L’immunità parlamentare e la riforma del Senato

Si è infiammato il dibattito sull’introduzione dell’immunità parlamentare nella proposta di riforma del Senato. La indignants-united ha riaperto bottega in un batter d’occhio per denunciare, dissacrare e (ah! se solo si potesse non solo metaforicamente!) linciare i bastardi della casta che ci provano sempre, a fregarci. Mi permetto di dissentire fortemente e di denunciare a mia volta la piccolezza d’analisi, la pura umoralità che sempre e sempre e sempre guida le denunce degli italiani, che si tratti di stabilire se Anna Maria Franzoni è vittima o assassina, se la Nazionale ai Mondiali sia eccezionale o brocca, se l’amatriciana si debba fare col guanciale o con la pancetta e se l’immunità parlamentare sia roba da schifosi profittatori della politica o no. Tanto l’argomento non è mai veramente importante, ciò che conta è denunciare, allarmare, inquietare, additare al pubblico ludibrio, graffiare il dibattito per dimostrare di esserci, come il vecchio Qfwfq nel racconto di Calvino Un segno nello spazio.

Prima di andare avanti voglio dire con chiarezza ai miei lettori che io:

  1. sono contrario ad ogni forma di immunità parlamentare (discuto il perché più avanti);
  2. sarei a favore della totale abolizione del Senato e mi adatto – da cittadino elettore – alla sua riforma perché mi rendo conto che ci sono molteplici spinte differenti da conciliare e mediare e Piotòst che gnit l’e mej piotòst.

Cos’è l’immunità parlamentare? Dovremo pur partire da qui, no? Allora chiariamo che questo privilegio è scritto in Costituzione (art. 68):

I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.

Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza.

Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.

Giancarlo Galan, un altro interessato all’immunità…

I difensori irriducibili della Costituzione devono quindi capire che questa tutela nasce nel dopoguerra costituente, quando comunisti e anti-comunisti, appena usciti dal dramma del fascismo, avevano timore gli uni degli altri e di essere sanzionati per le loro opinioni.

Poi è andata com’è andata, e dietro l’immunità si sono per anni nascosti i mascalzoni in Parlamento, e non sono bastate le riforme del 1993 e del 2003 a cambiare seriamente le cose (una troppo breve storia dell’immunità, con svariate lacune, la trovate QUI, mentre una spiegazione più ampia e tecnica la trovate QUI). L’idea originaria riguardava la libertà di opinioni nell’esercizio delle funzioni parlamentari, in un’epoca dove le notizie potevano al massimo circolare linearmente sui quotidiani il giorno dopo. Ogni altra questione non era intesa in questa norma che sì, è stata stravolta dalla casta (vedete che so allinearmi, quando le reputo necessario), per coprire ruberie e sopraffazioni di varia natura. Io credo che oggi la norma sia obsoleta anche per quanto riguarda l’espressione delle proprie idee politiche, che sono garantite a tutti anche senza questa norma, mentre devono essere censurate le diffamazioni e le ingiurie anche per i parlamentari, così come lo sono per i comuni cittadini. Neanche parlarne per tutti gli altri delitti per i quali occorrerebbe una norma per velocizzare il giudizio per ogni parlamentare, dirigente pubblico, magistrato, etc.

Ciò detto, può darsi che io mi sbagli di grosso, e quindi vi pongo il problema in un altro modo: o pensiamo che una qualche forma di tutela serva (non per i ladroni, ovvio, ma per tutelare i parlamentari onesti), e allora è evidente che servirà anche ai futuri senatori post-riforma, oppure è uno scandalo, i tempi sono maturi per il suo superamento, e allora va tolto anche alla Camera. Punto. Non riesco a capire perché stracciarsi le vesti anziché proporre un brandello di ragionamento. Il mio punto di vista l’ho chiarito, ma supponiamo appunto che una forma di tutela politica sia tuttora ritenuta necessaria. Va bene, allora deve essere estesa anche ai futuri senatori perché, diversamente dalle idee originarie di Renzi, sembra (scrivo verso fine Giugno, c’è tempo di vederne ancora delle belle) che alcune funzioni legislative e istituzionali rimarranno. Se i senatori, ancorché non eletti, membri dei consigli regionali, etc., dovranno partecipare all’approvazione di leggi e trattati di loro pertinenza, all’elezione del Presidente della Repubblica e così via, a me pare ovvio che – nello svolgimento di tali funzioni – dovranno godere dello stesso trattamento dei colleghi della Camera.

E giusto per non lasciare a metà questo post: a me sembrava più semplice e funzionale abolire completamente il Senato. E certamente più facilmente comunicabile all’opinione pubblica. Ma come ho detto ci sono 900 parlamentari suddivisi in circa 900 partiti, movimenti, correnti, fazioni, componenti, distinguo e dissensi, e metterli d’accordo non è semplice; se la scelta fosse stata fra tenerlo così com’è o abolirlo avremmo in tanti votato per abolirlo, ma fra tenerlo così com’è e andare verso la tutta sommato ragionevole proposta che sta emergendo, ebbene pazienza, facciamo questo senatino federale, mi pare abbastanza innocuo e l’obiettivo principale (favorire la governabilità e la fluidità della funzione legislativa) sarà comunque raggiunto.

Fonte: http://demata.wordpress.com/2011/07/28/il-parlamento-italiano-e-la-black-list-degli-indagati/

Servono due parole di commiato per protestare (anch’io, sì) per il pasticcio nato non si sa bene dove ma certamente fra governo (e quindi Renzi, volente o nolente) e PD (e quindi Renzi, nolente o volente). Non mi interessa affatto cercare di capire come e perché qualcuno abbia ficcato questo sciagurato emendamento; certamente una persona o un gruppo di corto ingegno, visti i tempi che corriamo, la indignants-united sempre attiva, il M5S con lo schioppo sempre carico, i giornalisti a caccia di baggianate per una colonna di piombo da riempire e così via. Appare evidente dalle reazioni che avrà vita brevissima e sarà finita lì ma… facciamo due passi indietro per guardare tutta l’opera nella sua interezza; a cosa è servita questa sciocchezza sesquipedale se non a distogliere dalla riforma del Senato in sé? Io vorrei che smettessimo tutti di dissipare così tanto capitale emotivo per stupidaggini incaute, boiate dalla vita brevissima, scemenze disseminate ad arte “per vedere l’effetto che fanno”, e mantenessimo la capacità di concentrazione sulle cose importanti: ragioniamo sulla riforma del Senato nel suo complesso e cerchiamo di portarne a casa una discreta; ragioniamo sulla riforma elettorale (doppio turno o no, preferenze o no…) per farne finalmente una decente; andiamo a leggere l’epocale proposta di riforma della Pubblica Amministrazione per arrivare, incredibilmente anche in Italia, a una modernizzazione della burocrazia e così via.

#nonomologatevi!