Body Shaming

La donna cannone con enormi tette senza problemi di gravità, perché comodamente appoggiate sopra un ventre enorme, sbocconcellando un focaccia con la mortazza, urla ai figli ciccioni di non schizzarla di terra mentre corrono ansimanti, urlando a loro volta al padre, grande obeso, che si arrischia correndo loro dietro, rosso come un peperone e prossimo a una sincope, con terribili tremolii gelatinosi in ogni lardello e due enormi mammelle di grasso che saltano su e giù. Un cagnetto a forma di palla sta rintanato sotto la sedia a sdraio della donna cannone, incurante del rischio per la sua vita.

Ecco: il body shaming sarebbe la presa in giro, l’offesa, il dileggio di queste persone (da me personalmente viste così come le ho descritte) per il loro aspetto. Morale: non sprecate tempo a fare body shaming; chiamate i servizi sociali e portategli via i figli prima che sia troppo tardi (e la protezione animali per il cane), e imponete loro una drastica cura dimagrante con annessa terapia psicologica. Perché se “la panza fa sostanza” in forme moderate, l’obesità è un enorme costo sociale che si può contrastare, e che si deve evitare nell’infanzia.