Sui social è tutto un rimbalzare di denunce ai 5 Stelle per lo scandalo dei rimborsi. Scandalo? Scandaletto, robetta da rubamerende, che di scandali veri, di ruberie vere, in Italia ne abbiamo viste a dozzine. Sì, certo, la diversità è che loro predicavano l’onestà con una tale arroganza che fa un certo cinico piacere vedere che anche loro incespicano proprio su questo punto. Una soddisfazione magrissima e un po’ miserabile. Fortunatamente è arrivato subito il “caso Borrelli”, il potente (ex potente) triumviro Rousseau che voleva il terzo mandato a Bruxelles, non glie l’hanno dato, e ha fondato un gruppetto con ex leghisti. Anche qui: quanti cambi di casacche per mero opportunismo in pressoché tutti i partiti? Perché quindi fare questo chiasso contro i 5 Stelle? Come se non avessimo da dire (e l’abbiamo detto) sull’incompetenza di Raggi, Appendino e altri sindaci grillini, sul partito-azienda, sui parlamentari telecomandati da Casaleggio…
Il Movimento 5 Stelle è una tale cloaca di contraddizioni, incompetenze, inanità, stupidità che non dovrebbe esserci neppure bisogno di dirlo, perché manifesto e palese a qualunque persona di media cultura e intelligenza sopra i 14 anni. Altro che i rimborsi e i bonifici annullati da qualche parlamentare.
I partiti anti-grillini (che ormai dovremmo appellare come anti-casaleggini) stanno compiendo il fatale errore che la sinistra ha fatto nel ventennio berlusconiano: a quell’epoca si cercò di abbattere il Cavaliere per via giudiziaria e con una continua denuncia del suo essere un puttaniere, di pensare solo alla propria azienda e a promulgare leggi ad personam, rinunciando ad affrontare l’avversario sul terreno politico. Certo, è più facile una denuncia corriva sul caso Ruby che un’argomentazione sulle proposte fiscali e sulla linea politica europea. Ma di facilità in facilità anche la sinistra è scesa nel terreno populista, rinunciando alla funzione politica di educare il popolo al pensiero, all’argomentazione, alla comparazione… Il risultato è stato che Berlusconi non è mai stato abbattuto e ora è tornato alla ribalta, mentre i suoi avversari hanno perso buona parte dello smalto di “diversità” e si sono abbassati al livello delle accuse da megere, del piagnisteo da comari, del gossip.
Uguale errore si sta commettendo coi casaleggini. Per carità: è giusto segnalare che la loro vantata onestà vale come il due di picche, ma restiamo a un livello prepolitico (nel senso spiegato QUI) e non concluderemo nulla.
Perché non concluderemo nulla? Per l’evidente motivo che l’elettore medio casaleggino non sa nulla e non gli importa nulla di sapere, beato nella sua ignoranza; l’elettore medio casaleggino ha un indistinto odio prepolitico verso la kasta, e qualunque ragionamento – superiore alla sua capacità e voglia di comprendere – è visto come un tentativo di inganno; infine l’elettore medio casaleggino ha un forte senso di identità (i buoni, gli onesti, quelli che valgono tutti uno, quelli che hanno una missione divina…) e trovano mille modi per giustificare errori e scandali; i rimborsi? Casi isolati che saranno presto emarginati, mica come gli altri partiti pieni di impresentabili! Borrelli? Un traditore, uno dei pochi, mica come gli altri partiti pieni di voltagabbana! La Raggi e l’Appendino? Sono bravissime e quel che si dice di loro son solo bugie, avanti così!
La denuncia sui social resta quindi lo sfogo consolatorio degli altri, di quelli contro, dei pidioti, di quelli a cui va bene la kasta, va bene Bilderberg, va bene la Troika… e peggio per loro.
L’unica strada è l’argomentazione politica. L’unica. Se non si inverte questa spirale populista loro vinceranno e vinceranno ancora. Come scrisse Oscar Wilde
Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza.
E’ evidente che la platea di ascoltatori interessati è ridotta; incominciamo da quella. Discutiamo, mostriamo argomenti politici; insistiamo; ancora; un’altra volta.
Per esempio: partiamo proprio dai rimborsi e dal caso Borrelli. Il dato politico di questo scandaletto non riguarda essersi intascati oppure no dei soldi (legittimamente secondo le leggi, non legittimo solo per le norme interne del Movimento Casaleggio) ma il reclutamento dei parlamentari in sé. Quando si crede che uno valga uno, e la (ipotetica) onestà basti e avanzi, bastano i voti di un condominio sulla loro (oscura) piattaforma per portare uno sconosciuto in Parlamento. Di Maio ne è l’esempio palmare. La critica politica riguarda allora la concezione profonda del lavoro politico, svilito, ridotto a megafono di Casaleggio, sottratto alla responsabilità di una preparazione e di un confronto. Dei tizi senz’arte né parte sono diventati deputati, senatori, europarlamentari, sindaci perché deciso fra quattro gatti esaltati. Qui c’è un’amplissima critica politica alla loro concezione di democrazia, di cambiamento, di servizio parlamentare.
Poi ovviamente c’è il loro programma politico. Per qual che vale. Volete combattere criticamente Casaleggio e i suoi pupazzi? Leggete quel programma, non è nemmeno troppo lungo. Leggete quel programma e scoprite il delirio di proposte irrealizzabili, funeste, distruttrici di democrazia e di benessere. Non voglio indicarvi io questi punti, dovete cercarli da soli. Capire per esempio i costi straordinari a fronte di mancanze di coperture (QUI tutto ben documentato) significa capire che il M5S racconta balle, e il significato politico del raccontare questo tipo di balle è l’ipersemplificazione populista, l’antieuropeismo, lo statalismo e la volontà di aumentare il debito pubblico. Questa è una critica politica, mentre i congiuntivi di Di Maio sono folclore, salvo trasformare anch’essi in politica additando le modalità di reclutamento del loro personale politico.
Ed è una critica politica segnalare con forza, con convinzione e con continuità le fondamenta sostanzialmente eversive del Movimento. Perché “eversive”? Perché la ditta-azienda, il contratto che obbligherebbe i parlamentari all’obbedienza a un’azienda, la non elettività, la mancanza di democrazia interna e l’insistenza per abolire il non vincolo di mandato (scritto in Costituzione) sono, ciascuna per conto suo e tutte assieme, idee demolitorie della Costituzione Repubblicana; idee che disegnano uno scenario non democratico e neppure oligarchico ma, semplicemente, autoritario. E’ politico segnalare l’incompetenza non perché la Raggi faccia disperatamente ridere, ma perché affidarsi a personale impreparato, scelto sostanzialmente a caso “fra il popolo”, nasconde il disegno di direttività e di non autonomia di tale personale politico. Ed è politico discutere di come affronteranno i terribili problemi che ci attendono: la crisi siriana; lo strapotere cinese; Trump; i vaccini; il pareggio di bilancio (o qualcosa che gli assomigli); i giovani e il lavoro; lo spopolamento delle montagne e la perenne crisi idrogeologica… ci faranno votare sulla piattaforma Rousseau? Deciderà Casaleggio?