Ferrero e i ladri liberisti nella notte

Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista, ha scritto un articolo dal titolo, udite udite: Perché è necessario opporsi a Draghi. Per me è peggio di Berlusconi, uno straordinario titolo acchiappa-click (nel mio caso, vedete, ha funzionato) che vale la pena indagare, perché il Ferrero dice cose strampalate che ci insegnano qualcosa sulla comunicazione politica. Non intendo discutere nel merito le idee politiche di fondo di Ferrero. Se per lui le politiche del governo sono etichettabili come antipopolari, liberiste e dannose, siamo entro una cornice di valori, idee (e ideologie) che non vale la pena di discutere. Anzi, in un certo senso le rispetto. Ogni idea, se basata su concetti, sostenuta da inferenze plausibili, corredata da fonti e dati, ha in sé il valore dell’onestà e quindi della rispettabilità, anche se divergono da quelle, nate ed elaborate in un contesto di valori differente, che io posso sostenere in opposizione. Né, ovviamente, pretendo da un articolo breve e di tipo assertivo l’articolazione pedante delle argomentazioni e delle fonti a sostegno, che è roba buona per una tesi congressuale, e forse neppure per quella. Però, come dire?, sarà pure un articoletto su un quotidiano, avrà pure un carattere assertivo come tipico di una comunicazione veloce, sarà pure fortemente ideologizzato, tutto quello che vi pare, ma cribbio!, un po’ di pudore della parola farebbe bene anche in questo caso. Vi mostro poche cose, per spiegare il concetto di “pudore della parola” che a me piace molto.

L’articolo parla sempre e continuamente di Draghi, il liberista, il banchiere (metonimia usata dispregiativamente, mentre leggete si sente il “bleah!” di Ferrero mentre lo scriveva), il nuovo uomo della provvidenza, che starebbe spazzando via, senza ombra di discussione pubblica, una serie di diritti e di servizi pubblici essenziali, agendo nell’ombra:

Il governo agisce di soppiatto, come i ladri nella notte.

Il governo è menzionato pochissimo, se non come appendice del premier. Sembra che l’Italia sia governata da Lui, nuovo duce italico, con un governetto fantoccio, facendo cose misteriose che si ritorceranno, vedrete, ah! vedrete se non è vero! contro il popolo inerme. Qualunque sia l’orientamento politico di te che mi stai leggendo, caro lettore, spero che sarai d’accordo con me sul fatto che questa narrazione del momento politico attuale è piuttosto differente; il governo è sorretto da una maggioranza raramente vista in Italia, un governo sostenuto da un Parlamento eletto in democratiche elezioni. Lasciamo stare chi, in quel governo, ci sta di traverso e per convenienza, chi ci pascola inconsapevole, etc. La qualità della classe politica è quella, e non può essere oggetto di una critica indiretta a un governo che “agisce come un ladro nella notte”. Il Parlamento è lì, fa il lavoro che deve fare, se Ferrero fosse un parlamentare starebbe nel suo scranno a votare contro, come fa Meloni. La questione che voglio stigmatizzare è quindi la seguente: puoi essere critico quanto ti pare contro qualunque governo, ma non puoi fare finta – come implicitamente fa Ferrero – che un pugno di lupi famelici e iperliberisti trami nell’ombra sostanzialmente in opposizione alle istituzioni democratiche, anche di controllo, che il nostro ordinamento costituzionale prevede: un Parlamento per legiferare, un Presidente della Repubblica per controllare, tutto un Paese a osservare. Si instilla, così, un’idea di illegittimità eversiva che è – questa sì – un’idea eversiva, volta a far credere che un governo democratico, solo per il fatto che non ti piace, sia un sordido comitato d’affari che briga per il male del Paese. Ecco, questa non è politica. Qui non c’entra più nulla l’ideologia di Ferrero, ma solo la sua tempra intellettuale e morale, basi di una prassi politica almeno decente (o forse c’entra anche la sua ideologia, un vetero-comunismo radicale pronto a insorgere contro qualunque governo borghese… roba morta 50 anni fa).

