La costituzione del governo Draghi potrà forse, in futuro, essere vista come uno spartiacque della nostra storia politica. Nella legislatura che ha visto il successo elettorale delle forze populiste e l’inedita sequenza di due governi guidati dallo stesso Presidente del Consiglio e sostenuti da coalizioni diverse e sulla carta inconciliabili, irrompe l’uomo che in tanti consideravamo l’estrema risorsa del nostro Paese. Mario Draghi, senza voler usare toni eccessivi, ha l’esperienza, la credibilità, le relazioni e la decisione per tentare l’impresa di ricondurre l’Italia a una “normale” condizione di modernità e serietà, bene o male in linea con gli altri paesi di un’Europa comunque in lento ma forse inesorabile declino.
E, pure, il momento è tale che anche l’evidente distanza tra un governo composto da personaggi mediocri e guidato da un avvocato improvvisato Presidente del Consiglio e questo, guidato da Mario Draghi e affollato di tecnici di altissima caratura, non mi lascia tranquillo. Che la situazione non sia esattamente quella in cui un autorevole personaggio al di sopra delle parti assume la guida di un governo “dei migliori” lo si capisce appunto scorrendo la lista dei nuovi ministri, che ospita il meglio e il peggio: un discreto numero di persone certamente competenti, a partire da quel Vittorio Colao che Conte aveva così poco rispettosamente trattato, e un altrettanto nutrito gruppetto di pessimi politici, capitanato dal persistente Di Maio agli Affari Esteri. Insomma, come ho scritto nel titolo, un governo “Jeckyll e Hyde”.
Ecco perché, pur comprendendo e in larga parte condividendo quello che ha scritto qui Claudio Bezzi, non me la sento di sottoscrivere una soddisfazione senza riserve. Penso che il compromesso al ribasso che ha di fatto costretto Draghi a inserire nella lista dei ministri persone largamente inadeguate come Luigi Di Maio, Mariastella Gelmini o Fabiana Dadone non resterà isolato, e che il Presidente del Consiglio dovrà spesso fare i conti con le “priorità” dei partiti che gli voteranno la fiducia in Parlamento. Se il “dottor Jeckyll” saprà prevalere nella maggior parte dei casi, lasciando ai partiti dei contentini di immagine per non sfigurare troppo con gli elettori, bene; se invece “Mr. Hyde”, ossia l’anima politica cialtronescamente rappresentata nel governo, costituirà troppo spesso un ostacolo per le molte decisioni difficili che saranno necessarie, allora saranno guai, e non certo per colpa di Draghi.
In un certo senso, forse per descrivere i possibili vantaggi e rischi dell’entrata in gioco di Mario Draghi si può prendere in prestito una metafora calcistica: normalmente, una società di calcio ingaggia un allenatore di prestigio all’inizio di una stagione, dandogli la possibilità di guidare la campagna acquisti, di preparare il suo schema di gioco, e tutto quello che consente a un grande allenatore di ottenere i migliori risultati possibili. Draghi, invece, si trova nella situazione di un allenatore ingaggiato a metà campionato da una squadra in fondo alla classifica: deve cercare di raddrizzare la situazione in emergenza, con i “giocatori” che ci sono e dovendo urgentemente tamponare le falle più grosse, a partire da un piano vaccinale chiaramente insufficiente. Se avrà successo, e la “squadra” si salverà, magari potrà programmare la stagione successiva al meglio, ma nel frattempo deve lavorare nella condizione peggiore possibile. E resta da vedere quali risultati potrà ottenere l’uomo migliore nella condizione peggiore.
Quel che è certo è che, ora che Draghi ha preso il suo posto, l’interesse di tutti noi è che riesca, e che possa governare il più possibile libero da ricatti incrociati dei partiti. Il che, considerato quanto i partiti stessi dipendano dal fragile consenso degli elettori, dipenderà anche molto dall’opinione pubblica. Se gli italiani sosterranno il nuovo Presidente del Consiglio, evitando di dare credito alle polemiche di bottega come quelle che inanella Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano, forse anche la vita di Draghi sarà un po’ più semplice, e la nostra migliore.