Contro il populismo, il pensiero unico e l’antirazionalismo, buon 2021 con Hic Rhodus

Questo blog ha iniziato le pubblicazioni nel gennaio 2014, esponendosi con un “manifesto” in cui dichiaravamo, fra l’altro:

Noi vogliamo esserci, vogliamo costruire, proporre, argomentare, discutere. Vediamo attorno noi che la discussione è più spesso rissa, la costruzione di dialogo un pretesto per l’affermazione personale, l’argomentazione spesso inesistente e la demagogia imperante. Vogliamo fare una cosa diversa. Crediamo nelle parole e nella capacità delle parole di cambiare il mondo, e intendiamo Hic Rhodus come il nostro modo per impegnarci politicamente, socialmente e culturalmente.

Una “politica della parola”, dove parola era ed è da intendere come riflessione (che precede la parola declamata), come argomentazione (che la qualifica e la rende nobile) e come cambiamento, nel senso che la parola modifica la realtà in senso oggettivo, concreto, e una cosa è cambiare il mondo vilmente, grossolanamente, volgarmente con parole vuote, non meditate, stereotipate, altra cosa è cambiarlo sulla base di tesi e ipotesi, deduzioni, comparazioni, ricerca delle fonti, esposizione di dati, concatenazione logica degli asserti… Tutte cose che abbiamo cercato di fare in questi quasi sette anni, ovviamente riuscendoci in modi, forme e qualità differenti.

In questi sette anni (anticipiamo di pochi giorni l’anniversario) i promotori del blog, anche con l’aiuto di validi collaboratori, si sono continuamente confrontati; alcune sensibilità sono diverse, naturalmente, come diversi sono i loro caratteri, le loro esperienze, formazione. Queste sensibilità diverse hanno costituito la principale ricchezza del blog, una ricchezza che oggi vediamo sedimentarsi su alcuni temi centrali, per noi irrinunciabili, dove poniamo la nostra nuova frontiera. Il nostro blog – chi ci segue da anni forse potrà ricordarlo – è cambiato abbastanza come tematiche trattate, come stile espositivo. In questi ultimi anni abbiamo parlato di politica un po’ più spesso, forse con un po’ più di veemenza, perché all’epoca non avevamo Salvini al Papeete, il PD protoplasmatico e i 5 Stelle in esplosione elettorale seguito da collasso governativo. Oggi parliamo spesso dell’avvilimento che ci prende di fronte all’ondata perbenista del pensiero politicamente corretto e del massimalismo di cui è impregnato. Oggi ci dobbiamo preoccupare – assai più di ieri – dell’esaltazione dell’ignoranza, del qualunquismo e del negazionismo, che certo è sempre esistito ma mai, a nostro avviso, con questa accettazione banale da parte dei più.

Noi riteniamo che un’ideale agenda dei problemi urgenti da risolvere, quelli della politica e dell’amministrazione pubblica, il ritardo tecnologico e scientifico, scuola, lavoro, le disuguaglianze sociali e via via tutti quelli certamente noti, siano subordinati alla presenza di alcuni meta-problemi, problemi di carattere generale e fondativo, così profondi e ricchi di implicazioni da essere preliminari, prioritari, dirimenti. Se non si mette mano a questi, tutto ciò che si farà per la scuola, il lavoro etc. saranno toppe, accomodamenti, pannicelli caldi quando andrà bene, e guasti peggiori del male quando non andrà bene affatto. Ma proprio il carattere fondativo di questi meta-problemi, la loro radice antica, la loro pervasività li rendono, assieme, di elevata complessità (e quindi realmente difficili da risolvere) e paradossalmente poco visibili. Siamo così dentro questi meta-problemi, ne siamo così avvolti e intrisi, che come i pesci che ignorano l’acqua noi non li vediamo correttamente, minimizziamo, neghiamo. Ma se non partiamo da qui – questo pensiamo noi di Hic Rhodus – i guai del Paese non saranno mai risolti, e probabilmente neppure affrontati.

