Il Califfo prepara la guerra in Europa?

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I due islamici arrestati l’altro giorno a Brescia con l’accusa di associazione con finalità terroristiche sono poco più che due cretini, così sciocchi da postare foto e minacce su Twitter. Cretini ma pericolosi. Essendo il terrorismo islamista variegato e poliedrico, una sorta di brand open source dove l’imitazione e il potenziale scompiglio porterebbero comunque acqua al mulino della causa del Califfo, è chiaro che dobbiamo stare attenti anche a questi episodi, alla luce dei sanguinosi attentati fai-da-te che abbiamo visti in giro per l’Europa. Per ogni tot di cretini (comunque potenzialmente pericolosi) c’è in ogni caso una discreta percentuale di terroristi veri, combattenti, gente fanatica, addestrata, in organico collegamento con centrali straniere, che ci devono preoccupare assai di più. Confido che le intelligence europee conoscano, monitorino e siano pronte a intervenire. Per chi, come noi, non può che disporre di quanto si apprende sulla stampa (brandelli, indizi occasionali…) diventa difficile comprendere se i rischi sono limitati e ipotetici, oppure concreti e imminenti. Ho fatta una piccola ricerca e vi fornisco i miei risultati disorganici.

Un lungo reportage di fine Giugno sul Die Welt ha il temibile titolo Il prossimo grande campo di battaglia è l’Europa; si racconta come la nuova strategia dell’IS sostenga il traffico di terroristi lungo le rotte dei rifugiati verso il nostro Continente. Una poderosa base operativa si trova in Bulgaria dove la locale mafia – in ottimi rapporti con quelle russa, serba e italiana – offre un transito sicuro e passaporti autentici per 20-30.000 Euro. Essendo il paese più povero d’Europa e, assieme, uno di quelli più corrotti, la Bulgaria diventa un’ottima porta d’ingresso dalla Siria (via Turchia e Grecia) dalla quale, una volta ottenuti i necessari documenti, i terroristi guadagnano libero accesso a tutta l’Unione.

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Secondo il Die Welt lo scopo di questo traffico sarebbe espressamente la preparazione di azioni militari in Europa, secondo una strategia – che solo apparentemente può apparire paradossale – di moltiplicazione dei fronti di guerra.

Das mag im ersten Moment wenig logisch klingen. In Syrien und im Irak steht die Terrormiliz unter gewaltigem Druck und hat mindestens 25 Prozent ihres Territoriums verloren. Aber das Grundprinzip ihrer Kriegsführung lautet: Je mehr Feinde, desto besser. Das ist weniger eine kühle Kalkulation als eine Erlösungsideologie. Denn nach der Weltuntergangslehre des IS wird gerade der totale Krieg die Menschheit dem Jüngsten Tag und dem Paradies näherbringen. “Niederlagen gehören zum Krieg”, sagt ein deutscher IS-Kämpfer. “Die Zeit wird es zeigen, und am Ende werden wir die großen Sieger sein.”

(Traduzione sintetica: Questo può sembrare illogico, considerando che in Siria e Irak l’ISIS ha perso il 25% del territorio, ma si tratta di una scelta ideologica basata sulla guerra totale, globale, che coinvolga l’umanità portandola vicino al giorno del giudizio e al Paradiso).

L’articolo cita anche la rotta Libia-Italia come possibile ingresso di terroristi, anche se ammette che su questo non c’è alcuna prova concreta. Quest’ultimo punto – che ovviamente si presta a polemiche anti-immigrazione – è da tempo mormorato anche a livello europeo; anche se appare improbabile (vista la scarsa sicurezza) un’affluenza massiccia di terroristi per questa via, che il traffico di immigrati finanzi anche il jihadismo è ritenuto sostanzialmente certo.

Altro nodo oscuro, dopo la Bulgaria, la Bosnia. Secondo il britannico Mirror islamisti IS avrebbero acquistato terreni nel villaggio isolato di Osve usandolo come campo di addestramento per miliziani destinati alla Siria. Il villaggio è strategico: come racconta il Mirror è su una collina, con totale visibilità verso chi si avvicina, non mappato sul GPS e geograficamente all’incrocio fra Europa e Siria, via Turchia e Grecia (come abbiamo letto sopra dal Die Welt). Diversi noti terroristi hanno comperato terreni nel villaggio. Cinque mesi fa un’operazione dell’antiterrorismo intervenne a Gornja Maoca, altro villaggio a Est di Osve, per debellare un analogo problema.

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Il fatto è che i Balcani in generale sono un punto debole del confine europeo, dove è facile entrare, far perdere le tracce, trovare canali di sussistenza; come scrive International Business Time

Bosnia is just one of several countries in the Balkan region attempting to curb the number of foreign fighters flowing through their borders and recruiting domestically. The Balkans are becoming a transit point for foreigners who want to fight with ISIS. In the past several months, authorities in Bosnia, Kosovo and Bulgaria have arrested foreigners allegedly working for ISIS.

Dai Balcani si raggiunge facilmente la Turchia che – con una complicità nota – consente il passaggio con la Siria.

Insomma, se aggiungete i battaglioni islamisti (non IS, di origine cecena) alleati alle brigate ucraine in funzione anti russa che, ovviamente, non stanno combattendo una guerra remota di scarso interesse per noi, che malgrado motivazioni differenti hanno rapporti con IS, che insediandosi come alleati pongono le basi per importanti nodi organizzativi, se aggiungete anche questo tassello vedete che il problema potrebbe diventare serio, tremendamente vicino, potenzialmente disastroso. Che sia la complicità turca, la corruzione bulgara, l’interesse nazionalista ucraino o l’isolamento serbo, la conclusione è che c’è molto movimento non più solo oltre i nostri confini ma all’interno di essi.

Come è facile comprendere, una guerra basata sul terrorismo è imprevedibile; le intelligence sono sicuramente al lavoro, molti jihadisti conosciuti e controllati, ma tanto più costoro riusciranno a disporre di basi, di alleanze più o meno palesi, di denaro, di possibilità di movimento, tanto più qualche fanatico riuscirà a sfuggire ai controlli e a rendersi pericoloso. Prima di piangere un’altra Parigi bisogna che l’UE concordi una strategia efficace con uomini e mezzi disponibili; attualmente – stando a comunicati ufficiali che, ovviamente, raccontano quello che vogliono – l’azione più straordinaria intrapresa è il Passenger Name Record per tracciare i passeggeri aerei; una misura che, come abbiamo visto, servirà ben a poco.