Ben comprendendone la necessità positiva, e in parte apprezzando anche lo sforzo, non nego di stupirmi un pochino nella descrizione dell’italianità positiva, capace, vincente che ne danno Cerasa sul Foglio, Bergamini sul Riformista, Severgnini sul Corriere e altri.
Intanto: calma e gesso. Aspettiamo di veder passare una settimana, poi due, poi semmai tre, senza vedere benefici immediati (deve passare “la coda” dell’epidemia, quella degli infettati in questi giorni che si manifesteranno nei giorni a venire), e vedremo come si comporterà il paese. Vedremo le partite iva a spasso senza reddito, i baristi chiusi, le aziende in ginocchio, ma anche semplicemente la vicina di casa senza il parrucchiere, l’umarel senza lavori in corso da guardare, lo studente senza movida e il giovane rampante senza apericena. Vedremo cosa diranno, cosa faranno.
Squarci di interviste, filmati apparsi sui quotidiani, ma anche la mia semplice osservazione diretta, vanno tristemente ad aggiungersi alla grande fuga da Milano dei giorni scorsi, all’assalto ai supermercati, alla gente che continua ad ammucchiarsi ignara, a formare un quadro complessivo che a me pare confermare che no, per niente, gli italiani sono gli stessi inaffidabili di sempre.
A questo punto mi assale un dubbio: e se tutta la mia diffidenza sulle capacità degli italiani di essere ordinati, razionali, composti, fosse solo un mio enorme errore? Se fossimo un popolo stravagante, sì, sempre a un passo dal baratro, ma alla fine capace di quel colpo di reni che ci rende così speciali, così sublimi? Che bello essere italiani! E che si fottano in Europa, che mica ci hanno capiti! Noi, ora, ci caviamo fuori dall’impaccio con un esempio storico di civismo, mo vediamo cosa combineranno loro, visto che l’onda virale gli si sta scagliando addosso! Ecco: se mi fossi sempre sbagliato io? Un vecchio brontolone, un cinico fuori della realtà, ecco quello che sono! Uno che gioca a fare l’antitaliano fuori tempo, che se lo potevano permettere il buon Montanelli, Pasolini anche, forse Moravia, ma io…
E però – ve lo dico – un tarlo continua a rodermi. Possibile che un popolo così virtuoso (virtuoso solo alla fine, sì, in zona Cesarini e preso per bavero, ma al dunque virtuoso) abbia potuto esprimere una classe dirigente così assolutamente sotto la soglia della decenza? Possibile che il meraviglioso e maledetto Sud stia già col culo stretto temendo l’affollamento negli ospedali, che farebbe crollare in due e due quattro una Sanità cronicamente malandata e saccheggiata (da chi? Dai sabaudi?). Possibile che certi stronzi che non nomino con nome e cognome per non beccarmi una querela (non ho i soldi di Travaglio, io non posso permettermelo) possano andare in giro a dire cose orrende, spaventose, false, non solo senza essere denunciati ma ricevendo lodi, ricevendo soldi, accumulando fan? Come si conciliano questi estremi?
Insomma: l’ipotesi di una virtù italica che al dunque saprebbe emergere, mi pare scontrarsi con tutta la storia italica, almeno dal ‘900 a oggi, che in mille modi mi mostra particolarismo, egotismo, superficialità, piccole furbizie e ricerca della linea di comportamento civico meno faticosa possibile.
Sto cercando allora di riflettere, da sociologo, sulle interdipendenze fra sottosistemi (economico, sociale, culturale…) per cercare di capire se sia possibile essere, assieme, dei furbetti da strapazzo ma anche dei pazienti disposti a sacrifici; dei populisti gradassi ma anche dei generosi capaci di solidarietà; dei fanfaroni egocentrici ma anche cittadini con senso civico.
Pensa che ti ripensa non trovo una sola teoria sociologica, antropologica, psicologico-sociale, in grado di confortarmi in questa visione positiva.
I valori che sottostanno al tipico carattere nazionale (narcisismo, egoismo, familismo…) sono totalmente contrari ai valori che sorreggono il buon comportamento civico (sacrificio, senso della comunità, responsabilità). A meno di non ricorrere a teorie psichiatriche quali il doppio legame di Bateson, che farebbe di noi un popolo non solo meraviglioso, ma anche completamente pazzo. Può essere…
Chi vivrà (è tristemente il caso di dirlo) vedrà. Il vostro stanco e cinico blogger promette solennemente che una volta passata questa crisi (qualche settimana come dice Conte? Qualche mese come suggeriscono le proiezioni matematiche?) verrà su queste pagine a lodare le meravigliose virtù dei suoi connazionali, se sarà stato il caso di lodarle, facendo una feroce autocritica e promettendo di migliorare il suo caratteraccio per il futuro.
In caso contrario io – e il blog tutto – faremo il nostro usuale lavoro di riflessione e di critica, e non cercheremo di indorare la pillola con lodi immeritate a un popolo che da decenni non pare azzeccarne una.
Intanto, spero come voi,
#iorestoacasa
(In copertina: il vostro blogger guarda mestamente fuori della finestra, dovendo restare in casa. Foto scattata da lui medesimo)