Il primo di questi meta-problemi (primo in ordine di esposizione, perché capirete presto che tutti questi sono intrecciati) è il populismo. La nostra analisi – alla lunga di molti, veramente molti articoli su questo blog – ne ha mostrato le radici antropologiche nella specificità italiana, la fenomenologia sociale, l’essenza politica e morale protofascista. Anche se è un fenomeno globale, come risposta delle masse alla paura dell’incompresa complessità contemporanea, assume forme differenti nei diversi paesi. In Italia si è cristallizzata nel M5S delle origini, espressione purissima del populismo ignorante, antieuropeista, massimalista, con tratti che troviamo certamente anche nella destra lepenista di Salvini e Meloni e, da qualche anno, nel PD che ha compiuto il suo breve viaggio verso il populismo con la segreteria di Zingaretti. Partiti diversi, populismi diversi, e probabilmente qui a Hic Rhodus utilizziamo il concetto con un po’ di eccessiva generosità semantica ma il punto, alla fine, è questo: il populismo è una forma di pre-politica che nega l’attuazione delle politiche: i populisti non hanno un’idea di come debba essere l’istruzione in Italia; non concepiscono un progetto per il lavoro; non hanno un piano per l’energia; se osservate anche solo questi ultimissimi anni, i governi Conte 1 e Conte 2 (ma la questione è più antica, ovviamente) noterete che si sono fatte molte chiacchiere, moltissime polemiche, e diverse cose relative a problemi contingenti; per esempio: è arrivata la pandemia e bisognava prendere delle decisioni. Ma prendere delle decisioni (peraltro confuse e contraddittorie) sulla pandemia non ha significato mettere in cantiere una politica sanitaria. Andare a Bruxelles per negoziare il Recovery Fund non ha nulla a che fare con una moderna ed efficiente capacità di programmazione. Sui migranti non ci sono idee e si va avanti vergognosamente con una legge di venti anni fa firmata da Bossi e Fini; uno scandalo. La politica industriale va avanti per sovvenzioni a chi strilla più forte (Alitalia, Ilva…); la nostra ricerca è in stato di coma, la politica estera non pervenuta neppure laddove abbiamo interessi vitali. Il populismo non sa fare politiche ma, soprattutto, non vuole, è geneticamente inadatto: fare politiche significa studiare un problema, mediare posizioni, prendere decisioni, vigilare sull’operato… ma il sostanziale anti-istituzionalismo, la diffidenza ottusa verso il mercato e l’imprenditoria, la mancanza di competenza esaltata come virtù dai populisti, non mettono in grado di compiere questi passi, nessuno di questi.

Ecco perché Hic Rhodus è assolutamente, visceralmente, vorremmo dire definitivamente anti-populista, e perché ci battiamo contro Salvini, contro Di Maio, ma ora anche, e con dispiacere, contro Zingaretti.

Un secondo punto ha a che fare col pensiero unico dilagante. Osserviamo con ironia che tutti, proprio tutti, complottisti in testa, denunciano il pensiero unico degli altri. Definiamo allora questo concetto. È “pensiero unico” quello pensato con la testa altrui, quello che postula degli a priori indiscutibili sui quali viene fondato un castello di credenze vincolanti, quello che impedisce la riflessione critica, quello che viene sposato e adottato in quanto “buono” solo perché proclamato da molti. Le ideologie per esempio, date per morte, sono una forma di pensiero unico, di omologazione; e non sono morte affatto, semmai sono cambiate, si sono evolute. Le ideologie post fasciste ci pare vadano ancora di gran moda, poi quelle negazioniste, nazi-femministe… Sì, è vero: per essere un pensiero unico ha tante declinazioni, ed è spiegabile questa molteplicità nella società edonista del Terzo Millennio: tanti piccoli pensieri unici cuciti a filo doppio da una logica identica: la mancanza di criticità, l’assunzione aprioristica di un Bene e di un Male indiscutibili. Vediamo questa dilagante omologazione nell’abbattimento delle statue sgradite per vaghe e incomprese ragioni storiche, nel pensiero cosiddetto “politicamente corretto” che impone un linguaggio (un pensiero) censurato, nelle serie TV americane che devono avere un nero e un ispanico fra i protagonisti, una simpatica coppia gay cui ammiccare con simpatia e un mafioso russo a fare da cattivo. Oggi essere liberi e critici vuole dirsi esporsi a pesantissime rappresaglie sul lavoro, nei circoli intellettuali, nella vita sociale, a seconda della collocazione del “reo”. Guai un commento divergente sulla diversità di genere; guai non accogliere a braccia aperte, anzi sostenere, anzi indicare con plauso, il mondo LGBT; i neri devono essere speciali; le ciccione sono curvy, nuovo modello di bellezza; gli immigrati sono buoni per grazia divina. Un concetto di “inclusione” che da idea sociologica di comprensione ed empatia si è trasformato in un melting pot acritico e mostruoso, buono per il marketing 4.0.

