La storia la scrive chi vince. Ovvero: Lombardi e il processo di riverginazione del M5S

Non avrà nessun dubbio chi ci legge da tempo, ma tranquillizzo subito chi sta leggendo questo testo e non conosce la linea editoriale del blog: noi siamo a favore della pacifica transizione dei poteri a Washington e contro la follia trumpiana, come siamo a favore della libertà politica a Hong Kong e contro la repressione cinese dei dissidenti. Ciò premesso vi chiedo di fare, per due minuti, una sospensione dei vostri valori (democratici, liberali, libertari, socialisti, quelli che siano) e adottare il punto di vista di quei cinesi che hanno irriso gli americani su Twitter chiedendo loro, retoricamente, perché i manifestanti di Hong Kong, repressi dal governo, siano considerati eroi della democrazia, mentre i manifestanti trumpiani che hanno assalito Capital Hill siano dei felloni fascisti. Per rispondere con serietà alla domanda abbiamo due strade:

  1. una faticosissima e disseminata di trappole che deve andare a normalizzare (= rendere comparabili) situazioni diverse per storia, condizioni strutturali, linguaggi, culture e obiettivi, per vedere i pro e i contro di ciascuna situazione, “pesarli” e trarne un bilancio in grado di affermare, con ragionevole sicurezza, che in un caso effettivamente sono eroi e nell’altro felloni, oppure che in entrambi i casi c’è una percentuale di eroismo o qualche altro risultato analogo;
  2. una assai più semplice strada che evita il primo passaggio (sopra chiamato “normalizzazione”) e stabilisce chi siano i buoni e i cattivi semplicemente secondo i nostri valori.

Tutti noi, incluso io nelle prime righe di questo post, adottiamo la seconda soluzione. Insisto con ragionevole sicurezza: qualunque argomento voi vogliate portare a sostegno delle vostre convinzioni (“Gli insorti americani erano ignoranti complottisti subornati da Trump per infime ragioni, mentre i dissidenti di Hong Kong sono consapevoli intellettuali che resistono a un torto palese”, potrebbe essere il padre di tutti i vostri ragionamenti; vedete? Ve lo suggerisco io stesso), qualunque argomento è necessariamente viziato dall’insieme dei valori che incarnate, e che impregnano la vostra coscienza. Se leggete le dichiarazioni dei “patrioti” americani (ne troverete a bizzeffe sulla stampa, specie americana) vedrete come in moltissimi casi costoro esprimano dei forti valori, delle credenze politiche ed etiche, che potete considerare sbagliate solo in confronto coi vostri modi di intendere la politica e l’etica; mentre se affrontate la situazione di Hong Kong con sufficiente distacco storico, potreste vedere delle ragioni, nella repressione, che avete avallato e giustificato in altri contesti internazionali dove un governo centrale ha ritenuto di dovere reprimere eccessi centrifughi di una sua componente geografica, etnica, religiosa o altro, e se non sapete bene dove guardare vi do qualche indizio: in Europa, e perfino in Italia.

Quindi: uscendo dalla sospensione temporanea che vi ho chiesto sopra, ai fini di questo piccolo esercizio di relativismo, arrivo al centro del discorso. La Storia è scritta da chi vince, da chi ha il potere, da chi ha i mezzi per diffondere la verità che gli fa comodo, una questione nota al comunista Karl Marx che ne scrisse un brano famoso nell’Ideologia tedesca, come a quell’anticomunista di Orwell che in 1984 descrisse drammaticamente questo consapevole riscrivere la Storia a proprio (di chi comanda) uso e consumo. In America vince la democrazia liberale e i ribelli sono felloni che andranno in galera; per i cinesi – la gran massa – vince la coesione nazionale e l’orgoglio patriottico, e analogamente i felloni sono quei quattro gatti di contestatori che sono giustamente repressi, mentre per noi occidentali quei contestatori sono paladini della libertà repressi da un regime totalitario.

Noi ovviamente non dobbiamo spogliarci dei nostri valori. Almeno non come bussola della nostra azione civica, politica. Ce ne dobbiamo spogliare eventualmente come studiosi, come interpreti dei contesti geopolitici. Non capiremo mai l’America se con comprendiamo le pulsioni suprematiste, evangeliche, messianiche che pervadono quel popolo, come non capiremo mai la Cina se non assumiamo il punto di vista dell’orgoglio nazionalista di quella gente, non capiremo cosa accade a Est senza considerare il panslavismo, eccetera.

Un conto è ciò che siamo e in cui crediamo; un altro conto è cercare di capire gli altri punti di vista.

