Il futuro dei bambini

Save the Children, forse la più importante ONG che si preoccupi dell’infanzia a livello planetario, mi ha inviato il volume Il futuro è già qui. Diario dell’infanzia a rischio 2021, edito da Ponte alle grazie ma scaricabile gratuitamente seguendo QUESTO link.

Negli anni in cui ho lavorato con loro, come consulente alla valutazione dei loro progetti (mi sono occupato di quelli italiani, non dei molteplici internazionali) ho imparato una cosa sorprendente: noi non vediamo i bambini.

Se siamo genitori, o nonni, nella maggior parte delle famiglie borghesi, di ceto medio, ovviamente non abbiamo occhi che per il nostro pargolo; al massimo per i suoi compagni di classe. Già se apparteniamo a classi sociali più marginali e deprivate questo lusso non ci appartiene, con evidenti ricadute educative. Ma più in generale la categoria sociologica dell’infanzia sembra non interessarci molto. Quali notizie abbiamo dei bambini, di cosa fanno, di come vivono e, specialmente, di come soffrono, di quali disagi sia costellata la loro crescita verso l’età adulta? Anche a prescindere dai poveri bambini africani, sudamericani, asiatici (ma perché prescinderne, fatemi capire…) i nostri bambini italiani sono come il piccolo popolo: ci sono ma non li vediamo, perché non li guardiamo, perché la nostra società ha tanti problemi che paiono più urgenti.

Scrivono i curatori del volume:

Garantire a tutti i bambini pari opportunità di crescita, di sviluppo, di educazione: lo afferma la nostra Costituzione ma è un diritto che fatica ad essere esigibile. Tra gli effetti disvelatori della pandemia, vi è anche quello di avere acuito e reso visibile la sfida enorme rappresentata dal contrasto alle disuguaglianze e alla povertà dei bambini e degli adolescenti. […] Lo stesso sviluppo del Paese, ipotecato dal drammatico calo demografico in atto, dipende, in gran parte, dalla messa a valore del capitale umano, dalla capacità di adattamento ai cambiamenti e dalla spinta all’innovazione che i più giovani possono imprimere.

Il volume, molto documentato e ricco di dati, è da leggere e consultare per intero. Mi permettete di fare solo qualche rapida incursione.

  • Nel 2007, la povertà assoluta colpiva 3 bambini su 100. Pochi anni dopo, nel 2016, era quadruplicata e colpiva 12,5 minori su 100, ossia 1 minorenne su 8. nel primo anno della crisi pandemica, il 2020, sappiamo che i bambini e i ragazzi che vivevano in condizione di povertà, senza avere accesso a beni e servizi essenziali, erano il 13,5% del totale, quindi 1 minorenne su 7. in pratica, dal 2008 in poi, la povertà assoluta nella fascia d’età 0-17 anni è aumentata costantemente.
  • Al 1 gennaio 2021, i residenti stranieri sono oltre 5 milioni, l’8,5% sul totale della popolazione, con una tendenza alla stabilizzazione della presenza negli ultimi anni. Tra di loro, più di un milione di giovani e giovanissimi rappresentano oggi il 10,9% della popolazione 0-17enne residente in italia. Secondo i dati del ministero dell’istruzione, nell’anno scolastico 2020/21 gli alunni e studenti con cittadinanza non italiana (Cni) nelle scuole statali erano quasi 809 mila (valore atteso), il 10,8% sul totale dei frequentanti.
  • L’81% degli 11-17enni in Italia utilizzano internet tutti i giorni, ma anche il 42% dei piccoli 6-10 anni lo usano quotidianamente. Molise e Basilicata sono le regioni dove i bambini e i ragazzi si connettono di più. Tra gli adolescenti di 14-16 anni, il 3% si caratterizza per totale assenza di competenze digitali, mentre il 30% mostra di avere competenze elevate, almeno al livello tecnico/informatico e di lettura/decodifica dei contesti mediali.

Il testo parla anche di ambiente, di consumo del suolo, di traffico e di molto altro, perché i nostri bambini invisibili soffrono in maniera specifica per questi e ogni altro problema. Lo vivono dal punto di vista di chi li subisce solo, di chi viene penalizzato per tutto il suo futuro per le conseguenze che i problemi hanno sul suo nucleo familiare e il suo contesto; questo gli adulti faticano a capire: i bambini non sono “minori” (non autonomi, meno capaci, meno consapevoli…) che si possono parcheggiare a scuola o davanti a un computer mentre noi adulti arranchiamo nella vita. Vivere in un ambiente urbano ostile, non poter fare sport e socializzare, mangiare cibo scadente, abitare un ambiente malsano, frequentare il peggio dei social media, costituiscono tutti elementi di disagio presente che informeranno pesantemente le possibilità di un futuro ricco e consapevole. Questi bambini deprivati (e, in certa misura, una buona parte di quelli più fortunati del ceto medio) sono castrati oggi delle possibilità che potrebbero avere domani. E qui si gioca l’impegno delle associazioni, come Save the Children, che si occupano di bambini in termini complessivi. Questa deprivazione incrementale, che è trasversale e agisce su tutti, è bene riassunta nella conclusione del volume, quando la direttrice dei programmi Europa-Italia, Raffaela Milano, scrive: 

molto prima della pandemia, in Italia si sono radicate disuguaglianze nei diritti che le statistiche nazionali non catturano. Un bambino che vive in Sicilia ha accumulato, alla fine delle elementari, un anno di istruzione in meno rispetto al suo coetaneo della Lombardia, perché non ha avuto accesso al tempo pieno. Nella stessa Lombardia, un bambino di Milano ha il 15% di possibilità in più di entrare all’asilo nido rispetto ad uno di Sondrio. E a Milano vi sono quartieri dove il numero dei ragazzi che non raggiungono la laurea è 7 volte superiore a quello di chi vive in altre zone della città. Più si esplorano da vicino i diversi territori, più le geografie dell’infanzia svelano gigantesche ingiustizie di opportunità, di diritti, di futuro.

Quando pensiamo all’infanzia, quindi, non pensiamola solo come piccolo popolo felice (beata gioventù!) del quale non interessarci poi molto, oppure, all’altro capo della scala, come poverissimi bambini africani malati. La società contemporanea è durissima, competitiva, ingiusta, diseguale, selettiva; i nostri bambini crescono in un mondo che ha già praticamente deciso se qualcuno potrà avere successo oppure no, se qualcuno potrà crescere, studiare, sentirsi libero e da cittadino adulto e consapevole contribuire al suo paese e alla sua comunità, oppure se sarà condotto a una delle tante vite marginali che sembrano essere destino di masse crescenti di minori.

(Tutti i dati e i disegni sono tratti dall’Annuario di Save the Children)