Il problema del “Fatto” è che è quotidiano

Come sapete una sentenza del Tribunale civile di Firenze condanna in primo grado Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio e un’altra giornalista al pagamento di un risarcimento di 95 mila euro a Tiziano Renzi per diffamazione.

Oggi in un editoriale Travaglio lamenta “la mazzata”, si difende, chiede soccorso ai lettori, dichiarando che un altro paio di vicende analoghe e il quotidiano sarebbe costretto alla chiusura.

A mio avviso c’è abbastanza materia per alcune riflessioni di ordine generale.

1) Il fatto quotidiano è un giornale che non mi piace. Considerate però un fatto: quando uscì, all’inizio, io mi abbonai (edizione cartacea). Dopo il primo anno ero già abbondantemente stufo dei titoli sempre strillati e un po’ isterici (TIPO I POST SU FACEBOOK TUTTI IN MAIUSCOLO, FATE GIRARE SE SIETE INDIGNATI!!!111!!!); dopo qualche altro po’ smisi di leggere con continuità anche l’edizione on line perché mi sembrava palese l’estremismo organico (ancora non erano grillini), la coazione al giudizio moralistico, l’ossessione giustizialista; poi, diventati organo di propaganda del peggior grillismo, l’ho schifato proprio. Morale: non ho un giudizio prevenuto per qualche a-priori, e anzi ero partito con grande buona volontà anche con un sostegno economico. Il problema è che non accetto lo stile persecutorio, strillato, solonico, sempre apodittico, sempre giudicante, tanto da mescolare verità ad allusioni, mezze verità con dichiarazioni dubbie, cronaca con giudizi.

2) Poiché Travaglio è comunque un esperto giornalista giudiziario, sa bene che le sentenze non si giudicano; peraltro si tratta di un giudizio di primo grado. E comunque di chiamate in giudizio ne hanno a grappoli, là al Fatto, e non potevano essere così presuntuosi da ritenere di vincerle tutte in ragione di una moralità superiore. O lo credevano? Bah… Non è questo il punto.

3) Il punto è la responsabilità. Che non riguarda i giornalisti (tutti, non solo quelli del “Fatto”) ma chiunque di noi. Se calunni (secondo il Tribunale di Firenze calunnia c’è stata) te ne assumi le responsabilità anche se nel tuo fòro interiore sei assolutamente convinto di avere ragione perché, questa è la lezione da trarre, il tuo fòro è impregnato di tue credenze, tuoi valori, tuoi pregiudizi: TUOI. E sei ingannato da te medesimo, almeno a volte; e l’ideologia ti acceca; e gli a-priori ti ingannano ogni due per tre; e la rabbia, la malevolenza e una discreta quantità di altri demòni ti governano… E quindi inevitabilmente sbagli, prima o poi, e se sbagli, semplicemente, sei chiamato a risponderne.

Schermata 2018-10-23 alle 18.30.284) La difesa di Travaglio è lasciata all’edizione cartacea, di cui è direttore, e non ne trovo traccia sull’edizione on line (salvo mia imperizia); devo quindi trarre da quanto riporta l’HuffPost che ne propone stralci (ma perché non viene ripresa anche nell’edizione on line? Ignoro le eventuali diverse amministrazioni, ma un problema da Travaglio dichiarato così grave, non meritava l’ampio pubblico di Internet, visto che l’edizione cartacea è poco diffusa, come dirò più avanti? Faccio Oom e resisto dall’impulso di pensare male…).

