Leggo con moderato sconcerto (inutile sconcertarsi più di tanto, con questa gente) che la Schlein vorrebbe candidare capolista alle Europee tutte donne, e circolano già ottimi nomi. Ottimi nel senso di ottime persone, brave persone, distinte professioniste, che fra le candidature non strettamente politiche ci sono talune chiaramente a-politiche, o pre-politiche, che nessuna proprietà transitiva rende la loro bravura professionale immediatamente spendibile nell’agone politico. Ma lasciamo stare, almeno si sono evitate soubrette, cantanti, intrattenitrici e ortodontiste.
Il punto è un altro. Perché tutte donne? Perché le donne sono di moda? Perché enfatizzare le donne è politicamente corretto? Perché si immagina sia una sorta di ricompensa per secoli di soprusi maschilisti? Perché si ha l’intima convinzione che le donne siano geneticamente superiori ai maschi?
Allora, se io fossi gay, o un appartenente alla comunità Lgbtqrstuvz+++, mi arrabbierei e non poco: un gruppo avvilito, bistrattato, emarginato cui è perfino vietato un banale matrimonio in chiesa, questi sì che avrebbero ben meritato. Perché non essere veramente dirompenti e piazzare capolista cinque gay? Anzi: un gay, una lesbica, un transessuale etc.
Certo che, in epoca di gerontocrazia, così si fa un dispetto ai giovani. Mettere capolista cinque teenager, massimo ventenni, sarebbe stato un segnale di speranza, che si sa che i giovani, anche se ascoltano musica orribile, sono sensibili ai temi ecologici, ambientali, sociali, i diritti e financo i rovesci.
Sai le associazioni a tutela dei disabili che can can avrebbero fatto! E noi? Avrebbero gridato in coro le associazioni dei mutilati, dei ciechi, paraplegici, celiaci e malati immaginari.
Schlein avrebbe dovuto fare un’operazione coraggiosa e indicare, come cinque capoliste alle prossime europee, donne giovani, lesbiche o trans, disabili, di origini africane, vegane. Pare che una l’avessero trovata ma ha rifiutato, perché – dice – vota Meloni.
Qualunque sia il motivo di questa ennesima boutade di Schlein (che, fra l’altro, vede l’irrigidimento di ampi apparati del suo partito, quindi non è affatto detto che non resti una boutade) è una cretinata che ci mostra chiaramente due cose: 1) non basta essere una giovane donna lesbica per essere immediatamente e conseguentemente intelligente, carismatica, affidabile; Elly Schlein è mediocre quanto i maschi etero che l’hanno preceduta (in realtà penso lo sia molto di più, ma mi ficcherei nella trappola dell’accusa di maschilismo omofobico e antisemita, meglio evitare); 2) anche se in modo più avvilente, Schlein fa alla fine politica come i suoi competitori nel panorama politico nazionale e – da quello che capisco – internazionale. Il materiale disponibile pare essere questo…
L’idea che ci sia una larga parte di pubblico elettorale interessato a questa idea di Schlein, che apprezzi questa proposta, che sembri loro giusta, ecco: l’idea che il mondo funzioni così è per me paralizzante. E assumere questa idea come vera (cioè: sì, una gran massa di gente crede che mettere cinque donne, Tizia, Caia e compagne, come capolista, sia di per sé una cosa giusta) ci aiuta a capire il presente momento storico. Capiamo perché la gente vota Sgarbi, perché altra gente si sente offesa da Sgarbi, perché Sgarbi manda tutti a cagare e c’è chi applaude… Capiamo perché Meloni sta al governo, perché i NoVax hanno avuto lo spazio che hanno avuto, perché una giornalista mediocre come Berlinguer ha fatto il bello e il brutto tempo in RAI con metodi autoritari e senza alcun successo editoriale, perché certe Regioni hanno loschi figuri come presidenti, perché alcuni magistrati si comportano come persecutori nel plauso dei manettari, perché non riusciremo a spendere i soldi del PNRR, perché la storia del Ponte sullo Stretto è ancora oggetto di discussione e di spreco di denaro pubblico, perché qualunque cosa, purché
(ecco il punto)
purché io, purché la mia famiglia, gruppo, etnia, religione, colore, squadra di calcio, campanile, fazione, loggia massonica, borgo, squadra di burraco, ma soprattutto io, io, ego, me, siano al centro della mia medesima ammirazione.
Si vive di momenti egotici. Si vive un eterno presente di se stessi al centro dell’universo. La psicosi collettiva dei social media, in una società complessa ingovernabile, ci fa rifugiare al centro di noi stessi dove non c’è spazio per la riflessione, l’argomentazione, il confronto, la critica (tutte attività che muoverebbero ego verso l’esterno, costringendolo a un confronto). La mediocrità di Schlein (come di pressoché qualunque altro politico attuale, rare le eccezioni) è tale perché narcisistica, futile, sempre legata all’istante e quindi senza prospettive, fatta di immagini volatili, di slogan comunicabili, di posizioni dettate dal momento.
E in questa fragilità collettiva non resta che il rifugio nel gruppo: le donne che sono donne, i gay che fanno fronte comune, i disabili che si organizzano, i NoVax che si radunano, salvo scoprire che no, ci sono molteplici declinazioni dell’essere femminista, c’è una costellazione assurda di declinazioni omosessuali, i disabili sono in reciproca concorrenza, frammentati in una caterva di sigle. Perché nell’era del particolarismo edonista nessuno, alla fine, è veramente simile a noi stessi.
E così Schlein, tanto per tornare alla politica, come Salvini, come Conte, come un bel mucchio di altri che vagano alla rinfusa proponendo pseudo idee, simulacri di proposte, tentativi di tattiche; improvvisando battute, lanciando appelli, organizzando bagattelle, sparando grossolane enormità. E, guardate, che la gente applauda, o biasimi, intrattenendosi per ore, giorni, su queste enormi cazzate, è il segno che la politica è morta, loro hanno vinto e non c’è più molto da fare.
