Viva un futuro di pace, sì, ma intanto, cosa facciamo?

Non piacendomi le etichette non so dire se ho diritto a quella di pacifista, come a qualunque altra etichetta (democratico, liberale, …) che oggi molti si fregiano di esibire. Certamente non ho mai esibito l’etichetta di putiniano, di facile guerrafondaio, bullo, anche perché le etichette, oltre che stupide, non sono necessariamente dicotomiche. Non è che da una parte mettiamo, per esempio, i pacifisti, che la guerra mai e poi mai, che le armi agli ucraini sono un errore, che Putin per carità, certo, ma cerchiamo un modo per imporre la pace (quale?), e dall’altra parte ci sono i feroci mastini che sono ovviamente di destra, oppure vendono armi, e non c’è scampo, o l’uno o l’altro. Questo ridicolo modo di ragionare – quanto diffuso! – è il modo che fa un torto alle vittime, in questo caso agli ucraini, e un favore a Putin. Leggo – a mo’ di esempio – quanto scrive Vendola: protesta per “la propaganda bellicista [che] irride a chi sceglie di non indossare l’elmetto, a chi obietta e pone domande, a chi sceglie l’alfabeto e i gesti della nonviolenza”, e vorrei anche dire che potrei essere d’accordo con lui, ma su un piano argomentativo differente, che è poi quello col quale ho esordito: chi “irride” le ragioni altrui è dogmatico, implicitamente etichetta e si schiera, si priva della possibilità di capire, osservare, e quindi argomentare, distinguere, comparare, criticare. Vendola poi (che, ricordo, uso solo come esempio, e perfino “alto”), lamenta che “non si compie mai un bilancio di verità delle guerre fatte, non ci sono lezioni da apprendere a Kabul o a Bagdad o a Tripoli o a Damasco”, che è vero (ma andrebbe ricordato a Putin…), e prosegue sostenendo che “ripetiamo lo stesso copione stereotipato per il nemico di turno riducendolo alla parodia di Hitler”, che è falso; è assertivo, ideologico, non argomentato, non significa niente. Vendola se la prende con gli anni persi, da noi occidentali, blandendo Putin e fingendo di non vedere le sue mire imperialiste, e ha ragioni da vendere, critica i putiniani di ieri (e di oggi) e si arena nell’immancabile arringa finale:

prima o poi sentiremo l’urgenza di fermarci un attimo a discutere della mortificante evaporazione dell’Onu e del diritto internazionale, delle alleanze politico-militari in un mondo nuclearizzato e rigonfio di pulsioni nazionalistiche e di regressioni imperialistiche, dei diritti fondamentali delle persone e dei popoli in ogni angolo di universo.

Tutto molto nobile, parte di un pensiero pacifista che ha contato molte schiere di nobilissimi pensatori ma che, mi permetto, ha bisogno di non mettere un punto lì, dove Vendola e i pacifisti lo mettono. A meno di essere un punto e a capo, per iniziare il doloroso paragrafo delle soluzioni prospettate.

Non credo di essere un disfattista se immagino un’Europa che intervenga con tutta la sua energia per fermare e non per implementare la guerra. 

Punto. La fine è l’auspicio. Qualcuno si preoccupi di farlo proprio e metterlo in pratica, che il pensiero di Vendola non riesce ad andare oltre, l’afflato emotivo contro la guerra (che credo tutti sentiamo) prosciuga il pensiero dei pacifisti, che non vogliono la guerra (giusto), che vorrebbero che i cannoni si fermassero (giustissimo), che deplorano i morti (e ci mancherebbe) e poi, niente: arriva il punto senza accapo.

Abbiamo mandato armi agli ucraini; “Male!” – si grida dal loggione pacifista – “si va contro la Costituzione!!” (e ti pareva…).

Allora, caro lettore, facciamo un gioco; ti va?

