Forse lo sapete, forse no, ma lo show RAI di fine anno verrà trasmesso da Perugia. (QUI informazioni dettagliate). Se non conoscete Perugia devo darvene un’immagine minima: città medioevale su un colle, vede il suo splendido centro storico dispiegarsi entro un perimetro davvero ristretto che ha come baricentro Piazza IV Novembre, con la splendida Fontana Maggiore, che divide il Palazzo dei Priori dal duomo. Senza che ci sia bisogno di foto, poiché parliamo di città medioevali non potete che immaginarvi una piazza comunque non enorme dove ogni anno, per esempio, si dispone il palco per i concerti pubblici di Umbria Jazz.
Ebbene, proprio in quella piazza la RAI ha impiantato un palco ENORME, che oscura il duomo e parte dell’attiguo vescovado, e transennato gran parte della residua piazza. Qui si terrà lo spettacolo, trasmesso in tutta Italia, con un notissimo presentatore e – immagino io – vari cantanti e intrattenitori. La Regione dell’Umbria e il Comune di Perugia hanno messo un bel po’ di soldini (circa un milione in totale),
e il palco, sia chiaro, da un punto di vista dell’impatto visivo, è un gigantesco obbrobrio, che sta lì già da molti giorni a turbare il pensiero piccolo borghese dei perugini.
Scandalo! Orrore! La nostra bella piazza deturpata, le bellezze artistiche vilipese.
Ora, neppure vado a cercare dati per spiegare come l’evento sia fra i più visti in televisione; che Perugia – e di converso l’Umbria – diventerà centro bello e ammirato e ricordato e forse desiderato da milioni di italiani (in questo periodo – forse li avrete visti – stanno girando in tv molteplici spot promozionali della Regione, come parte del pacchetto scambiato fra istituzione ed emittente) e che, vorrei precisarlo, per l’allestimento del palco non hanno trivellato la piazza, scavato pozzi, bucato il vescovado e abbattuto muri nel palazzo dei Priori. Il palco, dopo, verrà smontato. Ovviamente.
Essendo in provincia, le polemiche fioccano sui quotidiani locali, tutte col comun denominatore di vedere leso (credere di vedere leso) un patrimonio comune di arte e bellezza, simbolo di peruginità, senza vedere assolutamente al di là del proprio naso: promozione, marketing, comunicazione, opportunità.
Una valutazione vera e propria del ritorno economico per la Città è ovviamente estremamente difficile, anche se nel mondo comunicativo in cui viviamo è facile comprendere che ogni evento con sufficiente risonanza alimenta, e continua ad alimentare per un certo tempo, un immaginario collettivo che identifica un luogo con la socialità, la bellezza, il potenziale interesse (così anche per Eurochocolate, un’altra iniziativa odiata dai perugini).
Invece sull’impatto materiale per le architetture cittadine e il suo patrimonio storico il bilancio è presto fatto: l’impatto è prossimo allo zero. Indubbiamente i turisti di questi giorni non si potranno fare un bel selfie davanti alle scale dei Priori, e pazienza.
Il fenomeno interessante è quello ben noto chiamato NIMBY (= non fate quello che volete fare proprio sotto casa mia), che non riguarda solo la TAV (che ingenera proteste per ipotetici danni ambientali) ma anche uno stupido spettacolo televisivo. Ora: capisco ogni polemica che denunci eventuali danni al patrimonio artistico (al momento non ne risultano); capisco il disagio per le restrizioni del traffico durante il concerto (riguarda solo chi abita nell’Acropoli e chi ci vuole andare a festeggiare il 31); capisco che i soldi spesi sembrano molti (e qui, veramente, chiunque può invocare altre e diverse spese, ma vale per qualunque impegno economico da parte di qualunque amministrazione; sono scelte, e questa non mi pare illogica).
Ho detto che capisco i dubbi, sociologicamente, e anche politicamente (la ferita della conquista della città prima, e della Regione dopo, da parte della destra, è ancora dolorosa), ma delle decine di polemiche legittime per una Regione gestita male da decenni (decenni significa dalla sinistra, ben prima che arrivasse l’attuale pessima destra) quella sul palco per lo show RAI è sciocca, di retroguardia, tipica di una mentalità provinciale e miope.
Ma, mi dico, tutta l’Italia è una grande provincia, sempre guardinga, protettiva del proprio orto, diffidente verso tutto ciò che è inusuale, che disturba il tran tran consolidato. Perugia e il suo catafalco nero è un esempio, forse neppure il più rilevante, di una perenne incapacità di slancio italiano.
Per ripicca, ovviamente, io mi guarderò lo spettacolo in tv.
#NonOmologatevi!
