I sondaggi non servono a nulla, tranne che a manipolare l’opinione pubblica

Tante volte mi sono scagliato contro i sondaggi, contro le classifiche (delle città dove si vive meglio, delle nazioni più felici o più corrotte o qualcos’altro), gli indici che ci fanno scendere due punti, o guadagnarne dieci, nell’elenco dei popoli con maggiori accessi a PornHub, per uso di psicofarmaci, per lettura di bugiardini, eccetera. Il lettore troverà con discreta facilità queste note qui su Hic Rhodus, solitamente provviste di spiegazioni nel merito, sul piano metodologico, di quanto quei sondaggi e classifiche siano sostanzialmente privi di fondamenta, aleatori, approssimativi. Non so se i sondaggi hanno sostituito gli oroscopi, ma almeno per l’italiano medio, mediamente colto, interessato alla politica, lettore di quotidiani (o spettatore di pessimi talk show), probabilmente sì, e veleggiano assieme alle più laiche previsioni del tempo e al Fantacalcio…

Ultimo arrivato alla mia attenzione quello commissionato dall’HuffPost (pubblicato il 19 dicembre 2020) sui leader più graditi dagli italiani.

Prima i risultati in sintesi, poi qualche commento. 

Per non ripetermi non tratterò gli aspetti metodologi propri del sondaggio, prima di tutto perché l’articolo sull’HuffPost evita di menzionarli, poi sul sito istituzionale in cui sono obbligatoriamente caricati i sondaggi ancora non se ne parla (sic), al momento in cui scrivo; ma non ne scriverei comunque perché ne ho già trattato fin troppo, come già rammentato. 

Mi intratterrò quindi brevemente su aspetti che – per così dire – precedono la riflessione metodologica: la scelta dell’oggetto di indagine e i motivi che hanno indotto a sceglierlo.

In questo caso il leader preferito che – udite udite! – al momento pare essere Draghi che – accidenti accidenti! – avrebbe superato Conte rispetto a un precedente sondaggio di giugno. Impariamo poi che i leghisti hanno in maggioranza preferito Salvini, i fratellini Meloni, i grillini Conte.

Dopo tali sconvolgenti colpi di scena, ecco alcune brevissime riflessioni che spero vi facciano evitare di perdere i cinque minuti necessari per leggere l’articolo sull’HuffPost, o uno prossimo che immancabilmente verrà fra qualche tempo: innanzitutto, di norma, queste pseudo-ricerchine, anche se fossero fatte bene (e ho spiegato precedentemente che solitamente sono fatte malissimo) ci dicono cose che già sappiamo, vale a dire che ogni membro di una qualunque tribù pensa che il proprio capo sia migliore di quelli di altre tribù; qual è la notizia nel fatto che i leghisti indichino Salvini, per esempio? Se ai leghisti piacesse enormemente Meloni, probabilmente voterebbero Fratelli d’Italia; così i grillini per Conte etc. Né ci pare una notiziona il fatto che in area PD si preferisca Draghi, e non mi spreco per spiegare anche questa ovvietà.

Feltri si arrampica sugli specchi per spiegare come mai a giugno Conte prevaleva su Draghi 28 a 25, mentre ora viceversa 26 a 21; una buona parte della spiegazione sta in realtà nella sistematica aleatorietà di questi sondaggi, e in particolare sui problemi di campionamento che ormai, nei sondaggi telefonici, si avviano a diventare insormontabili. Poi, sì, ci può essere che a giugno c’era meno Covid e adesso di più (questo dice Feltri) e il governo in carica non ha fatto proprio una grande figura. Scrive Feltri:

Il Covid imperversa, fa strage quotidiana al ritmo di seicento-novecento morti al giorno, impone ulteriori restrizioni alla vita sociale ed economica, allunga le file dei poveri, e la terrorizzata docilità primaverile è mutata in irritazione invernale. Quella che allora [a giugno – NdR] passava per saldezza del governo ora è conclamata irresolutezza, ed essere arrivati a pochi giorni dal Natale ignorando a quali norme ci si dovesse attenere per le festività, ha consegnato l’immagine definitiva di un Conte titubante e disarmato. Non è che qui lo si aiuti molto: a ogni decisione si solleva un piagnisteo, di chi ha la fidanzata un metro al di là della zona rossa, di chi è privato della consolante compagnia del cugino, ed è noto che la democrazia perfetta avrebbe bisogno di zero leggi, e il popolo che ha bisogno di molte leggi, e arzigogolate, è un popolo arzigogolato e insofferente alle regole.