Io e te siamo contro la guerra, assolutamente, senza se e senza ma. Abbiamo il potere assoluto (per gioco, ahinoi) di governare l’ONU, la NATO, l’Unione Europea, la BCE e ogni altro organismo utile; io e te. Cosa facciamo per fermare la guerra? Dimmelo, caro lettore, ma ti prego di non propormi “tavoli negoziali” (sono già in corso) o altri brodini tiepidi; in questo momento, esattamente ora, mentre leggi, qualche cannone russo sta sparando sulla testa di uomini, donne e bambini ucraini, che nulla di nulla hanno fatto per meritarsi la morte, la sofferenza e le privazioni. Dire “Eh, l’Unione Europea ci doveva pensare prima” è una giusta analisi politica (che abbiamo proposto anche qui su HR) ma vale nel salotto dove si fa analisi politica (Boom, BOOM!, nel frattempo sono partite altre tre cannonate, hanno ucciso altre persone). Lamentarsi dei filoputiniani, sovranisti, massimalisti e fascisti assortiti è doveroso (lo facciamo anche noi sin dalla fondazione di HR), ma vale per la necessaria analisi politica, per capire per quale diavolo di motivo un’ampia fetta di popolo li vota (Sbang, SBRADABANG!, un obice ha appena ucciso due bambini a Kyiv). E specialmente, discettare sul pacifismo come scelta morale, politica, che deve informare la nostra Costituzione, l’agire del nostro governo, essere stella polare europea, va benissimo, esattamente come ragionare di ambientalismo, di parità di genere, di inclusione fra razze e di dialogo religioso. Tutte e ciascuna queste idee sono segno di democrazia, di rifiuto dei massimalismi, di identità egualitaria, è davvero bellissimo, e non dovremo smettere mai di ragionare su questi temi (Spatapam, WROOOM!, è stato fatto esplodere un palazzo in Ucraina con tutta la gente che c’era dentro).

Quindi, caro lettore che stai giocando con me: in questi cinque minuti di lettura, mentre scartavamo, man mano, varie opzioni dialogiche, i russi sono avanzati un altro po’ nel cuore dell’Ucraina, qualche ucraino è morto, un pezzo di territorio è stato devastato, e aggiungiamo qualche anno al tempo necessario, poi, per lenire le ferite, per dimenticare, per ricostruire e per rinascere.

Quindi?

A me va benissimo che il Papa esorti alla pace. Lui è un prete, crede che i conti si faranno in un’altra vita e il suo potere è spirituale. Ma persone che di mestiere fanno politica (e per me ogni uomo e donna che ragioni, implicitamente sta facendo politica), se si limitano a esortare, a sperare, sono ipocriti. 

Non lo sarebbero se dopo l’auspicio pacifista mettessero sul tavolo una proposta plausibile di intervento; per esempio: “Poiché vogliamo la pace, e non vogliamo rispondere alla guerra con altra guerra, pensiamo che comminando a Putin la tale sanzione, lui dovrà smettere in 24 ore, in 48, la sua aggressione, e così l’avremo costretto a piegarsi alla civiltà senza sparare un colpo”. Come sarebbe bello! Naturalmente il pacifista in questione deve anche allegare un progetto di fattibilità, e mi spiego. Se la proposta (per dire) fosse l’immediata interruzione dell’acquisto di gas russo (che probabilmente sarebbe una misura non male), occorre dire: come si sopperisce, dall’oggi al domani, all’ingente necessità europea di energia; nel frattempo, come si scaldano le famiglie e come vanno avanti le industrie; se la gente protesta, in che modo la si convince (o la si obbliga?) a stare al freddo senza rompere le scatole per il bene degli ucraini; come si convincono gli altri 20 e passa membri dell’Unione (perché sarà chiaro che lo si fa tutti o nessuno), eccetera.

In mancanza del paragrafo sul cosa fare, e come farlo (subito, adesso, che sono morti altri 5-6 ucraini mentre stavate leggendo!), il pacifismo à la Vendola viene proclamato con le scarpe degli ucraini (a Roma lo dicono in modo più colorito, ci siamo capiti), esattamente come l’ambientalismo à la Greta, l’attenzione al genere à la Murgia, e via enumerando intellettuali, testimoni (o blateratori) che proclamano il principio (pacifista, ambientalista, inclusivo) guardandosi bene dal dargli sostanza, perché la proclamazione delle Grandi Idee è tanto emotiva e facile, e ci fa stare bene, dalla parte dei Giusti, mentre capire come diavolo si devono fare le cose è piuttosto complicatino.

C’è la guerra? Vogliamo la pace! C’è l’inquinamento? Vogliamo l’ambiente pulito! Ma senti un po’, chi l’avrebbe immaginato? Vogliamo donne emancipate e considerate, neri trattati umanamente, che arrivino in Italia e trovino subito lavoro come CEO di un’importante holding, ma ci mancherebbe, chi non lo vuole (fascistoni e leghisti a parte)? Ma mentre la masturbazione prosegue, in questo preciso momento, c’è gente che muore, per colpa di un bastardo, bandito, dittatore, sanguinario figlio di puttana, che non ascolta le perorazioni pacifiste solo perché il ridere gli farebbe slogare la mascella.

Volete aiutare gli ucraini? Sanzioni serie, vere e pesanti, anche se hanno un effetto negativo pure su di noi (ne ha scritto da poco Ottonieri); aiuti economici, certo; ma anche armi e munizioni, che in Ucraina le pietre sono finite; poi una vera politica diplomatica e militare dell’UE, ma già siamo al dopo.

Evviva il popolo ucraino in armi, morte al dittatore!