Il Grande Fratello esiste, e ti invita a usufruire della grande svendita d’estate

A casa mia abbiamo tutti apparecchiature Apple. Dagli iPhone ai MacBook passando per i tablet e gli orologi. Non chiedetemi perché, è così e basta. Come sapete, in caso di guasti, batterie da cambiare, schermi rovinati, dovete mandare l’apparecchio a un centro specializzato Apple, mica potete andare dallo smanettone sotto casa, e solo se l’apparecchio da riparare è sufficientemente nuovo, perché se ha degli anni Apple non lo prende in considerazione.

Bene; mio figlio ha scoperto un sito americano, Ifixit, con migliaia di tutorial su una quantità di cose, inclusi iPhone e altre apparecchiature Apple. Non solo: in una buona parte di casi offrono in vendita anche piccoli kit di riparazione (p.s. lo schermo non originale ma ottimo per l’Apple Watch, con guarnizioni, colle, pinzette, guanti, cacciavitini da chirurgo meccanico e via discorrendo). 

Ora inizia la storia.

Mio figlio, che abita sopra di me, è venuto l’altra sera a parlarmi di come sia fatto bene questo sito; mi ha mostrato il kit carinissimo e ben confezionato, mi ha spiegato di avere già riparato con successo qualche cosa e via così. Punto. Io non conoscevo Ifixit prima, non sono mai andato sul sito fino ad ora (per mettervi il link qui sopra), la mia manualità è pari a zero e non so neppure piantare un chiodo nel muro. Capito? Io non ho mai avuto a che fare, su internet, con Ifixit, siti simili, ricerca di informazioni sulle piccole riparazioni domestiche.

Bene. Dal giorno dopo la chiacchierata serale con mio figlio, ogni giorno vedo comparire, sul mio profilo Facebook, la pubblicità di Ifixit. Ora: sospendiamo il giudizio sulla possibilità che lo smartphone “ci ascolti”; ho letto un po’ di cose al riguardo, il complottismo dilaga, ed è inutili infognarsi su temi che in realtà richiedono anche competenze tecniche che non ho (ma se vi fidate di Aranzulla, potete leggere QUI). Diciamo pure che il vostro telefonino non è il terminale di ascolto di una centrale di spioni, faccendieri, Illuminati, che hanno come obiettivo di farvi leggere le pubblicità di questo o quello. Diciamo pure che ci sono spiegazioni, in buona parte puramente tecniche, in parte anche fraudolente, e che tutto si svolge automaticamente, come algoritmo che traccia tutti noi, le nostre abitudini, le nostre frequentazioni, gli acquisti, le chat, i viaggi; che le intersechi coi contatti della vostra rubrica (possibile in casi di applicazioni malevole che con pazienza potete eliminare, leggete Aranzulla), che incroci anche i dati sui contatti per vedere chi vi abita vicino, cosa ha fatto lui o lei, quando, come… Insomma: il mondo è diventato un posto dove non è più necessario essere inquadrati da una videocamera di sorveglianza per lasciare una traccia indelebile di noi (e farci crollare gli alibi fasulli, come nei film di qualche anno fa, prima dei Big Data).

Oggi un algoritmo sa tutto di noi. Dietro quell’algoritmo – così io credo – non c’è un rettiliano che vuole dominare il mondo, né la plutocrazia finanziaria che ci vuole schiavi, né quel pazzo di Elon Musk… non c’è nessuno e, in un certo senso, ci sono tutti. C’è un perverso Bengodi di dati che noi abbiamo allegramente sparpagliato per il mondo, con un’incoscienza terrificante, e che non possiamo fare a meno di continuare a diffondere (quindi, per favore, proteggete almeno i vostri figli!). Ogni giorno io faccio molteplici pagamenti con la carta di credito o il bancomat; visito siti web; scarico app; concedo o nego consensi assolutamente inutili, quando non fasulli (sono iscritto al Registro delle opposizioni, per esempio, e non conta un fico secco); mi iscrivo ad associazioni, faccio donazioni, partecipo ad eventi, compro on line i biglietti per un concerto… Tutti questi dati confluiscono in mille rivoli, sono raccolti da mille agenzie, alcune più sofisticate e semmai “serie” (qualunque cosa voglia dire), altre meno, e sono poi venduti ad agenzie di marketing, con decine di intermediazioni e passaggi per cui, alla fine, anche volendo capire come diavolo ha fatto qualcuno a sapere che mio figlio mi ha parlato di Ifixit, non arriverò mai a capo della faccenda; perché in verità, tecnicamente, nessuno lo sa, e se qualcuno lo sa non gli importa un fico secco. Lo sa l’algoritmo, e da qualche parte, nel cyperspazio, fra i potenziali interessati alle piccole riparazioni domestiche, secondo un profilo adatto alle esigenze di Ifixit, ci sono finito anch’io. I titolari di Ifixit non lo sanno; non glie ne importa; loro sanno che la loro pubblicità viaggia in modo ottimale e si concentra fra i potenziali interessati; ogni click sui loro banner pagano qualche centesimo a Facebook. Per loro finisce lì.

Io invece, anche senza Grande Vecchio Cospiratore dietro la faccenda, sono abbastanza inquieto. Magari un Grande Vecchio! Lo conoscerei, lo identificherei, lo combatterei, ne scriverei un bell’articolo qui, su Hic Rhodus…! 

Invece niente. È così. Mi sento nudo e indifeso, e so che il peggio non è ancora iniziato.

P.S.: Comunque sia, quando dovrò fare qualcosa di scorretto, illegale, sconveniente, imbarazzante, il telefonino lo terrò ad almeno cento metri da me. Hai visto mai?