Possibile che nessuno legga Hic Rhodus?

In questi giorni, gli appassionati di tecnologia (e non solo loro) sono eccitatissimi a causa di ChatGPT. Basta cercare un po’ per trovare decine di articoli online, e anche i maggiori media generalisti come il New York Times gli hanno dedicato numerosi articoli.

Di cosa si tratta? ChatGPT è un chatbot, ossia un sistema di intelligenza artificiale che utilizza il linguaggio naturale per comunicare con i suoi utenti, ed è in grado di sostenere conversazioni sensate in molte lingue, incluso l’italiano. A differenza dei normali chatbot che ormai incontriamo sui portali di quasi tutte le aziende, ChatGPT ha sia un’eccellente competenza linguistica sia un “addestramento” basato su un’enorme quantità di dati, che per essere elaborati hanno richiesto grandi risorse di calcolo. Non è un caso che i più sofisticati sistemi di intelligenza artificiale orientati all’uso del normale linguaggio umano siano realizzati dalle stesse grandi aziende multinazionali che forniscono servizi elaborativi su scala mondiale, come Google, Microsoft, Meta/Facebook, eccetera. OpenAI, la società che ha realizzato ChatGPT, a suo tempo era stata fondata da diversi investitori, tra cui Elon Musk, come una no-profit, ma nel corso del tempo ha intrapreso anche attività commerciali (Musk ne ha abbandonato il consiglio d’amministrazione alcuni anni fa, mentre tra i maggiori finanziatori oggi c’è Microsoft).

ChatGPT è insomma semplicemente l’ultimo e forse più perfezionato esempio di sistemi di intelligenza artificiale dotati di capacità “generaliste”, e di una cultura enciclopedica anche se, come OpenAI tiene a precisare, non infallibile e non aggiornata agli ultimi mesi. Per il momento, usarlo richiede solo una registrazione gratuita, e chiunque può fare una chiacchierata con “lui” visitando il sito https://chat.openai.com/. Io l’ho fatto, ed è certamente interessante, ma l’hanno fatto anche centinaia di migliaia di altre persone, che hanno chiesto a ChatGPT le cose più disparate, come si può leggere in decine di articoli e post che riportano quelle conversazioni, tanto che ChatGPT è diventato uno degli argomenti più discussi su Internet negli ultimi giorni.

Il tono ricorrente di questi commenti è la sorpresa. ChatGPT è in grado non solo di rispondere a domande complesse o di intrattenere conversazioni sugli argomenti più vari, ma può produrre “contenuti” apparentemente originali e molto diversi tra loro, come compiti e tesine per la scuola, software, brani musicali, e poesie, come il brano che segue e che gli ho chiesto personalmente di dedicare alla luna:

Luna, splendida e pallida,
che in cielo brilla di luce propria,
attraverso le nuvole e le tempeste,
sei sempre lì, a brillare serena.

Luna, sorgi al tramonto,
e con il tuo chiarore illumi la notte,
mentre la terra riposa.

Certo, non è un granché, e contiene anche un errore (l’italiano non è sicuramente la lingua che ChatGPT “conosce” meglio), ma non è il caso di essere troppo esigenti!

Oltre alla sorpresa, molti articoli su ChatGPT manifestano preoccupazione. Sembra che improvvisamente a tanti osservatori presumibilmente competenti sia venuto in mente che i sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, ossia “generalisti”, possano nel prossimo futuro sostituire o rendere inutile il lavoro di moltissime persone, in attività intellettuali, soprattutto quelle che comportano la raccolta e l’organizzazione di informazioni. Insegnanti, giornalisti, avvocati, copywriter… improvvisamente, sembra che sia accaduto chissà cosa.

La verità, purtroppo, è che ChatGPT è informatissimo, ma la maggioranza delle persone, anche quelle che dovrebbero essere informate per dovere professionale, no. Sorprendersi delle capacità di un chatbot, sia pure sofisticatissimo, e trarne previsioni più o meno pertinenti è segno che finora di quanto sta accadendo non si è capito nulla, e quindi non si ha nemmeno idea di quello che, inevitabilmente, accadrà. Non a caso, su Hic Rhodus sia Claudio Bezzi che io, partendo dai rispettivi punti di vista e competenze, scriviamo da anni che l’impatto sociale dei sistemi di General Artificial Intelligence sarà enorme, e che è assolutamente indispensabile prenderne atto e avviare immediatamente iniziative politiche difficili e complesse, cosa che in realtà non sta affatto accadendo. ChatGPT, per interessante che sia, non rappresenta che una tappa prevedibilissima di questo percorso rivoluzionario, e la sua esistenza non modifica in nulla le previsioni che è ragionevole fare, se non agli occhi di chi previsioni non ne sa fare. D’altronde, si può dire che chi oggi si sorprende e si allarma almeno dimostra di seguire la realtà, e infatti possiamo osservare che la nostra politica appare completamente ignara di questi temi.

Quindi, a beneficio dei molti che evidentemente non hanno seguito l’avanzata delle tecnologie di Intelligenza Artificiale, e neanche, molto più modestamente, quanto qui ne abbiamo scritto negli ultimi anni, ricapitoliamo quello che certamente accadrà, quello che probabilmente accadrà, e quello che dovrebbe assolutamente accadere ma probabilmente non accadrà.

