La tragedia dell’Olocausto non è finita

Guizot, il grande storico francese affermò che nessuno si libera dalle “catene del passato”. Il conflitto tra Israele e i Palestinesi risale alla Bibbia, alla lotta contro i Cananei. Gerusalemme fu sempre minacciata. I Romani violarono e incendiarono il Tempio.  Non fu mai ricostruito. Il muro del pianto è il simbolo della persecuzione.  Nel 600, I Persiani invasero la città. I Bizantini costruirono una basilica, che chiamarono imperiale, in polemica con il Muro del pianto, per imporre la verità cristiana nella città di Davide.  I Crociati giunsero a Gerusalemme per salvare il sepolcro di Cristo. Poi arrivarono gli Ottomani, ampliando l’impero fino alle coste dell’Atlantico. Nel 1919 giunsero gli inglesi, col generale Allenby. Nel 1917, la Balfour Declaration stabilì il principio che la “la patria degli ebrei è la Palestina”. Seguì un White Paper nel 1921. Precisò che non si voleva una “Palestina ebraica”, ovvero la fine dei palestinesi.  A Gerusalemme ci fu sempre una scuola ebraica di diritto, legata alle comunità sparse nel mondo. La scuola di Gerusalemme sopravvisse nei secoli. Continuò a svolgere la sua opera di fonte internazionale della conoscenza, nonostante gli invasori che volevano imporre la “loro” Gerusalemme, persiana, romana, cristiana o islamica. Nel 1948, la scuola di Gerusalemme divenne l’Università Ebraica. 

La svolta tragica avvenne con Hitler e Mussolini. Trovando chiuse le porte delle altre nazioni, gli ebrei perseguitati si rivolsero verso la terra di origine: Gerusalemme. Cominciò   l’esodo, la fuga per la salvezza, dall’Europa che non aveva saputo proteggerli. Tipica fu la corrispondenza tra Roosevelt e il duce. Alla proposta di accogliere rifugiati ebrei in Etiopia, Mussolini scrisse “Caro Presidente, No. La sua richiesta dimostra che lei, per primo, non si fida della democrazia, se ha paura degli ebrei in casa”.

 Nel 1941 il Gran Mufti di Gerusalemme, Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī, l’autorità araba suprema, visitò Hitler e Mussolini per chiudere la “questione ebraica”, fermare l’arrivo dei reduci dalle persecuzioni, spingerli verso l’ignoto. Accolse il piano di annientamento degli Ebrei, perfezionato a Wannsee nello stesso anno, e ne divenne sostenitore in   Palestina e in Medio Oriente. Fu il maestro dell’Islamismo radicale, legando religione e politica. Teorizzò l’odio per gli ebrei alla luce del Libro Sacro. Riprese la proposta di Mussolini che gli Arabi dovevano risolvere la loro questione ebraica seguendo la politica tedesca. Il duce gli concesse un collegamento con una stazione radio a Bari: Radio Zeissen. Si rivolgeva anche ai musulmani nei Balcani.  Trasmetteva invettive contro l’ebraismo. Chiedeva l’eliminazione degli ebrei in Palestina. Era compito dellì’Obersturmbanführer delle SS Walther Rauff, comandante dell’Einsatztzgruppe Egypt. Egli attendeva lo sfondamento del fronte egiziano, e l’ingresso di Rommel in Egitto, per annientare la comunità ebraica e chi fosse sfuggito alla cattura in Europa.

II Mufti ha posto le premesse culturali e politiche dell’aggressione araba, della guerra del 1948, schiacciando l’opposizione che favoriva invece la conciliazione tra le parti.   L’articolo 22 della Convenzione di Hamas, scritta a Londra nel 1988, descrive l’intera storia moderna come se fosse dominata dai piani segreti ebraici. La Costituzione di Arafat, Al Fatah, è un grido di guerra: l’invito all’unità araba per liberare la “Palestina”. Non si parla di diritti. Gli Arabi consideravano la fondazione dello stato ebraico una sfida mortale. Sotto gli inglesi, caduto il nazi-fascismo, i tentativi di creare un sistema elettorale proporzionale fallirono. Gli ebrei sarebbero stati perpetuamente in minoranza ed esposti a violenze. 

Così, Israele sorse assediato.  Il 22 Marzo 1955 nacque la Lega degli Stati Arabi. Alcuni dei più feroci criminali di guerra nazisti, legati ad Hitler, continuarono la loro battaglia istruendo gli eserciti arabi, favorendo il traffico di armi, fomentando lo spirito di vendetta e annientamento. L’esempio è Walther Rauff, l’inventore dei furgoni della morte. Egli formò i servizi segreti egiziani e siriani. Collaborò col dittatore Ḥusnī al-Zaʿīm.  Fino al ’90 i sovietici incoraggiarono l’assedio di Israele. Fornirono armi pesanti, carri, aerei. agli stati arabi appoggiando le operazioni terroristiche, con la Stasi, la polizia segreta del partito comunista della Germania comunista, asservita al KGB, centro del traffico di droga. Essa fu particolarmente impegnata, in Italia, per suscitare la violenza contro Israele.

