Alla ricerca di un concetto (il Grande Disagio potrebbe andare bene)

Un po’ stimolato dall’articolo di Claudio Cerasa sul Foglio, che dice che non si tratta di fascismo ma di “pensiero unico complottista” (lui spiega e argomenta abbastanza bene), ma non pienamente convinto neppure da lui, mi trovo a riflettere sulla mancanza di un concetto chiaro e definitivo per esprimere il senso della deriva di questi anni, espressa chiarissimamente dal movimento No Vax e dai disordini di sabato scorso. Mi manca un concetto. Eppure ne scrivo da molti anni, di quella roba lì, scagliandomi fortemente contro il populismo grillino, contro il salvinismo, contro il complottismo, contro la cancel culture eccetera. Tutte queste cose che ho enumerato hanno a che fare col concetto che cerco e che non trovo. Devo quindi ricominciare daccapo, riflettendo sulla storia di questa deriva, sulle sue componenti sociali, sugli obiettivi apparenti che si pongono i suoi protagonisti e su quelli (presunti) reali, su cosa fanno e dicono… 

Perché – così penso io – il fascismo c’entra (vedi il ruolo di Forza Nuova, vedi le note infiltrazioni di destra nel movimento No Vax…), ma non si può banalmente dire – ha ragione Cerasa – che questa massa di insensati sia composta tout court da “fascisti”. C’entra fortemente il complottismo, sì, ma a me pare che il pensiero complottista non sia l’origine del malessere sociale cui assistiamo, ma un epifenomeno, e in questo non mi convince Cerasa. Certamente in piazza, sabato scorso (e prendo quell’avvenimento come emblematico, una sorta di spartiacque) c’erano complottisti di ogni genere, ma anche molti sempliciotti, gente che non pensa né al Grande Reset né al microchip nel vaccino ma, semplicemente, non sopporta l’idea di essere obbligata a fare qualcosa, e non saprebbe spiegare bene il perché. E poi c’entra il livello scolare e la cultura generale, certo, ma poi abbiamo gente come Cacciari, Agamben e Freccero che, insomma, qualche libro l’hanno pur letto! E poi ci sono i social, sì, che aiutano a diffondere fake news e altra monnezza, ma anche qui: mica tutti ci siamo lasciati ingannare da quelle falsità, giusto?

Uno sguardo generale e superficiale, quindi, ci mostra una complessità (ancora una volta, sì) che non sembra facilmente catalogabile. 

In questo Grande Disagio del Terzo Millennio sembrano entrare sostanzialmente avversari delle Istituzioni in quanto tali, a prescindere dai vaccini. Che siano eversori di professione come i fascisti di Forza Nuova, o professori cavillanti sul delicato equilibrio costituzionale fra diritti individuali e doveri sociali.

Il tema sembra essere questo: io sono io, io decido io, e non accetto che qualcuno ponga un limite dicendomi “da qui in poi non puoi decidere tu, perché subentra un altro e più grande diritto, quello della collettività”. Che la contestazione di quel limite sia giustificata con l’erudizione di Agamben, col Grande Reset di Freccero o con l’ottusità delle mamme che intendono proteggere i loro figli, che dietro ci sia una capacità argomentativa o solo la furia manesca degli squadristi, che si concentri solo sui vaccini o che sia inserita in un contesto critico più generale, il Grande Disagio del Terzo Millennio esprime, ormai al calor bianco, questa aporia fra diritti individuali e diritti collettivi, fra individuo, nella sua singolarità, che pretende i primi, e Istituzioni che devono garantire i secondi.

Si è spezzato il legame fra individuo e società (fra Ego e Istituzioni) che in forme assai diverse aveva tenuto assieme il Secolo Breve; sia in ottica liberale (la famosa manfrina che i miei diritti finiscono là dove cominciano i tuoi) che socialdemocratica (lo Stato vede e prevede, e noi ci fidiamo e pensiamo ad altre cose).

Per alcuni Grandi Disagiati questa frattura è programmatica, c’è sempre stata e non stupisce: per fascisti ed eversori assortiti, antagonisti eccetera questo opposizione è sempre stata una premessa all’azione politica, anche se storicamente si è connotata in modo assai diverso da quello che sto descrivendo (i fascisti e gli eversori in genere vogliono abbattere le istituzioni democratiche per sostituirle con le loro istituzioni massimaliste). Oggi questi terroristi mutano forma, si adattano, cavalcano e sfruttano l’onda. Costoro non sono interessanti, sono facilmente individuabili e controllabili.

Sono assai più interessanti (perché più pericolosi) i Grandi Disagiati fuori da quegli schemi, quei commercianti della rete #IoApro, per esempio, disponibili a mettere a repentaglio la loro attività per protestare in piazza contro il green pass; o quelle mamme che credono veramente di condurre una santa crociata in difesa dei loro figli. Gente comune, fino all’altro ieri, prevalentemente non ideologizzata, che mostra una furia inaudita, un accecamento fideistico inatteso, non descrivibile semplicemente come mera ignoranza o come subalternità alle centrali della disinformazione (anche se c’entrano sia l’ignoranza che la subalternità). C’è dell’altro. C’è la frattura del rapporto fra individuo e società, fra Ego e Istituzioni.

Mi sto avvicinando? 

Se fosse, allora questa è una precondizione: dato un certo contesto storico (che potrei bene argomentare, e già l’ho fatto molte volte su HR), si è consumata questa frattura che predispone al Grande Disagio. Tale Grande Disagio (GD), date certe condizioni (qui sono più incerto: quali?) diventa intollerabile e richiede una reazione che attende un evento specifico, la Grande Goccia che fa traboccare il vaso del GD e assumere atteggiamenti radicali (non parlo di Forza Nuova, ma delle mamme, degli impiegati, dei commercianti in piazza). La Grande Goccia ha assunto la forma dei vaccini, mascherine, green pass, perché la pandemia ha oggettivamente aggravato il GD: lavoratori diventati precari, ristoratori in difficoltà, genitori coi figli che non hanno potuto andare a scuola, etc. Anziché imboccare la strada razionalistica (teniamo le distanze e la mascherina, vacciniamoci…) i Grande Disagiati si sono infilati in questo cul de sac per ragioni che non ho idea se siano prevalentemente psichiche e personologiche, o un mix di fattori sociali, culturali e personali.

Fin qui un accenno descrittivo, ma il concetto funziona se origina una teoria sociale che consenta una certa prevedibilità. Ma io non sono in grado, e ho dubbi anche sul concetto che vi ho proposto. Ci lavorerò.