Nazifascismo e comunismo. Uguali? Diversi? Una riflessione senza emozioni

Quando si parla delle differenze o delle similitudini fra nazifascismo e comunismo scattano difese emotive fortissime ed è difficilissimo cercare di fare un discorso pacato. E se lo si fa occorre mettere dei pletorici paletti cautelativi dichiarando solennemente che si sta ragionando per amore di discussione, e che ovviamente, certamente, risolutamente si condanna il nazifascismo e il suo orrido regime di sterminio. Va bene, l’ho appena fatto anch’io e adesso mi e vi chiedo: il cosa consiste la differenza fra nazifascismo (NF) e comunismo (COM)? In cosa le eventuali similitudini? Riusciamo a discuterne senza l’imprinting di una vita passata in un mondo dominato dai vincitori sul nazifascismo, dei nonni partigiani, dei film di Hollywood coi nazisti trucissimi, le visite guidate ad Aushwitz, i libri di storia scritti dai vincitori, gli esempi di nazi-fasci nostrani sotto il livello minimo di accettabilità intellettiva e via aggiungendo? Riusciamo a immaginare il mondo senza le scorie e le sovrastrutture concettuali che ci hanno inculcato, tipo “Gesù ti guarda”, “la mamma ti vorrà sempre bene”, “i nazisti sono cattivi”, “le verdure fanno bene” e “i comunisti sono i buoni, anche se qualche volta hanno sbagliato”?

Per dirimere la questione dobbiamo stabilire i criteri attraverso i quali vogliamo esprimere i nostri giudizi; per esempio:

  • modalità tramite le quali si sono imposti il NF e il COM nei rispettivi paesi;
  • numero di morti provocati direttamente o indirettamente da NF e COM;
  • libertà individuali nei paesi dominati da ciascun regime;
  • trattamento dei dissidenti;
  • stili di vita nei diversi paesi;
  • economia e qualità della vita dei cittadini nei due regimi;

Aggiungete tranquillamente voi i parametri che vi sembrano più opportuni. 

Quello che stiamo cercando di fare, comunque, è di evitare parametri e criteri soggettivi, umorali, affettivi. Non vi sembra ragionevole?

Da un punto di vista di tali parametri direi che ci sono pochi dubbi. Sia NF che COM sono stati orrendi. Regimi massimalisti, oscuri, retti militarmente, con assoluta impossibilità di critica, fortissima repressione interna, stermini di massa di minoranze e dissidenti. Quale differenza dovrebbe esserci fra finire in campo di concentramento o in un gulag siberiano? Quale fra Gestapo e KGB? Quale fra la retorica NF e le sue adunanze di massa e le analoghe COM? Quale fra il culto della personalità NF e COM?

Le ragioni storiche per le quali ci sembrano inaccettabili i NF e accettabili i COM mi sembrano essenzialmente due: la questione dello sterminio degli ebrei e la liberazione, in Italia, dai “cattivi” nazisti e repubblichini (che erano veramente cattivi, sia chiaro).