Hic Rhodus si batte, e si batterà sempre, contro questa melma bituminosa che è il contrario dell’intelligenza, della logica razionale e della libertà.

Un terzo e ultimo punto è l’antirazionalismo, che assume varie sfaccettature: dalla negazione delle competenze al negazionismo, dal ruolo sempre più ancillare della scienza al complottismo, dalla diffusione di falsi palesi al veleno delle mezze verità fuori contesto. Anche senza citare i terrapiattisti, i negazionisti dello sbarco sulla Luna e altri scombiccherati complottisti da baraccone, noi vediamo crescere la zona grigia fra ciò che può ragionevolmente essere creduto, sulla base di fonti controllate, di dati, di argomenti solidi, e ciò che viene asserito grossolanamente, artatamente, a sostegno di tesi spesso assai poco nobili. La scienza piegata alla favola, i dati distorti, le notizie espunte dal contesto e deformate al servizio di una finalità nascosta… Questa zona grigia diffonde l’idea che nulla sia certo, tutto relativo, e che in ogni e qualunque ambito di discussione qualunque dichiarazione, qualunque parere, qualunque fesseria valga esattamente come qualunque altra, indipendentemente dal profilo e dal curriculum del dichiarante. Quindi anche lo scienziato, alla fine, sembra esprimere solo “opinioni” come l’uomo della strada, e la presenza (sporadica, infima) di scienziati discutibili, fragili, di scarso spessore, accredita questa ipotesi; chiunque, oggi, trova un “esperto” che gli può dare ragione, e quindi nessuno ha ragione, e quindi tutti ce l’hanno. Questo tremendo contesto culturale non ha a che fare col sano relativismo, né col prudente scetticismo, e contribuisce pesantemente a svilire il valore del sapere, della scienza, della ricerca di dati certi, della logica, delle inferenze corrette. Le conseguenze possono essere pesanti sotto il profilo sociale; basta pensare all’attuale situazione pandemica e alla pericolosità dell’idiozia negazionista, degli anti-mask, i QAnon, i gilet di Pappalardo e la follia bavosa di Sgarbi. E di conseguenza abbiamo legioni di italiani imitatori dei precedenti, che si sentono autorizzati a non mantenere distanze, a non mettere mascherine, e adesso vediamo le resistenze al vaccino… Purtroppo gli imbecilli di Cipolla sono guidati regolarmente da banditi (gente che fa male agli altri traendone un vantaggio), e sono gli innocenti a pagarne le conseguenze, in America con QAnon, in Italia con gli anti mask, nel mondo con chi agisce liberamente, legalmente, “democraticamente” al servizio dell’imbecillità.

Hic Rhodus è razionalista. Vuole esserlo, si sforza di esserlo, ed evidentemente questo sforzo non riesce sempre bene, a volte anche noi scivoliamo su qualche buccia di banana ma il nostro faro è sempre e comunque questo: logica, razionalità, dati, argomenti, inferenze illustrabili, fonti verificabili, pensiero critico.

Tutto questo non ci salverà. Siamo consapevoli degli spazi sempre più stretti nei quali operiamo. Il populismo dilaga nel mondo, il pensiero politicamente corretto impone i suoi standard, l’insensatezza illogica considerata alla stregua di ogni altra manifestazione umana, anche quando viene proposta da persone di responsabilità, un ministro per esempio… Noi siamo consapevoli che in questo periodo storico i razionalisti, laici, riformisti sono sconfitti. Riteniamo comunque di avere un ruolo, quello di testimoni; quello di irriducibili che urlano nel deserto non già la propria verità, ma contro la follia dilagante e i suoi pericoli. È difficile appiccicarci un’etichetta; non abbiamo tessere di partito; non dobbiamo vendervi nulla; la nostra forza è straordinaria perché libera, e in quanto libera, proprio perché libera, conta solo per se stessa, per quello che dice, per la capacità che ha di mostrare un altro universo. Lo mostriamo a chi già lo vede, per non farlo sentire solo, lo mostriamo a chi lo percepisce ma non lo trova, per aiutarlo a trovare una strada, una delle possibili. Abbiamo da tempo rinunciato a mostrarlo a chi ha scelto l’omologazione, a chi trova convenienza nel pensiero unico, o più semplicemente a chi non ha gli strumenti per alzare lo sguardo. Sì, siamo elitari e presuntuosi e solitari. Non sappiamo quanto durerà Hic Rhodus, ma questa è la nostra linea.

E adesso, cominciamo l’avventura del nostro ottavo anno.

Hic Salta!