Ferrero spiega poi il successo di Draghi con una seconda questione: 

Draghi olia la società italiana con 200 miliardi e può fare le peggiori porcherie senza che si notino troppo.

Ferrero parla ovviamente dei fondi previsti nel PNRR che – diversamente dal passato – consentirebbero a Draghi “le peggiori porcherie” senza doverne chiedere il conto al popolo con i sacrifici che sono – secondo Ferrero – solo rimandati,

perché ovviamente i soldi che Draghi sta regalando a tutti gli strati delle classi dominanti prima o poi li dovremo restituire e ci spiegheranno nuovamente che “non ci sono i soldi” e che dobbiamo fare i sacrifici.

Diversamente dal punto precedente, che era una questione di opposizione pregiudiziale infantile, qui siamo in una sfera dialogica differente, quella del falso. I soldi del PNRR sono, per la maggior parte, sovvenzioni europee a fondo perduto o prestiti europei a tasso agevolato (c’è altro, ma di minore interesse). L’Italia ha ricevuto quindi dei soldi gratis, e altri soldi a tassi che difficilmente avremmo trovato sul mercato; questi ultimi, ovviamente, sono da restituire, e negli anni futuri occorrerà farlo, così come chi prende i soldi per il mutuo di casa, mannaggia alle banche fameliche che li rivogliono pure indietro!

Per saperne di più sul PNRR: 

Il punto è che tutto il cucuzzaro permetterebbe, qualora ben speso, di realizzare straordinarie riforme strutturali che all’Italia servono come l’aria, e che mai avrebbe potuto seriamente intraprendere senza queste disponibilità straordinarie. 

Ciò che dovrebbe interessare a Ferrero (e non solo lui), ma non fa parte della sua cultura politica, è che le risorse siano spese bene, a favore della collettività, non distribuite a pioggia per andare tutti in pizzeria stasera, e chi si è visto si è visto, ma per far avanzare, in modo stabile, i settori strategici della nostra comunità,

Fonte: Antonella Gatto su “NextEu”, vedi link sopra.

consentendoci di vivere in un mondo più pulito (transizione ecologica), più connesso (digitalizzazione), più istruito, per citare solo le principali “missioni” del PNRR.

Il vero punto, quello caldo, è che per ora il PNRR è una lista di intenti, alcuni dei quali appena scalfiti dalle prime decisioni governative. Riusciremo, nel poco tempo disponibile, a realizzare al meglio queste missioni? Riusciremo a spendere tutti i soldi, a spenderli bene e senza sprecarli? Avremo gli anticorpi per resistere alla spesa assistenzialistica, parassitaria, clientelare, che affligge da decenni la spesa dei Fondi Comunitari? Ferrero potrebbe fare una critica nel merito (giusta dal suo punto di vista, ma certamente accettabile) alle soluzioni e proposte operative che man mano verranno messe sul tavolo, e contribuire a sorvegliare la corretta spesa. Ma queste due questioni cruciali (buoni progetti, no clientelismo), che ci hanno resi impopolari in Europa, non lo sfiorano.

Ferrero è un cattivo politico, che vuole il male degli italiani. E non perché è comunista, radicale, con idee che a me non piacciono e che trovo fantasiose e dannose, ma perché è talmente fazioso da non capire l’occasione storica del PNRR, e la necessità anche di un’opposizione intelligente che contribuisca allo sforzo nazionale. Invece, praticamente, per Ferrero Draghi ha comperato il silenzio mio, vostro, di tutti gli italiani, mostrando il luccichio della borsetta colma di soldi (“olia la società italiana”, ha scritto Ferrero senza vergogna, ma più probabilmente senza consapevolezza), mentre – da banchiere luciferino quale, ovviamente, è – farà arrivare la dittatura liberista sulle nostre teste.

Che io potrei pure essere comunista, se il comunismo fosse rappresentato da belle teste…