Pillola cospirazionista. L’ineleggibilità di Kamala Harris

Come sapete Joe Biden, il candidato democratico alla presidenza USA, ha da poco designato Kamala Harris come candidata vicepresidente. La Harris è figlia di un giamaicano e di una indiana all’epoca non cittadini americani ma lei, essendo nata a Oakland, gode dello ius soli americano e quindi è cittadina americana a tutti gli effetti. Non stupirà sapere che fra le armi della destra estrema – fiancheggiatrice di Trump – è comparsa anche la notizia della ineleggibilità della Harris alla carica “in quanto non americana” (una mossa che si tentò anche con Obama). Questa sciocchezza si è immediatamente diffusa e ve ne ha fatto cenno lo stesso Trump. E fin qui era l’antefatto.

Adesso vi devo richiamare un mio articolo di qualche giorno fa sul complottismo e il suo funzionamento. Anche se era centrato nello specifico sul coronavirus, in quel testo indicavo cinque punti fermi, necessari, per l’elaborazione di una teoria del complotto, il primo dei quali era il seguente:

Primo. C’è uno scienziato disgraziato a monte

Nel caso di Kamala Harris, e in conformità coll’argomento giuridico, lo “scienziato” di questa vicenda è John C. Eastman, un professore di legge in una Università della California (111^ nel rank americano, non un granché). Questo signore gode di una certa celebrità, tanto da avere una pagina Wiki nella quale si accenna a suoi reiterati insuccessi nella presentazione di istanze estremiste e nella ricerca di incarichi pubblici. Ha comunque la sua piccola serie di titoli accademici dei quali ignoro la reale importanza nel contesto americano, ha presieduto una commissione federale sui diritti civili, è stato assistente del procuratore generale del Sud Dakota e si è dato anche professionalmente da fare in tema di diritto costituzionale. Ovviamente ha anche scritto libri eccetera.

Benché Eastman sia stato prontamente smentito da pletore di studiosi di diritto costituzionale USA, anche alla luce di sentenze della Corte Suprema americana, la sua dichiarazione contro Kamala Harris è diventata argomento diffuso.

Naturalmente non sappiamo cosa ispiri e motivi questo professore, noto come esponente di destra e non nuovo a queste uscite. Per noi comuni mortali sembrerebbe ovvio che se sei un professore di diritto, per di più esperto in diritto costituzionale, sai già, e senza dubbi, che per la legge americana essere nati negli USA ti garantisce la cittadinanza, conosci già la sentenza della Corte Suprema, hai già osservato il tentativo di usare questa carta con altri politici, e via discorrendo. 

Eppure, in ogni teoria cospirazionista e complottista, state pur certi che compare un professore, uno scienziato, un insider (nel caso delle cospirazioni che coinvolgerebbero i servizi segreti), comunque un individuo che può vantare titoli, benemerenze, competenze. Qualunque smentita, comunque fatta, ancorché dalla stragrande maggioranza degli scienziati/esperti in quella materia, non serve a nulla per coloro che coltivano un animo complottista. Quell’esperto è l’ovvia verità, e tutti gli altri sono parte del complotto (mi astengo sui risvolti paranoici di questa mentalità). La lezione che possiamo trarre è questa: dobbiamo sempre e solo parlare con competenza, oppure aderendo alle argomentazioni dei competenti. Nel caso del coronavirus i competenti sono i virologi, nel caso di questioni fisiche sono i fisici e via discorrendo. Ma con tutta evidenza non basta; occorre anche cercare di capire se quella persona che vanta competenze lo è davvero; non solo nel senso della millanteria, ma proprio in quello, assai più delicato da dipanare, della chiarezza argomentativa, delle ambizioni personali, della cecità (scientifica) prodotta da un’ideologia, dall’odio, da frustrazione. Ci sono esperti (scienziati, giuristi…) che cedono per denaro, altri che sono rimasti invischiati in un abbaglio logico e hanno continuato a difenderlo contro ogni evidenza, pur di non ammettere di avere avuto torto. Le contorte motivazioni e giustificazioni della nostre psiche hanno riempito biblioteche di letteratura specializzata. A noi comuni mortali non può bastare, come antidoto, lo schierarsi con la maggioranza degli scienziati perché, in altre epoche storiche, abbiamo visto come la ragione fosse dei pochi e discreditati (pensiamo alle teorie sulla razza in epoca fascista). 

Alla fine della fiera, una brevissima, incompleta e provvisoria check list dell’anticomplottismo potrebbe avere questo formato:

  1. a monte di una teoria, di un’affermazione scientifica, di una proposta di interpretazione e spiegazione di un fatto, ci deve essere l’argomentazione degli esperti in quel settore (condizione necessaria ma non sufficiente);
  2. gli esperti ai quali facciamo appello devono avere una riconosciuta credibilità nella comunità scientifica e di pratiche di riferimento (nel caso di Eastman, per esempio, questa condizione già è mancante; condizione necessaria ma non sufficiente in particolari, ristretti e specifici casi, in determinate epoche storiche);
  3. operiamo sempre un controllo critico: perché l’esperto in questione afferma determinate cose? Ci sono dei precedenti? Quali evidenze sta producendo? Quali sono i controargomenti dei suoi oppositori e le loro evidenze?

Dopodiché, è chiaro, esiste anche la possibilità di arrivare, pur dopo il laminatoio di questi tre controlli, a conclusioni errate. E questa è la condizione umana.