Scusa stocazzo.
Se avessi quarant’anni di meno, e i “memi” che infestano il web non mi provocassero irresistibile ribrezzo, ne diffonderei uno io, col classico Batman schiaffeggiatore, da applicare con l’attaccatutto sulla bocca di tutti coloro che chiedono pubblicamente scusa per essere delle merde. Scusa stocazzo.
Io non so quale processo putrefattivo del cattolicesimo del “porgiamo l’altra guancia” abbia prodotto questo immondo rito di pseudopurificazione per cui non esiste atto troppo indegno perché chi lo compie si senta di “chiedere scusa”. Oggi a farlo (“chi mi conosce sa che non farei mai azioni del genere”, ma vaffanculo) è un professore che ha semplicemente minacciato i suoi studenti di bocciarli per ragioni politiche, atto la cui conseguenza necessaria e sufficiente è trasformare il professore in ex-professore, migliorando così istantaneamente il sistema scolastico nazionale, e chiusa lì.
Ma magari fossero tutti così lievi i peccati i cui autori cercano l’assoluzione pubblica: non c’è in Italia bandito, stupratore, assassino, stragista che non si scusi, naturalmente in pubblico, su giornali e TV, o in lettere alle proprie vittime che immancabilmente lui e i suoi avvocati s’assicurano di rendere pubbliche. E mai, mai, che uno qualsiasi degli organi d’informazione, anziché piazzare un microfono sotto la faccia di un genitore che ha perso un figlio e chiedergli “L’assassino ha chiesto scusa, lei lo perdona?”, abbia l’integrità morale di scrivere la semplice frase “Scusa stocazzo”, e di spiegare che per atti come questi, checché ne dica tutta la melassa perdonista che infetta l’Italia, non esistono scuse e non esiste perdono, che scuse e perdono, se esistono, sono atti privatissimi che appena vengono fatti sapere a più di due persone diventano l’opposto e costituiscono un ulteriore oltraggio che meriterebbe una pena corporale apposita.
Si prenda il professore in questione, lo si leghi a una sedia e lo si sottoponga ad alimentazione forzata a base di sardine sott’olio finché non dichiari finalmente che lui non si scusa affatto, e che rivendica orgogliosamente di essere una schifezza d’uomo, recuperando almeno una parvenza di dignità. E si passi al prossimo.