5) Scrive Travaglio nel suo editoriale:

purtroppo in Italia fare un buon giornale, libero e indipendente, che incontri il favore dei lettori, non basta più. Il bombardamento delle cause civili e delle querele penali a strascico sta diventando insostenibile, perché rende il nostro mestiere più pericoloso di quello degli stuntman o dei kamikaze

Non capisco il perché. Se dici la verità, e se questa è scomoda, e se l’offeso (a torto) ti denuncia, tu vinci la causa. Forse semplifico troppo ma in tempi recenti Gabanelli ha rimpinguato le casse della Rai a furia di cause vinte. Ma poi, e meglio: salvo incidenti che neppure compaiono in cronaca, la stragrande maggioranza dei giornali non soffre di questa continua litania di querele, neppure quotidiani “militanti” come il manifesto, almeno per quel che so. Il problema, ancora una volta, non è la verità che credi (sempre in quel maledetto fòro interiore) ma quella che a) sei in grado di mostrare e dimostrare e b) sai rendere senze forzature, senza irrisioni, senza epiteti, senza accostamenti impropri a gangster… Dopodiché “libero e indipendente” non ha significato. Il Fatto è libero e indipendente. Ma non di diffamare. Esattamente come altri giornali scandalistici che vivono, vendendo quattro copie in croce, di scandali e malignità.

6) Continua Travaglio (come riportato dall’HuffPost):

buona parte della magistratura è stata genuflessa dal potere politico

Schermata 2018-10-23 alle 16.57.02Questa mi lascia decisamente perplesso. A quale potere politico sarebbe “genuflessa” la magistratura (che, BTW, è un’altra accusa feroce in puro stile travagliesco)? Ma lo sa Travaglio che da tempo il potere politico è, a grande maggioranza e grandissimo tripudio popolare, in mano ai suoi amici 5 Stelle (che si sono alleati alla Lega con suo grande scorno)? E si rende conto il Travaglio che la sua insopportabilità è proprio in questo atteggiamento, dove tutti quelli che non sono superamiconi sono contro, e quindi malvagi e complottare (volta a volta un politico, il Presidente, i magistrati, la Troika… e via di sempreverde banalità generalizzante, la kasta, i Poteri forti, ma che due palle!).

7) Conclude Travaglio:

a botte di sentenze come queste, un piccolo giornale libero come il Fatto non può reggere: ancora un paio di mazzate come queste e si chiude. Perché non c’è alcuna arma di difesa. Possiamo prestare tutte le attenzioni del mondo a non scrivere cose false o inesatte. Ma se poi veniamo condannati per aver scritto cose vere o per aver esercitato il nostro sacrosanto diritto di critica, allora dovremmo preoccuparci anche di non disturbare certi manovratori, specie se hanno appena agguantato la vicepresidenza del Csm e fanno il bello e il cattivo tempo nella città del tribunale che ci giudica.

Alé: i cattivi (che sono sempre gli altri) hanno il potere… Siamo fritti; la logica di Travaglio (ma, purtroppo, di tanti…) è che non c’è mai un giudice a Berlino. Una logica perversa che porta al nichilismo (non ci può essere giustizia, non ci può essere convivenza, né società) o al populismo (sono tutti uguali, è tutto un magna magna, senza amici non vai avanti) o all’eversione (non c’è giustizia al mondo, salvo far saltare tutto per aria, unica giustizia salvifica).

8) Occorre comunque dire, in maniera chiara, che il Fatto, qualora chiudesse (e io non lo spero, al contrario) sarebbe stato artefice del proprio destino a causa del cattivo giornalismo prodotto, e non dei giudici. A suffragio di questa mia affermazione ci sono i dati ufficiali di ADS, l’agenzia indipendente che certifica la distribuzione e l’effettiva vendita di quotidiani e riviste in Italia (indispensabile per la vendita di spazi pubblicitari). Nato a fine 2009, Il Fatto quotidiano vendette mediamente 70.000 copie nel 2010, mentre oggi ne vende un’unghia più della metà. Sì, c’è il digitale, etc., c’è per tutti, si sa che tutti i quotidiani sono in crisi, ma la linea dello scontro frontale è stata particolarmente pesante per il Fatto in questi ultimi anni. (Un approfondimento sul declino delle testate tipo Fatto, Libero etc. si può leggere QUI).

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