La Costituzione più sputtanata del mondo

La Meloni vuole varare la madre di tutte le riforme, chissà il sarcasmo che potremmo fare, su questa madre? Se volete capire il ginepraio in cui si è infilata la Presidente del Consiglio, potete leggere QUI, ma una sana lettura della folle corbelleria dell’idea del premierato – così come attualmente proposta – contempla ormai una discreta varietà di testi:

Non possiamo neppure arrabbiarci troppo: la Costituzione-più-bella-del-mondo è stata sempre picconata, dalla destra e dalla sinistra, a seconda dei chiari di Luna, degli interessi elettorali del momento, dell’umore del pataca (con una sola ‘c’; è romagnolo, e non potete capirlo) di turno.

L’unica proposta di riforma costituzionale intelligente fu quella di Matteo Renzi. Ora: so benissimo che Renzi è diventato un figuro totalmente non credibile, al limite del ripugnante, e io non mi sottraggo al biasimo; qui su HR sostenemmo – con argomenti – i suoi referendum del 2016, ma poi abbiamo preso le distanze in maniera netta. Considerare oggi Renzi una persona politicamente indigesta non significa rinunciare all’intelligenza di capire che la sua proposta di riforma era giusta e necessaria.

Questa di Meloni, oltre che non necessaria, è pure stupida, di quella stupidità che il fin troppo citato Cipolla descriveva come dannosa per sé e per gli altri. 

La più stupida fra le cose stupide, quella che ci ammazzerà tutti, è l’elezione diretta di un Presidente del Consiglio con poteri aumentati. Nei testi indicati sopra potete leggere perché tali poteri aumentati, in quel modo, siano pericolosi e dannosi, ma sull’elezione diretta mi posso esprimere da me, senza bisogno di essere un costituzionalista.

Come sanno benissimo i lettori abituali di HR, qui consideriamo il populismo come il padre di tutti i mali politici (visto che avevamo una madre, ci doveva pur essere anche un padre); abbiamo scritto talmente tanto su questo che, se lo credete, vi andate a cercare da soli le nostre riflessioni; comunque, in sintesi: il populismo è una deriva pre politica, proto fascista, che pretende di iper semplificare la complessità dando in pasto al popolo ricette miracolistiche con la pretesa di risolvere i problemi dell’umanità; il populismo è intrinsecamente sovversivo, anti istituzionale, anti scientifico, anti razionale. E come sintesi direi che è sufficiente.

L’idea di far votare al corpo elettorale il premier (un premier che già adesso ha molti poteri, e con la riforma ne avrebbe assai di più) significa buttare i destini nazionali in pasto agli umori del momento, a chi governa i social media, a chi la spara più grossa, a chi vellica i lati peggiori del popolo bue, a chi sa comunicare e non necessariamente governare. Con questa idea bestiale potremmo avere avuto Presidente gente come Grillo, Berlusconi (che lo è diventato, ma in un sistema di garanzie democratiche che Meloni vuole azzerare), Di Pietro e altri seduttori popolari.

L’elezione diretta del Premier, quel famoso “sindaco d’Italia” che piace tanto a Renzi, può avere un senso in un contesto di garanzie e controlli che implicano una riscrittura di molte parti della Costituzione (una riscrittura che riguarda anche la riforma Meloni), ma gli entusiasmi (?) che si possono avere verso questa idea devono fare i conti con la realtà del nostro Paese, con la realtà politica di tutto il mondo occidentale: tutto va peggio, la consapevolezza politica declina, la complessità sovrasta ingovernabile. Il “popolo” chi voterà, in una elezione diretta, se non il più figo, assertivo, declaratorio, affabulatore, imbroglione? E comunque, lo dico subito, il compromesso che si cercherà – così credo – sarà proprio questo: non un premierato ma un “cancellierato” (il cosiddetto “modello tedesco”), accettato come male minore fra le parti, fra la destra e la sinistra. Ma chiediamoci: male minore di che? Rispetto a cosa? Chi diavolo ci ha ordinato questa riforma costituzionale di stampo decisionista, che rischia di diventare autoritaria e massimalista, di creare conflitti istituzionali, di svuotare ancor più un Parlamento che già conta poco? Chi l’ha ordinato, salvo un richiamo ideologico stracco e vuoto, una strategia di comunicazione buona a mala pena per Tik Tok, la necessità di fare qualcosa, qualunque cosa, per guadagnare i titoli di prima pagina, purché – rigorosamente – ciò che si va a fare sia priva di utilità per l’interesse collettivo?

Conclusione: HR è contrario a questa riforma populista e antidemocratica.