Ma sulla Luna, ci siamo stati davvero?

Cosa volete che ne sappia, io?

Nel luglio ’69 avevo 17 anni, ero un appassionato astrofilo e abbonato al periodico di fantascienza Urania. Dopo avere bevuto decalitri di caffé per restare sveglio, schiantai ugualmente di sonno poco prima dello sbarco chiedendo ai miei di svegliarmi, mi raccomando che lo voglio vedere! Lo fecero; io, con uno sforzo sovrumano, mi alzai, andai davanti allo schermo grigio, e fra “Ecco sono atterrati”, “No non ancora”, e tutto il teatrino fra gli studi italiani e il grande Ruggero Orlando (da “Nuova York”), io a un certo punto son tornato a letto e non ho idea se l’ho visto o me l’hanno solo raccontato.

Questo aneddoto non c’entra molto con la verità dello sbarco, lo so, ma mi piaceva raccontarlo.

In questi giorni di celebrazione del cinquantenario incominciano a spuntare articoli e commenti sul tema della presunta falsificazione, e anche noi di HR non ci sottraiamo e ci buttiamo con impeto sul tema dichiarando: noi di Hic Rhodus non possiamo saperlo.

Se la promessa di Kennedy fu realmente rispettata, e dopo quasi un decennio di impegno delle migliori menti disponibili un uomo abbia realmente messo il piede sulla Luna, oppure se è stata organizzata una straordinaria, colossale, assolutamente incredibilmente perfetta messa in scena per pigliarci tutti per il culo, non lo possiamo dire nel modo convincente che servirebbe per accontentare gli increduli.

I fisici, astronauti, astrofisici, ingegneri e via discorrendo creduli (coloro che dicono “Ma certo che ci siamo stati!”) possono dire, fare, mostrare, argomentare quanto diavolo pare a loro, per quanto fiato hanno in corpo, perché ci sarà sempre, sempre e ancora sempre, qualche fisico (?), astronomo (?) o dotto commentatore che alzerà il ditino per ribadire “E con le fasce di Van Allen [da non confondere con van Halen, metallaro anni ’80] come la mettiamo?”; oppure mostra le ombre strane sulla Luna e dice “Ma non vedete che le ombre non ridicono? Lo dice anche Toscani!”. Gli increduli hanno sempre un argomento, sempre supportato e validato da qualcuno. Questo passaggio è importantissimo per i complottisti: c’è un tizio, qualificato come “fisico”, come “scienziato”, o semplicemente come “Università di Kissadovestan” che con grande proprietà di linguaggio spiega come sia assolutamente impossibile essere stati sulla Luna. Oppure spunta un tale che si qualifica come “ex qualcosa della Nasa”, “ex qualcosaltro dell’FBI”. Come dubitare di loro, diamine! Sono stati anche minacciati, sono perseguitati, ma hanno questo scrupolo di coscienza e devono dire la verità. E hanno scritto un best seller sull’argomento…

Come per la Terra piatta, le torri gemelle, i vaccini e un sacco di altre cose, il meccanismo è:

  • lato creduli: migliaia di scienziati, evidenze empiriche, montagne di dati…
  • lato increduli: qualche “scienziato”, nessuna evidenza empirica né dati ma complessi ragionamenti per smontare le evidenze e i dati dei precedenti.

Perché gli increduli vogliono fortissimamente dubitare. 

Ora: se noi persone comuni di HR non sappiamo per certo se ci siamo stati, non possono saperlo neppure gli increduli, giusto? Intendo, con “sapere”, la prova provata, esclusiva, indubitabile, tipo essere stati là con Armstrong quel giorno, perché se dubiti della montagna di evidenze allora l’unica prova certa è esserci stato. Io non sono andato sulla Luna; Ottonieri neppure; quindi, da questo punto di vista, siamo alla pari coi complottisti.

Però crediamo che esista l’Australia anche senza esserci stati; perché esistono prove induttive, argomentazioni valide e, soprattutto, le prove provate da altri di cui io possa verificare l’affidabilità scientifica. Se no la civiltà non va avanti di un passo. “Gente, ho inventato la ruota!”; “Non ci credo”. “Ma è lì, guardala!”; “È un falso, la forma tonda è riservata agli dei” (Non ridete, è accaduto esattamente questo a Galileo).

Allora, a mio avviso, non bisogna inseguire gli increduli con le prove; qualunque prova può essere negata, specie da chi non solo non ha un briciolo di competenza, ma vuole credere, perché ciò gli dà identità, lo fa sentire figo, superiore, sveglissimo contro il potere che ci temono…

L’unico ragionamento proponibile è di tipo logico, non fisico. Speculativo, non “scientifico”.

  1. Per mettere in scena una truffa così colossale, durata decenni e più volte ripetuta, occorre la complicità di migliaia di tecnici, scienziati, (presunti) cosmonauti, giornalisti, agenti FBI e chi più ne ha più ne metta; possibile che abbiano parlato solo pochi misconosciuti personaggi di secondo piano, dei quali è lecito immaginare il tornaconto personale?
  2. Quale sarebbe stato il motivo della truffa, peraltro costosissima, anziché attendere un altro lustro di sviluppo tecnologico o – nel caso – ammettere che nessuno, mai (neppure i sovietici) avrebbe potuto lasciare il suolo terrestre (e chiudere lì la partita coll’odiato nemico, anziché mantenere a galla una balla colossale col costante rischio di essere smascherati)? Se lo scopo era così importante, così fondamentale, così assolutamente necessario per la sicurezza del Paese, dubito assai che i “testimoni” che urlano alla truffa sarebbero sopravvissuti il tempo sufficiente per dire “BAH!”.
  3. E i sovietici? Fino a poco prima dello sbarco erano all’avanguardia nei voli spaziali. Anche loro complici? Cioè: hanno lasciato “vincere” l’odiata America, lasciando perdere la corsa allo spazio che li portava alla bancarotta, senza dire nulla, senza smascherare la truffa? Perché complici così scemi da condividere la sceneggiata e andare poi K.O. senza dir nulla mi pare, davvero, non credibile. Che poi sarebbero altri migliaia coinvolti. Che poi dopo la caduta del muro avrebbero potuto rivelare la magagna…

Però c’è dell’altro, su un piano argomentativo ancora superiore, più generale, che fa il verso al famoso rasoio…

Ma perché… Ma in nome di che cosa… Ma per quale strana perversione, devo arrampicarmi sugli specchi del mio non-sapere per chiamarmi fuori dall’universo dei ragionevoli, esperti, competenti per dire no, in fin dei conti no, io non ci credo? Io idraulico, io contabile, io radiologo, io allevatore dico che “Mmh… a me ‘sta faccenda puzza…”. Ma di che? Ma questa fatica, di cercare argomentini perché quelli solidi sono proposti dal Potere, dal Sapere, e quindi per definizione infidi… Ma che faticata!

Il complottismo – di regola senza argomenti o con argomenti chiaramente pretestuosi – affonda le radici più su frustrazioni personali, su fragilità, incertezze di sé, che non su saperi e motivi reali di dubbio. Il dubbio è fecondo se è intelligente, non se è futile.

E comunque, alla fine, ve lo dico: pensate che sulla Luna non ci siamo stati? Ma chi se ne importa se lo pensate.

P.S. Com’è noto gli alieni hanno base nella faccia nascosta della Luna, e hanno fatto chiaramente sapere ai governi mondiali di non volere rotture di scatole. Tutto comprovato. Quindi non è vero che i cinesi hanno mandato proprio là una sonda, e sono quindi anche loro coinvolti nella congiura mondiale.