Sebbene assediato, Israele cercò un dialogo con i palestinesi allo scopo di superare la violenza. La Corte Suprema, con il presidente prof. Barak, eminente giurista, accolse i ricorsi dei palestinesi contro la violazione dei loro diritti. Trovò allora l’appoggio dell’esercito e dei servizi segreti. Ben consapevoli che, in Medio Oriente bisognasse passare dal sangue al diritto che proteggesse anche i Palestinesi.  

Fondamentali furono allora le sentenze Gush Emunim, il partito radicale ortodosso di destra, il rabbino Kahane ed il suo movimento.  Barak, l’allora consigliere giuridico del primo ministro Begin, propose a Camp David la federazione tra Israele, la Giordania e l’Autorità palestinese, oltre allo scambio tra territori israeliani e arabi. Il piano si reggeva sull’eguaglianza dei diritti ed il rispetto della dignità dei contraenti.  La democrazia israeliana, fondata sul diritto alla giustizia, avrebbe protetto i palestinesi dalla violenza fanatica, stabilendo i diritti di cittadinanza. Il 17 settembre 1978 fu stabilito il principio che i rapporti tra Israele e i palestinesi avrebbero stati governati dal principio universale del due law process e alla luce delle risoluzioni delle Nazioni Unite n. 242 e 338. Con ciò, Israele predisponeva anche uno strumento contro l’acquisizione illecita delle terre oltre il suo confine — il punto cruciale del conflitto.

L’assassinio del primo ministro Rabin, il 4 novembre 1995, cambiò la storia. Rabin appoggiava la visione costituzionale della Corte Suprema, la sua politica, l’impostazione di Begin. Con l’ascesa della destra estrema, Israele è stato dilaniato dai conflitti interni. È emerso Netanyahu: con idee radicalmente diverse, contro la Corte Suprema, specie quando quest’ultima dichiarò illegittimi gli insediamenti e la politica che li giustificava. Da allora, Netanyahu ha avviato una lotta senza quartiere contro la Corte.     

I Palestinesi sono stati abbandonati alla loro sorte, alle divisioni interne e al radicalismo, al dominio violento e spietato di un partito armato: Hamas. Né l’Europa né l’ONU se ne sono curati.Israele e il mondo arabo sono stati visti come un mondo lontano dall’Europa: coinvolti in questioni che, in sostanza, riguardavano solo loro. I russi sono rimasti invece nella regione. Hanno incoraggiato l’islamismo radicale, Hamas e altre consorterie, facendo della questione palestinese un problema che va ben oltre i rapporti tra ebrei e arabi. Occorre invece una visione politica e culturale più complessa e interventi di vasta portata.

Accanto agli aiuti, alimentari e militari, occorre in Palestina un sistema giuridico e una forza di polizia che protegga dagli abusi delle fazioni armate imposti alle comunità col terrore o la corruzione, nonché nei rapporti con i vicini. Forse si potrà evitare che i civili siano impiegati come arma, con la strategia del massacro. Si confondono altrimenti civili innocenti e combattenti: si genera così il massacro.

È preoccupante che Hamas e alcuni stati arabi, particolarmente l’Iran, abbiano di nuovo invocato la distruzione di Israele e la cattura di Gerusalemme. Senza la protezione della giustizia la violenza riprenderà presto in Palestina. L’ombra demoniaca di Hitler, l’eccidio di massa, grava sempre sul mondo. Si possono dimenticare migliaia di orfani, senza cibo e rifugio, vaganti per l’Europa, spinti dai torturatori nazisti? Le loro ombre sono ancora con noi, senza pace.

L’Europa. deve contribuire allo sviluppo economico e sociale di Gaza, alla sua cultura, alla sicurezza interna, con un corpo di polizia in grado di proteggere i processi democratici.  Purtroppo giuristi, giudici, avvocati non hanno compreso le riforme che Israele voleva fare. Non le hanno sostenute nel momento cruciale. Hanno pensato che Israele fosse un mondo a sé, isolato dalla tradizione europea, chiuso in una specie di lager poco interessante.

L’Unione Europea doveva ricordare, comprendere e agire in tempo. Avrebbe dovuto rendersi conto che l’assalto contro la tradizione costituzionale parte oggi dal Medio Oriente.

Riferimenti

British White Paper of June 1922, Lillian Goldman law library, Yale University.

British White Paper of June 1922, Lillian Goldman law library, Yale University.

Pact of the league of Arab States, 22 Marzo, 1945, American Foreign Policy, 1950-55, Basic Documents, vol. 1, Department of State Publications 6446, General Foreign policy Series 117, Washington, D.C.

The Palestinian National Charter, Resolution of the Palestine National Council of July 1-17,1968, Lillian Goldman law library, Yale University

Camp David, September 17, 1978, The Framework for Peace in the Middle East, Lillian Goldman law library, Yale University

Morar v Commander of Judaea and Samaria, Decided June 26, 2006; Supreme Court of Israel

Yassin v Government of Israel, decided September 4, 2007, supreme Court of Israel

Articolo scritto per Hic Rhodus da Carlo Giuseppe Rossetti