lavoro (non virtualmente, sta proprio là) e ci si deve adattare alla metacena con metaorchestrina e dei metacamerieri molto cortesi e discreti. Ma per il dopocena niente sesso, salvo andare su YouPorn e arrangiarsi ognuno per conto suo. Indipendentemente da Zucky e dalla sua impresa, la vita interamente surrogata – e ampiamente anticipata dalla letteratura fantascientifica – è a portata di mano e avrà conseguenze sociali devastanti. Ma io a quel punto sarò morto, non virtualmente, salvo un improvviso ERROR 404, un reset di sistema e la mirabolante scoperta che il Metaverso è stato in realtà inventato 200 anni fa, e gli avatar siamo noi. In questo ipotetico caso (improbabile ma non impossibile) continuerò ad aggiornare all’infinito questo Abbecedario. Se accetterete le condizioni di utilizzo e i metacookie.
Metaverso
