I professori universitari si lamentano delle capre inviate loro dai licei, incapaci di formarli a un minimo di logica, addirittura imprecisi nella comprensione dei testi; i professori dei licei si lamentano invece con quelli delle medie, che evidentemente diplomano ragazzi con un lessico impreciso, tentennati nei conti e con vaghissime nozioni di storia e geografia; poi naturalmente i professori delle medie sospirano verso i maestri elementari che, diamine!, non sanno più insegnare l’ABC e le basi del far di conto e gli mandano scolari davvero difficili da formare adeguatamente. Maestri e maestre si guardano a loro volta indietro, ma diventa difficile incolpare le educatrici delle materne o addirittura quelle dei nidi!
Ecco, questo è l’ordine di beccata, dove chi sta sopra (istituzionalmente, gerarchicamente, organizzativamente) si lamenta con chi sta sotto, gli scarica le responsabilità. Che colpa ne ho se i miei studenti sono capre? Li ho presi in carico già bestie, non potevo certo fare miracoli, non hanno le basi e mica glie le potevo fornire io!
Succede una cosa analoga nell’imminenza dell’apertura delle scuole con la faccenda della misurazione della temperatura agli studenti; anzi, succede sostanzialmente per tutte le “misure” intraprese dal Ministero (che sono pari a zero) ma certo che questa della temperatura è talmente grossolana che solo la ministra Guzzanti poteva tirarla fuori.
Come sapete, secondo le disposizioni, le famiglie sono tenute a misurare la temperatura dei loro figli a casa, prima di portarli a scuola. I genitori di mio nipote hanno dovuto firmare una dichiarazione in cui si impegnano a farlo. Il bambino portato a scuola, quindi, è certificato come “non malato” dai genitori, deresponsabilizzando per intero l’Istituzione scolastica. È assolutamente ovvio che bastava comperare un termoscanner per ogni plesso scolastico, misurare (circa 2’’ di tempo) la temperatura di ciascuno e respingere all’ingresso gli alunni febbricitanti; con buona pace di insegnanti o bidelli o di chi incaricato alla bisogna, che avrà pure i diritti acquisiti ma anche i connessi doveri di pubblico ufficiale, di rappresentante di una istituzione pubblica. E che – mi pare ovvio – in questo modo avrebbe tutelato tutti gli alunni e gli insegnanti e sé medesimo, anziché accorgersi del contagiato quando ormai la frittata sarà fatta. Come scrive Gramellini:
Non ci troviamo nella cascina del Mulino Bianco, ma in un luogo caotico, popolato da gente assonnata e perennemente in ritardo che si ingorga intorno alla caffettiera ed entra ed esce dal bagno, litigando sulle precedenze. In questo clima che ricorda i gironi più cruenti dell’Inferno, tutti dovrebbero ritagliarsi cinque minuti di serenità per infilare termometri sotto le ascelle altrui? Cara grazia se lo farà chi vedrà suo figlio trascinarsi con gli occhi lucidi e un principio di bronchite. Gli altri se ne infischieranno, pronti a giurare, in caso di contagio, che a casa il pupo stava una meraviglia e di sicuro si è infettato in classe. La mediocrazia che ci governa lo sa, ma anche lei se ne infischia. L’unica cosa che le interessa non è risolvere il problema, ma scaricarne la responsabilità su qualcun altro, perché la sua linea-guida consiste da sempre nel mettersi nelle condizioni di poter dire: «Non era di mia competenza».
In questo caso quindi, l’ordine di beccata è arrivato all’ultimo anello, la famiglia, nella piena e totale consapevolezza che pochissimi genitori saranno ottemperanti, e la grande massa no. Ma, appunto, l’importante è non essere responsabili.
Discutendo con Ottonieri, proprio ieri, ci è capitato di accennare anche a questo punto: oggi – a quanto pare – è così difficile decidere, le decisioni sono così contrastate, le conseguenze politiche (ma non solo quelle) così imprevedibili, che meno si decide e più si sta a galla. Si traccheggia, si mettono toppe, si risolvono piccoli problemi contingenti, si fanno roboanti dichiarazioni astratte che valgono quanto l’aria fritta, ma non si fa politica, che consiste nel prendere decisioni, fare piani, programmare attività. Anziché fare politica, si scaricano le responsabilità al livello sottostante, e di scarico in scarico la grana arriva al fondo naturale, l’anello più debole che non ha nessun altro a cui scaricare la rogna maledetta.
La scuola è oggi sotto l’occhio del ciclone per l’imminenza della sua apertura (e la consapevolezza che starà aperta per poco) e per la plateale, quasi comica incompetenza della sua ministra, ma identici discorsi si possono fare per qualunque attività governativa e qualunque presa di posizione importante dei singoli partiti, perché anche questi ultimi galleggiano. Di Maio Grande Sughero, come Zingaretti che si finge morto, la politica, in Italia, è andata da tempo in vacanza.
Dimenticavo: cari ragazzi, buon anno scolastico!