L’economia migliora, ma non ci fidiamo degli altri

sospetto

Tra le molte rilevazioni statistiche che l’Istat effettua, e di cui spesso parliamo su Hic Rhodus, una è recentemente passata abbastanza sotto silenzio. Si tratta della ricerca su “La soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita”, che, a differenza degli studi basati su dati “hard”, come disoccupazione, PIL, tasso di laureati, spesa pubblica (tutti temi che abbiamo commentato), è essenzialmente basata su interviste di tipo qualitativo.

Ebbene, da questa rilevazione emerge che gli italiani percepiscono un miglioramento di diversi fattori della loro vita, ma anche un altro elemento importante: ci fidiamo sempre meno degli altri.

Cominciamo a vedere come è composto il sondaggio realizzato dall’Istat: agli intervistati è stata richiesta sia una valutazione complessiva sulla soddisfazione per la propria vita, sia una più specifica indicazione sulla soddisfazione relativamente ad alcuni fattori. Mentre il “voto” complessivo che gli italiani danno alla propria vita è risultato sostanzialmente invariato rispetto all’anno scorso (pari a 6,8 in una scala da 1 a 10), più interessanti sono le risposte relative ai diversi ambiti specifici. Ad esempio, rispetto all’anno precedente, sono risultate in chiaro miglioramento sia la soddisfazione sulla propria condizione economica attuale, sia la percezione del trend, ossia se si considera questa condizione in via di miglioramento o di peggioramento. Il grafico qui sotto evidenzia, per quest’ultimo parametro, come le famiglie italiane nel 2014 e nel 2015 abbiano rilevato un’inversione di tendenza rispetto al peggioramento degli anni precedenti.

Fonte: Istat, 2015
Fonte: Istat, 2015

D’altronde, questo miglioramento della condizione economica attuale e in prospettiva non è isolato: il rapporto rileva una maggiore soddisfazione in modo più o meno accentuato anche nelle relazioni con amici e parenti, nel tempo libero, persino, sia pure marginalmente, nella salute. In altre parole, questa indagine segnala un miglioramento rispetto al 2014 in tutte le dimensioni analitiche prese in considerazione. Tutte?

Ebbene, no.

Ci sono due parametri che fanno rilevare un peggioramento rispetto al 2014, e che in fondo sono il motivo per cui ho voluto scrivere questo post. Il primo parametro corrisponde in sostanza alla fiducia nel prossimo. Alla domanda “Secondo lei gran parte della gente è degna di fiducia o bisogna stare molto attenti?”, la risposta è stata quasi unanime: il 78,6% degli intervistati ha risposto che bisogna stare molto attenti, in significativa crescita sul 74,6% dell’anno scorso. Questa sfiducia è diretta evidentemente verso gli estranei e soprattutto gli sconosciuti, come si capisce dall’altissimo grado di soddisfazione per i rapporti con parenti e amici, e anche dal fatto che a una domanda specifica, il 69,4% degli italiani si aspetterebbe che gli venisse restituito se a trovarlo fosse un vicino di casa, mentre solo l’11,1% se lo attenderebbe se a trovarlo fosse un perfetto sconosciuto. Una differenza che almeno ai miei occhi appare enorme e non troppo razionalmente giustificata.

L’altro parametro che vede un chiaro peggioramento rispetto al 2014 è la percezione dei problemi esterni che minacciano la salute e il benessere delle persone. In modo simmetrico rispetto alla soddisfazione rispetto alle varie componenti della vita degli intervistati, in questo caso tutti i problemi presi in considerazione (traffico, inquinamento, criminalità, sporcizia, …) sono valutati peggio che nel 2014, con una particolare “menzione di disonore” per la criminalità, che è avvertita come un problema presente in modo importante nella propria zona di residenza dal 41,1% rispetto al 30,0% del 2014. Ma, a proposito di criminalità, cosa dicono i dati reali? Tra il 2014 e il 2015 c’è stata davvero una così grande differenza? Dato che le interviste di questa indagine Istat sono state realizzate a marzo 2015, dovremmo in realtà esaminarei dati sui reati relativi al 2014 e confrontarli col 2013; questi dati non sono ancora disponibili sul sito dell’Istat, ma per fortuna i dati fino al 2014 sono stati elaborati in uno studio del sociologo Marzio Barbagli, di cui Repubblica ci offre una sintesi. Da questa emerge che più che un aumento dei reati gravi, in Italia negli ultimi anni si è verificata una loro trasformazione, con una riduzione notevole di omicidi e alcuni altri reati (come i furti di automobile) e un aumento di reati come furti e rapine in case e negozi; inoltre, fatto non secondario, i reati che sono aumentati lo sono soprattutto al Nord. Come esempio, riporto solo due grafici piuttosto eloquenti:

Andamento omicidi in Italia
Andamento omicidi in Italia
Andamento furti in appartamento in Italia
Andamento furti in appartamento in Italia

Come si vede, gli andamenti sono molto diversi, ma in ogni caso mi sentirei di osservare che anche nel caso dei furti in appartamento, che sono una delle tipologie di reato che generano più allarme, la differenza tra 2013 e 2014 è minima. Dal punto di vista dell’impatto sull’opinione pubblica, però, non sottovaluterei il fatto che i maggiori incrementi dei furti in casa si sono verificati in città del Nord come Milano e Torino, dove più forte è anche la voce di media e forze politiche che fanno campagne appunto incentrate sul rischio-criminalità.

Insomma, l’immagine dell’italiano che emerge da questa indagine a me sembra psicologicamente quella di un assediato. In effetti, trovo abbastanza improbabile che nel 2015 siano effettivamente migliorate tutte le dimensioni private della vita dei cittadini, e siano peggiorati tutti i fattori esterni all’immediata cerchia di parenti e amici. Mi sembra possibile, sia pure con la cautela che un’interpretazione psicologica richiede, che si verifichi una sorta di “effetto di trascinamento”, per cui tutto ciò che è familiare è positivo, e tutto ciò che è estraneo è negativo. Gli sconosciuti sono probabilmente disonesti, l’ambiente che ci circonda è degradato, non ci fidiamo dell’acqua da bere (lo dice ben il 30% degli intervistati), eccetera; dall’altra parte, forse sulla scia di un lieve miglioramento nella condizione economica (che è forse il parametro più agevole da valutare obiettivamente), tutto ciò che è “nostro” ci offre un’esperienza positiva.

Naturalmente è possibile che la mia lettura sia errata. Se non lo fosse, ci resterebbe da chiederci quale sia la causa di questo fenomeno sociale, tenendo conto che a differenza di altri indicatori questi sono come abbiamo visto per lo più associati alla nostra percezione soggettiva. Cosa spinge gli italiani a questa sindrome da accerchiamento? Sembrerebbe naturale rispondere “l’immigrazione”, considerando che l’extracomunitario è lo sconosciuto per eccellenza, costituzionalmente estraneo al nostro piccolo mondo. Se quest’ipotesi fosse esatta, resterebbe comunque da stabilire se la minaccia percepita si basi sulla percezione di dati reali, su una sensazione soggettiva o magari su un allarme sostenuto da protagonisti della comunicazione e della politica che hanno una loro agenda non necessariamente imparziale. Anche la propaganda che distorce i fatti è un rischio ambientale, e non dei meno seri.