Mi perdoni il lettore per questa lunghissima premessa – che solo di una premessa si trattava – per introdurre la sfacciata provocazione di Roberta Lombardi di ieri sull’HuffPost. Alla luce di un’ignoranza organica alla sua conformazione populista (l’iniziale accenno storico che si spericola a proporre è errato), Lombardi propone un pistolotto anti-trumpiano abbastanza banale, dimentica dell’appoggio esplicito che Grillo diede a Trump (e Putin) quando gli analisti di tutto il mondo e le persone con un minimo di sensibilità avevano già da tempo additato la pericolosità dell’Uomo (il link sopra è solo uno dei molteplici che potrete facilmente trovare in Rete). Di Maio rese un’imbarazzante intervista alla Stampa ancora a Ottobre 2020 in cui elogiava l’amministrazione Trump, e un paio d’anni prima dichiarò di volersi ispirare alle ricette economiche trumpiane. Ugualmente Di Battista che elogiava Trump e dava del golpista a Obama. Non mi pare che Roberta Lombardi abbia mai preso le distanze da queste dichiarazioni (anche se non mi risulta che ne abbia fatte di altrettante clamorose), e posso anche capirla: carità di patria, quieto vivere, quello che vi pare, ma non può venire oggi a fare il pistolotto democratico fingendo (e quindi mentendo) sull’affinità strutturale fra il trumpismo e il populismo grillino.

Scrive Lombardi:

Le affermazioni che si sono poi susseguite ai risultati degli spogli, le incessanti – e oserei dire – deliranti comunicazioni a mezzo social dal contenuto e dai toni assolutamente non consoni a uno dei più influenti leader del mondo, e in generale questo modus operandi nel suo complesso non è stato altro che un fuoco lento ma persistente che ha scaldato gli animi di una buona fetta di cittadini americani.

Si può trasporre parola per parola alle “deliranti” dichiarazioni di Grillo, sempre sul filo dell’eversione e dell’incitamento alla rivolta, degli anni gloriosi del VaffaDay.

Prosegue Lombardi.

[Questa violenza] Ci dimostra come la democrazia sia tutt’altro che scontata o inattaccabile, è la prova di cosa possono causare anni e anni di politica demagogica violenta, priva di qualsivoglia contenuto politico, mossa dal solito obiettivo di insinuarsi in ogni crepa, fragilità o disagio sociale per riunire tutti i cittadini più malleabili e sofferenti sotto una massa eterogenea ed emotiva volta a riconoscere “gli altri” e a contrapporvisi anche con ostilità.

Sembra il manifesto del M5S, con la sua valanga di falsità, demagogia, imbrogli, frasi velenose, irrisione degli avversari.

Lasciamo stare la conclusione dell’articolo di Lombardi, di scarsissimo interesse. Quello che lascia ammirati è la totale, assoluta, completa scotomizzazione del pensiero, dei valori, delle dichiarazioni 5 Stelle fino a pochissimo fa, a favore di un’inversione di 180° per presentarsi perbene, democratici e tanto, tanto istituzionali. Lombardi fa un’opera di rimozione psicologica e culturale (non ho idea quanto consapevole) per riscrivere la Storia, almeno quell’insignificante pezzetto che la riguarda, che riguarda il Movimento in cui milita. Una riverginazione in atto da tempo, direi divenuta necessaria con la nuova piega presa da questi sciamannati col governo Conte 2, con l’acquisita consapevolezza (vaga ma probabilmente pungente) di avere un ruolo, di essere arrivati da qualche parte. 

Salvo i più esagitati, fedeli forse a Di Battista, il popolo grillino si adagerà su questa riscrittura della loro storia, ed è normale che sia così. Dimenticando il passato, vivendo esasperantemente solo il presente, la Storia è sempre e solo ciò che diciamo oggi, è la verità che imponiamo oggi.

Se in America (è un puro esercizio di fantapolitica, sia chiaro) Trump avesse fatto un colpo di stato, fra vent’anni sui libri di scuola degli States si leggerebbe di quanto furono eroici e coraggiosi i patrioti che abbatterono il vigliacco Biden. In Cina, invece, da tempo sui libri di scuola si legge che Tibet, Xinjiang, Hong Kong e – quasi quasi – Taiwan, sono parte costitutiva della Repubblica Popolare malgrado i tentativi eversivi di gruppetti di agenti, al soldo dello straniero. Nel suo piccolo (davvero molto piccolo) Lombardi prova a ridefinire una sua verità, perché sa benissimo che la Rete – come diceva Grillo – non dimentica, ma la gente sicuramente sì.