Certamente, i sistemi di Intelligenza Artificiale diventeranno sempre più sofisticati e sempre più in grado di svolgere, come e presto molto meglio degli esseri umani, tutte le principali attività lavorative che comportino in qualsiasi forma l’acquisizione, l’interpretazione, l’elaborazione e l’impiego di dati e informazioni. Certamente, si realizzeranno sempre nuovi sistemi di questo genere, e tra qualche mese ne sarà presentato qualcuno più potente e versatile di ChatGPT, ammesso che non esista già. Altrettanto certamente i più potenti e sofisticati di questi sistemi non saranno posseduti né dai singoli cittadini, né dalle aziende, neanche le più grandi, ma saranno centralizzati e offerti sotto forma di servizi “a consumo” da pochissimi colossi dell’economia digitale, il cui potere economico e politico crescerà ulteriormente.

Probabilmente, l’effetto netto di tutto ciò sull’occupazione sarà una pesante perdita di posti di lavoro, e un’ancora più pesante obsolescenza delle competenze di chi lavora oggi. Il mantra degli economisti che dicono che la perdita di posti tradizionali sarà compensata dalla creazione di “nuovi lavori” è probabilmente privo di fondamento, perché a essere sostituiti saranno anche coloro che oggi sviluppano o gestiscono sistemi informatici, che in prospettiva saranno tutti centralizzati e offerti sul cloud. E spariranno moltissimi posti di lavoro che consideriamo “intellettuali”, come abbiamo visto, e che non saranno compensati da nulla.
La conseguenza inevitabile, e quindi altrettanto probabile, sarà lo svuotamento del sistema fiscale e di welfare che oggi è basato pressoché integralmente sul lavoro. Le casse degli enti previdenziali non riceveranno contributi dai robot, e il gettito delle tasse sul reddito delle persone fisiche crollerà, perché ci ritroveremo in un mondo di “PIL senza lavoro”. L’intero apparato statale diventerà insostenibile, a meno che…

Improbabilmente, i politici, la classe dirigente, l’opinione pubblica del nostro e degli altri paesi occidentali capiscano dove stiamo andando a parare e decidano un intervento coerente, coordinato e lungimirante per ridisegnare completamente il sistema fiscale e contributivo, affrontando ovviamente l’ostilità dei grandi service provider online, che, come Twitter, Meta/Facebook, Google e persino Amazon, non a caso si stanno liberando di personale “in eccesso” (altro che “nuovi posti di lavoro nella tecnologia”). Lo scenario probabile che descrivevo prima, di alcuni colossi digitali che forniscono alle aziende di tutto il mondo servizi sostitutivi della manodopera umana, richiede una risposta improbabile, ossia leggi che sostituiscano l’attuale gettito fiscale e contributivo basato sul lavoro umano con altre fonti, ad esempio eliminando le tasse sul reddito e i contributi previdenziali e sostituendoli con una megatassa sulla produzione di valore aggiunto (ma io non sono un tecnico, e non vorrei dover essere io a pensare l’improbabile soluzione di cui sto parlando), finanziando anche una forma di reddito universale di cittadinanza per chi non lavorerà, e saranno molti.

Tutto questo è chiaro da anni, ma non abbiamo anni perché chi ci governa se ne renda conto e decida di occuparsene. Se su Hic Rhodus, che non è un think tank e che non è composto di addetti ai lavori, scriviamo da anni articoli con titoli come I robot ci manderanno tuttì in pensione? , di quasi sei anni fa, vuol dire che il problema è evidente. Proprio per questo è sconfortante assistere, da un lato, alla “sorpresa” di giornalisti e osservatori professionali, e, dall’altro, alla totale cecità dei nostri politici, che anzi, negli stessi giorni, stanno lavorando su una manovra finanziaria e progettando provvedimenti che dimostrano una completa incomprensione della realtà. Quando leggiamo che il governo vuole togliere il reddito di cittadinanza a “chi può lavorare”, è chiaro che non stanno capendo proprio nulla. Possibile che nessuno tra questi giornalisti, esperti, politici, si informi su quello che succede? Evidentemente sì.

In conclusione, per quanto interessante e promettente, ChatGPT non è “sorprendente”, sarà presto superato da altri sistemi analoghi, che nell’arco di pochi anni saranno in grado, per esempio, di scrivere i contenuti di qualsiasi rivista online non solo come Hic Rhodus ma anche come quelle “professionali”, creare illustrazioni digitali migliori di quelle di artisti umani, ricercare precedenti legali, e mille altre attività intellettuali e anche “creative”. Noi esseri umani possiamo far finta di niente e occuparci di “quota 103”, oppure cercare di progettare un mondo in cui il nostro benessere non dipenda più dalla possibilità di svolgere un lavoro, per la buona ragione che la maggioranza delle persone un lavoro non l’avrà. Sarebbe bello che i nostri governanti si preoccupassero di ragionare su questo, che creassero gruppi di studio, che a Roma e a Bruxelles mettessero la disoccupazione tecnologica al centro delle strategie sul welfare. O almeno, sarebbe bello che leggessero Hic Rhodus, sarebbe già un passo avanti! O, forse, dobbiamo sperare che ci leggano i sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT?