La mia nuova fissazione, dopo anni di scribacchiata lotta contro il populismo, è la mancanza di pensiero che dilaga. Che, a ben guardare, non è altro che la continuazione della precedente battaglia. Il populismo, specie nella purezza dell’espressione grillina, è stata l’apoteosi dell’imbecillità, e ne ho parlato così tanto, e così a lungo, che non ho più voglia di spiegare, neppure con un breve inciso, perché e percome io abbia potuto sostenere questa tesi per anni, sostanzialmente dalla fondazione del blog un bel po’ di tempo fa. Se siete affezionati lettori del blog lo sapete, se no, fate come vi pare.
La battaglia, scrivevo, prosegue a un livello superiore. Sapete, quei videogiochi dove si affrontano molti nemici poi c’è il super boss finale, armatissimo e trucissimo, battuto il quale si passa a un livello superiore con altri nemici e un nuovo boss finale, più forte del precedente, e così via, di livello in livello, fino al Big Boss conclusivo, quasi imbattibile, sconfitto il quale avete vittoriosamente concluso il gioco. Quello che intendo, e da tempo, è che non bisogna guardare il valore elettorale del M5S per stabilire che il populismo è morto; il populismo, suprema forma di castrazione del pensiero, è sempre lì, ha mutato in parte forma (come ogni virus che si rispetti) infilandosi negli interstizi fascisti dove trova un asilo naturale, ma anche in quelli moderati, una volta chiamati “democristiani”, dove uno come Conte ha saputo portare il suo trasformismo di tolla. Ha inquinato fatalmente la “sinistra” riformista, inzuppa i biscotti nella melassa leghista, ammalia vecchi campioni del bolscevismo… Aiuto! Siamo circondati sul serio!
Ok, ho capito. Parlare ancora di populismo alla fine del 2021 è un po’ come chiedersi cosa farà Berlusconi, dov’è finito Monti, come passa il tempo De Magistris, tutte domande chissenefrega. Se vogliamo stare nel mood dobbiamo capire che il boss del primo livello l’abbiamo fatto fuori, e ora ce ne aspetta uno più forte, più insidioso, più esteso, più difficile da individuare perché ha imparato a mimetizzarsi, per esempio nelle incredibili balle dette da Boris Johnson al congresso dei conservatori, nella Ferragni che sponsorizza un balsamo per capelli, nel premio Nobel politicamente corretto, nel totale delirio salviniano che comunque viene premiato, foss’anche meno di prima, nel successo di un personaggio come Zemmour in Francia, nel disastro sociale (e sanitario) nell’Europa dell’Est, eccetera (non sto a farvi un elenco, aprite qualunque giornale e l’elenco è bell’e fatto).
Lo so, devo mettere ordine, se no il lettore non capisce come unire tutti questi puntini, salvo consigliare il balsamo per capelli della Ferragni a Johnson e obbligare Salvini a leggere le opere complete di Abdulrazak Gurnah. Provo a esercitarmi per questo nuovo livello di gioco con uno sparring partner generoso: Matteo Salvini. Per ragioni già comprese da mio nipote di nove anni, assediato da un’enormità di problemi (solo ultimo dei quali il mediocre risultato alle amministrative) dovuti principalmente alla sua incapacità a fare qualunque cosa, Salvini cerca di distrarre nonsochi dalla merda in cui sta, sparando contro la riforma quadro sul catasto di Draghi, dicendo che aumenta le tasse, è una patrimoniale nascosta, etc. Non solo non è vero, ma nelle carte del caso è scritto che non è vero; forse Salvini non le ha lette? Avendole lette non le ha capite? Avendole capite ha pensato chissenefrega, facciamo un po’ di casino? Buona l’ultima. Ma il pensiero non va al Capitano che fa di tutto per stare sulle prime pagine senza fare nulla di nulla in vita sua, bensì ai milioni che ancora lo sostengono malgrado non ne azzecchi una da quando ha lasciato la scuola primaria. Quelle persone, che lo sostengono e pensano meno male che c’è lui che impedisce a Draghi di mettere la patrimoniale, sono persone senza pensiero. Salvini può rappresentare il Male, solo in quanto interprete della gente senza pensiero.
Direte: è anche una questione di corretta informazione, mica tutti possono leggere gli atti parlamentari, o i riassunti pubblicati sui giornali, e necessariamente si fidano dei loro leader. No, non è così. Se anche non ho tempo, voglia, o la cultura necessaria per informarmi, come posso pensare che una maggioranza che include dai post-comunisti ai liberali sia favorevole alla patrimoniale, e solo Salvini, solo lui (manco Meloni) l’ha scoperto e denuncia il fatto, salvo dire, 24 ore dopo, va bene, ci fidiamo di Draghi, se ha detto che la patrimoniale non c’è allora siam contenti. Come posso non pensare che Salvini spara stupidate perché è il massimo che riesce a fare, casino, come ormai dicono esplicitamente tutti con quel preciso vocabolo (Letta, Vittorio Feltri…)? Quel ‘necessariamente’ qui sopra, quindi, non regge. Non ci si fida “necessariamente” di un bamboccio che ha fatto e sfatto il governo, che dice e protesta a vanvera e si fa prendere per il sedere in magnifica e delicata forma dal Presidente del Consiglio un giorno sì e l’altro no.
Quindi, per concludere: Salvini è senza pensiero (credo) e i suoi supporter sono senza pensiero (sono certo) per questa semplice ragione: prendono la mera sintassi di Salvini (Draghi vuole mettere la patrimoniale e alzare le tasse) senza un briciolo di sforzo di comprendere la semantica e specialmente la pragmatica sottostanti: che è in difficoltà; che non può non sapere cose che hanno circolato abbondantemente in commissione; che sono pure in buona parte idee già sostenute dalla Lega; che lui non ha la capacità di formulare una proposta programmatica che sia una (smentitemi se siete capaci); che dice cosa diverse e contraddittorie nell’arco di poche ore; e così via. Si resta al livello sintattico, esattamente come le istruzioni della caldaia: se si accende la spia A, allora premere il pulsante B.
Il Salvini qui tratteggiato è un esempio perfino macchiettistico, e deve essere considerato solo come tale. Facile, comprensibile. Adesso esercitatevi voi. Compiti a casa: prendete un leader politico a caso, italiano o straniero; prendete un/una influencer, giornalista, divo, papa o sacrestano, e riflettete sul senso di ciò che dice: voi leggete sul giornale delle frasi (la sintassi); riuscite a cogliere la semantica e la pragmatica? Riuscite a cogliere che, semplicemente, solo raramente ci sono?