“Non in mio nome” è uno slogan di moda. Un sempreverde, in realtà, che torna periodicamente in auge quando un certo tipo di persone, sconfitte sul piano politico (specie a sinistra) si ritrovano governate da figuri (generalmente di destra) che fanno parti meschine all’estero o prendono decisioni ritenute discutibili, stranianti, eticamente inaccettabili e via discorrendo. Ora, per esempio, è un proliferare di Non in mio nome con riferimento a Salvini. Ma sono spiacente di comunicarvi che non è vero. Salvini, o Di Maio, Conte, come ieri Berlusconi e chiunque altr*, fa tutto quello che fa esattamente e propriamente a nome dell’Italia, e quindi anche mio e tuo.

Poiché la questione non è di superficie, mi permetterete di spiegarmi per bene. Che poi ci vogliono pochissime parole.
- Siamo in democrazia, bla bla bla;
- Noi andiamo a votare (chi ci va) accettandone il risultato, e quindi accettando anche di poter perdere la competizione;
- il fatto di partecipare, entro un quadro democratico, presuppone l’accettazione della vittoria altrui come legittimo governante.
‘Legittimo’, cari amici. E quindi titolato ad agire in nome e per conto del popolo italiano, cosiccome avrebbe fatto il nostro leader se avesse vinto. In quel caso nessuno di noi avrebbe protestato (ovvio) né pensato di governare in nome e per conto dei soli amici e sodali.
Qui c’è un vizio di fondo, storico, che appartiene alla sinistra, e poi agli italiani, e quindi figuriamoci agli italiani per giunta di sinistra: l’idea particolaristica della nostra ragione contrapposta al loro torto. Noi (ma, sia chiaro, IO in particolare) sono nel giusto, il mio leader è quello perfetto, le sue idee sono valide buone e quasi sante per autoevidenza, ché solo un cretino (loro, che votano per quegli altri) non lo capisce. Quindi ne segue che se vinciamo noi, che siamo perbene, facciamo il bene collettivo e governiamo in nome e per conto del popolo. Se per disgrazia vincono loro allora no, essendo loro farabutti incompetenti magnaccia, loro governano in nome della Banda Bassotti, non certo in mio nome.
Troppo comodo.
Se si accetta il sistema democratico, e se non c’è alcuna ragione per pensare a clamorosi e massicci brogli elettorali, chiunque sia eletto è eletto dal “popolo sovrano” e va in Parlamento in suo nome. Poi non ti piace, ok, e fai opposizione preparandoti alla prossima competizione. Punto e fine della storia.

Gli unici che hanno titolo a sostenere la loro non rappresentanza sono i veri anarchici che non vanno a votare, perché chi non ci va per disinteresse accetta implicitamente di essere indifferente e quindi di accettare chiunque.
Questa riflessione è a mio modo di vedere importante perché, se si dà sostanza alle parole, quel “non in mio nome” intende sottrarre (anche solo come pronunciamento) sostanza alla democrazia. È un chiamarsi fuori, un dire “io non c’ero e se c’ero dormivo”, mentre invece eravamo tutti lì, ben svegli e, semplicemente, abbiamo perso.
Nel caso attuale abbiamo perso pesantemente e su svariati livelli (guardare il deserto nel centro e a sinistra) per colpa nostra, per colpa nostra. Lo voglio scrivere più grande, così:
PER COLPA NOSTRA.
Mentre una sinistra capitanata da Zagrebelsky, D’Arcais, Rodotà e un sacco di fedeli custodi della Costituzione più bella del mondo si impegnavano a battere il tempo della Grande Masturbazione Collettiva, un rito di passaggio obbligatorio fra adolescenti e, si sa, l’età della giovinezza si è di molto prolungata, la destra truce, volgare, sempliciotta, di poche parole e pochissimi pensieri vinceva. Dove eravate voi? Dove eravamo noi?
Mentre l’onda nera cresceva in tutta Europa e non solo (Trump), con l’Europa che iniziava a sgretolarsi (Brexit), col populismo a gonfie vele (5 Stelle), oltre a guardare Bersani che si riprendeva il giaguaro e andava a fondare SeL sbattendo la porta, cos’altro avete fatto? Cos’altro abbiamo fatto?
Quindi, cari amici distrutti e affranti, ve lo dico chiaro e tondo: l’Italia ha votato, ognuno scegliendo le bestie sue, e alla grande hanno vinto questi (alla grande, non per il rotto della cuffia) e poi sono cresciuti nei sondaggi e, in particolare la Lega, raccoglie consensi a mani basse. Grazie a Salvini. Perché il pensiero e lo stile di Salvini sono il pensiero e lo stile di grandissima parte di compatrioti.
Chi ci governa lo fa legittimamente. E finora non ha fatto vedere comportamenti incostituzionali (che Zagrebelsky ce l’avrebbe detto immediatamente). Non vi piace? Ok, non piace neppure a me. Ma anziché lamentarci prepariamo un’alternativa. Uno straccio di alternativa!