Ma se leggete attentamente questo passaggio non potete non cogliere la contraddizione fra l’additare l’inadeguatezza del governo nella prima parte, e poi l’indisciplina italiana nella seconda; perché la prima può indicare una correlazione (il governo è inadeguato e quindi Conte è meno popolare) mentre la seconda no (gli italiani erano e sono tuttora indisciplinati, e non si capisce perché acclamavano Conte prima, e un po’ meno adesso).

La conclusione di Feltri è in parte un endorsement a Draghi e in parte la solita storia della ricerca dei demiurghi, degli uomini soli al comando, degli uomini della provvidenza da parte degli italiani, che è luogo comune ma, ancora, è una verità (se lo è) scollegata dai risultati del sondaggio; anche Salvini, allora, è un facsimile di demiurgo, uno che straparla e sbava e chiede pieni poteri, e fa strame di diritti, istituzioni e sentimenti… e della postfascista Meloni, novella Giovanna d’Arco delle borgate romane, che dire? L’unico senza aura del Grande Risolutore di problemi è semmai Zingaretti, che infatti non compare nella lista, assieme a Renzi (e davvero mi sarebbe piaciuto vedere il questionario completo, con le percentuali di tutti…). Feltri ammicca anche a questo presunto europeismo (implicitamente legato a Draghi) che avrebbe sconfitto un precedente antieuropeismo:

è divertente, e consolante, che nemmeno tre anni fa la maggioranza [di coloro che hanno risposto al sondaggio – NdR] abbia votato per l’antieuropeismo a cinque stelle (e leghista) e oggi sceglierebbe un totem dell’europeismo.

Altro errore marchiano. Per ragioni che mi permettete di enunciare senza troppo argomentare, la stragrande maggioranza di coloro che ha detto “Draghi” non è necessariamente europeista in senso pieno, meditato, razionale, ma ha buttato là un nome visibile fra quelli proposti. E non c’è neppure nessuna “maggioranza” se non molto ma molto relativa: Draghi avrà anche raccolto il 26% delle preferenze dei rispondenti al sondaggio, ma i populisti-fascisti (Conte + Salvini + Meloni) hanno raccolto il 41%; maggioranza di che? Gli ultimi sondaggi del periodo danno ancora, come mesi fa, il fascio-populisti oltre il 50% delle preferenze (anche senza Berlusconi, se no ci avviciniamo al 60%). E se anche, al contrario di me, siete più indulgenti verso il M5S, la sola destra (Meloni, Salvini e Berlusconi), supera il 47% (sondaggio Euromedia per Porta a Porta realizzato il 15 dic 2020).

E’ importante quindi sottolineare – ed è lo scopo di questa nota – che sondaggi fatti male, che danno indicazioni a ben vedere di scarsissima utilità, commentati pure da bravi giornalisti (bravi, ma ignoranti in questioni sociologiche, e lo dico pensando bene di Mattia Feltri, perché se dovessi invece pensare male…) inducono nell’opinione pubblica delle idee errate, costituiscono la base sulla quale fondare opinioni in qualche modo indotte: per esempio che Draghi, che potrebbe essere un Salvatore della Patria, stia crescendo nei sondaggi, e quindi viva!, bene!, incominciamo a diffondere la buona novella e a spingere tutti in questa direzione.

Le cose non stanno così, e – lo dico da cittadino che darebbe a Draghi le chiavi del Paese, subito, ad occhi chiusi – alla fine della storia mi pare che spesso, non forse in questo caso, i sondaggi, le inchieste, le classifiche servano più a subornare l’opinione pubblica che non a informarla. A costituire i requisiti di base per una qualche successiva azione politica, anziché aiutare i cittadini ad affrancarsi da ogni forma eterodiretta di manipolazione politica.