Obbligo vaccinale: perché sì, perché no

Qualche giorno fa, qui su Hic Rhodus Claudio Bezzi ha spiegato perché, a suo modo di vedere, si dovrebbe imporre l’obbligatorietà della vaccinazione anti-Covid. Dal momento che, come scriveva Claudio, su questo non siamo pienamente d’accordo, abbiamo considerato utile che io aggiungessi la mia opinione a quella di Claudio.

Il tema in questi giorni è molto dibattuto, ovviamente: alla soddisfazione e all’aspettativa che la maggioranza di noi nutre per i vaccini che sono stati già approvati e per quelli che lo saranno tra pochissimo, fa da riscontro un’opinione minoritaria ma rumorosa di coloro che, per una varietà di motivi, sono scettici o addirittura ostili nei confronti della vaccinazione. Mentre il nostro governo ha sempre dichiarato che la vaccinazione non sarà obbligatoria, è chiaro che il raggiungimento del tasso di popolazione vaccinata sufficiente a garantire la cosiddetta immunità di gregge potrebbe essere messo a rischio da un livello di astensione troppo elevato. Ci si troverebbe insomma di fronte a uno dei tipici casi di conflitto tra la libertà individuale e il bene collettivo in cui è necessario scegliere quale dei due privilegiare.

La risposta di Claudio, e non solo sua, è: il bene collettivo. Dico non solo sua perché sono numerose le voci consonanti (solo come esempio, cito un articolo apparso su Repubblica), e anche nella maggioranza di governo l’ipotesi dell’obbligatorietà è sostenuta da Italia Viva e non del tutto esclusa dallo stesso Conte. Le ragioni, bene esposte da Claudio, sono comprensibilissime: abbiamo bisogno di far ripartire tutto il Paese, e la migliore arma contro questa malattia è certamente il vaccino, quindi ottenere un alto tasso di vaccinati è una priorità assoluta.

L’altra campana è spesso dissonante, “distorta” da argomentazioni spericolate e da disinformazione, o più semplicemente dai pregiudizi nei confronti dell’establishment politico, sanitario, farmaceutico. Proverò quindi a cominciare il mio ragionamento sgombrando il campo proprio dalle ragioni sbagliate per escludere l’obbligo vaccinale:

  1. La vaccinazione obbligatoria sarebbe anticostituzionale: non è vero, lo sappiamo bene tutti e peraltro è dimostrato dall’esistenza di leggi su altre vaccinazioni obbligatorie. La Costituzione prevede, al contrario, che un simile obbligo possa essere imposto dalla legge.
  2. I vaccini sono in generale pericolosi, e i loro effetti avversi sono minimizzati e occultati dalle autorità sanitarie: non è vero, i vaccini approvati e raccomandati sono statisticamente sicuri, nel senso che gli effetti avversi che possono verificarsi sono statisticamente meno frequenti e gravi di quelli che il paziente rischierebbe per non essersi vaccinato, il che non vuol dire che non si verifichino effetti avversi.
  3. Per la fretta, i vaccini anti-Covid non sono stati adeguatamente testati: nel complesso questo non è vero, ma è invece certamente vero che i test sono stati condotti nell’arco di pochi mesi anziché di alcuni anni come di solito.
  4. Il Covid è una malattia generalmente poco grave, salvo per chi sia molto anziano o portatore di altre patologie gravi, quindi una vaccinazione a tappeto non è necessaria: se è vero che praticamente solo gli anziani e i malati muoiono per il Covid, non è vero che per chi anziano e malato non è la patologia sia trascurabile. Basta visitare le pagine dei “guariti” dal Covid per convincersene, o leggere gli articoli scientifici che trattano del cosiddetto Long Covid.

In realtà, la maggioranza delle argomentazioni portate contro questo vaccino sono ereditate dalla propaganda no-Vax che da qualche anno infesta (è il caso di dire) la Rete diffondendo veri e propri falsi, disinformazione, complottismo, false interpretazioni delle leggi (una disamina attenta e acuta del fenomeno si trova in questo articolo del Foglio). Perché quindi non attaccare questa malapianta alla radice e non imporre a tutti i cittadini la vaccinazione anti-Covid?

Perché, sostanzialmente, nonostante tutto, il livello di rischio associato alla vaccinazione non è pienamente noto, per le ragioni che abbiamo visto. Se è vero che una valutazione razionale del rischio associato alla vaccinazione dovrebbe condurre a concludere che esso è presumibilmente inferiore a quello della malattia, oggi non disponiamo di conoscenze sufficienti ad affermare che le cose stiano certamente così, sia pure nell’ambito della normale incertezza statistica. In altre parole, se una persona giovane e in salute affermasse di preferire correre il rischio di prendere il Covid anziché sottoporsi alla vaccinazione, noi dovremmo dire che verosimilmente ha torto, non che certamente ha torto, come invece ha certamente torto chi rifiuta di sottoporre i figli, che so, alla vaccinazione contro il morbillo. Gli effetti a lungo termine della vaccinazione contro il morbillo sono certamente inferiori, statisticamente parlando, ai rischi comportati dalla mancata vaccinazione, per tutti coloro ai quali la vaccinazione non è controindicata.

E allora, in questa situazione, imporre l’obbligo vaccinale significherebbe in pratica affermare: «non posso garantirti che vaccinarti sia il meglio per te, ma sono sicuro che sia il meglio per tutti, quindi ti obbligo a vaccinarti». Ma un simile ragionamento è contrario al fondamento stesso dello Stato liberale, e personalmente lo respingo. Se, coerentemente, Claudio scrive che questa obiezione ha poco senso perché i fondamenti a cui faccio riferimento sono (o sarebbero) caduti da tempo, io invece penso che siano tuttora la stella polare per la ricerca di un modello di società che, dovesse anche superare le forme dello Stato liberale, non potrebbe invece superarne le ragioni d’essere. E il principio per cui il sacrificio di un interesse vitale (reale o almeno plausibile) di un cittadino a favore della maggioranza può essere solo spontaneo e mai imposto è per me più importante di qualsiasi forma istituzionale o politica si adotti per tradurlo in atto.

Intendiamoci: è probabile che questo dibattito sia irrilevante. Da un lato, la disponibilità delle dosi di vaccino è oggi insufficiente, e anche chi vuole vaccinarsi (io lo vorrei anche subito) dovrà probabilmente attendere mesi, quindi c’è poco da obbligare chi non vuole; dall’altro, se un obbligo generalizzato è per me inaccettabile, non lo è invece l’idea che per svolgere certe attività si debba essere vaccinati, perché in quel caso esistono e si devono accettare obblighi professionali ai quali i principi di libertà individuale non si applicano, dato che non si è tenuti a fare (poniamo) il medico o l’operatore in una RSA. Quindi, nella pratica le posizioni di Claudio e mia probabilmente non faranno molta differenza; dato però che su questo tema, insolitamente, non ci siamo trovati pienamente d’accordo, abbiamo voluto darne conto ai nostri lettori.