  • La shoah è stata una pagina infamissima. Un genocidio di massa progettato e realizzato lucidamente con spietata freddezza che ha portato alla morte 6 milioni di persone, uomini, donne e bambini civili. D’altra parte non si rammentano mai – a livello di conoscenza comune – gli analoghi genocidi realizzati da parte COM: e qui si parla di una cifra che varia fra i 70 e i 100 milioni (ma la cifra esatta non si saprà mai) mai ufficialmente etichettati come ‘genocidio’ per il veto russo-cinese. Volendo puntualizzare, come fece Primo Levi, è giusto dire che la shoah non fu dettata da ragioni militari, di espansione territoriale o da un qualche – per quanto aberrante – motivo politico, ma solo dall’odio verso gli ebrei in quanto tali. E’ una differenza importante, certamente, ma 70-100 milioni (alcune fonti raddoppiano questa cifra) non sono una bazzecola, ed episodi di genocidio razziale in casa COM ci sono anche stati, sia pure circoscritti, come nel caso delle foibe titine dove finivano gli italiani, colpevoli semplicemente di essere tali.
  • La liberazione italiana dal nazi-fascismo non è stata opera di brigate partigiane comuniste (che pure erano in numero maggiore) ma anche cattoliche, liberali, perfino monarchiche e altre. Anche qui bisogna fare attenzione al racconto che ha preso piede subito dopo la Seconda Guerra, ad opera di una macchina propagandistica che all’epoca era davvero potente e capillare, e narrava dei fratelli Cervi, delle lettere dal carcere, e c’erano i racconti di Pavese, di Calvino e di tanti intellettuali… il neorealismo cinematografico, l’Arci, l’Anpi, l’Udi e via via tutto il resto, che oggi appare rarefatto e lontano ma ha forgiato alcune generazioni creando una cultura di massa, nazionale. Che è in parte comprensibile, sia chiaro: è vero che i tedeschi (non tanto i nazisti) erano un esercito di occupazione affiancato da collaborazionisti italiani fortemente ideologizzati (i repubblichini) che hanno commesso inaudite atrocità. Senza giustificare in nulla quella barbarie, vi inviterei a rivisitare la storie degli eserciti di occupazioni in giro per il mondo, che fossero francesi, americani, o altri (la guerra del Vietnam sarebbe un buon esempio se non fosse ormai, anch’essa, lontana nel tempo e ignota ai più giovani).

Il mio punto di vista, peraltro ormai chiaro, è che ci ripugna equiparare comunismo e nazismo per ragioni emotive: siamo cresciuti nel mito giovanilistico di Che Guevara (che nel Museo de la Revolución all’Havana è relegato nel sottoscala), del popolo che prende nelle sue mani il gramo destino e fa la rivoluzione, che bello! (ma cosa sia stata la rivoluzione sovietica andrebbe un pochino meglio studiata), di Salvador Allende che resiste nella Casa Rosada, Berlinguer che muore durante il suo comizio… Ma ci scordiamo dell’invasione dell’Ungheria, dell’assassinio di Trotsky a picconate in testa, dei campi di concentramento cubani per omosessuali e di molto altro.

La conclusione è semplice: gli orrori non si pesano. Non possiamo dire se “valgono” di più i 6 milioni di ebrei gasati o i 100 spariti nei gulag sovietici, o se valeva più Matteotti o gli italiani infoibati, o se fosse più cattivo Hitler o Stalin. Anche se i due tipi di regimi hanno avuto contesti storici e sociali differenti e, specialmente, parabole storiche assai diverse (breve e dirompente quella NF, lunga e in parte ancora attuale quella COM) si tratta, in entrambi i casi, di follie collettive, di pieghe tumorali nello sviluppo dell’umanità.

Devo fare un’ultima precisazione, per i miei amici comunisti (ne ho diversi): loro non c’entrano. Loro sono buoni, bravissime persone che non farebbero del male a una mosca e che credono che il comunismo – malgrado i gravi errori storici da me rammentati – sia una soluzione (o l’unica soluzione) ai mali del liberismo (che sta provocando altre gravissime iniquità sociali). Costoro vedono la positività di una società egualitarista (quella comunista) che non è mai esistita in realtà se non negli scritti di teorici sognatori: ciò si chiama “ideologia” (ironia: uso ‘ideologia’ nell’accezione negativa di Marx) che è in fondo una sovrastruttura mentale, culturale, che non permette di pensare liberamente; l’ideologia è un a priori che condiziona tutti i successivi ragionamenti e fa sposare una causa, anziché un’altra, in maniera indiscutibile. E il comunismo oggi, in Occidente, è ormai una testimonianza di valori sociali anche nobili e belli, e direi che ha pochissimo a che fare con quello di Stalin, Mao o Castro. Se questi amici, coi loro ideali comunisti romantici, fossero proiettati nell’URSS degli anni ’50, credo che finirebbero dirittamente in un Gulag.

In copertina: una foto è ripresa in un gulag sovietico, l’altra in un campo di concentramento nazista. Vedete delle differenze?