Negli USA i suicidi sono una calamità. Come mai? Indizio: anche Trump è una calamità…

Dopo la notizia della morte dello chef-star Anthony Bourdain, della cui complessa personalità confesso di aver avuto fino a pochi giorni fa solo una vaga idea, negli USA si è aperta una riflessione che riguarda il suicidio e il rischio che s’inneschi un possibile effetto-emulazione (leggete ad esempio questo articolo del New York Times, o questo del Pacific Standard).

Che ci sia o meno un effetto “contagio”, negli ultimi anni negli Stati Uniti i suicidi sono cresciuti in misura allarmante, fino a diventare un vero e proprio problema sanitario nazionale, secondo una nota del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) che sottolinea tra l’altro che i suicidi sono al decimo posto tra le cause di morte in USA, con una crescita allarmante negli ultimi anni (oltre il 25% in media in 17 anni, davvero un’impennata impressionante), come è attestato dalla mappa qui sotto:

mappa USA

In realtà, il problema è anche più grave, in quanto il suicidio come causa di morte ha un peso molto più rilevante tra le persone giovani e di mezza età (diciamo fino ai 55 anni), come si vede nella tabella qui sotto. Sempre secondo il New York Times, l’incremento rilevato “era massimo tra i bianchi non ispanici e tra le persone tra i 45 e i 65 anni”, mentre il CDC sottolinea che “oltre la metà delle persone decedute per suicidio non avevano patologie mentali diagnosticate” e che “l’incremento su scala nazionale dei tassi di suicidio non può essere collegato a una specifica condizione di salute mentale diagnosticata”.  Quest’allarmante crescita, insomma, non potrebbe essere attribuita in modo generalizzato a un aumento di casi di depressione o altre malattie psichiatriche.

leading_causes_of_death_age_group_2016_1056w814h

D’altronde, del crescere in USA dei suicidi e dei comportamenti autolesionistici, inclusi gli abusi di alcool e droga, avevamo già scritto oltre due anni fa. Anche in quel caso (cito dal nostro post a cui faccio riferimento), i dati indicavano che:

In particolare in alcune aree degli USA tra i bianchi di mezza età c’è stato un aumento della mortalità dovuto essenzialmente a comportamenti a rischio e autolesionistici, […]. Questi comportamenti (alcolismo, suicidi, uso di droghe, ecc.) sono indicativi di una trasformazione in negativo del livello di realizzazione esistenziale che non è questa la sede per approfondire, ma che certamente ha qualcosa a che fare con la percezione di essere o meno inclusi e “protetti” dalla società in cui si vive.

Ma ci sono altri segnali di questo malessere esistenziale e sociale, particolarmente diffuso tra i bianchi di mezza età e in certe regioni? Vorrei provare a proporne uno molto noto a tutti: ecco la mappa dei risultati delle ultime elezioni presidenziali USA:

risultati elettorali
Elezioni presidenziali del 2016: in rosso gli stati e i seggi vinti da Trump, in blu quelli vinti dalla Clinton

Non vi sembra che ci sia una certa sovrapponibilità con la mappa degli incrementi dei suicidi mostrata più sopra? Senza pretesa di rigore statistico, mi sembra almeno uno spunto da tenere in considerazione. D’altronde, è esattamente l’elettorato bianco e di mezza età ad aver decretato la vittoria di Trump, come si vede da questa tabella (fonte: Wikipedia).

demografia del voto

Naturalmente non intendo certo sostenere che votare Trump sia equivalente a un suicidio (anche se un po’ autolesionistico forse lo è, viste ad esempio le guerre commerciali che sta scatenando con Cina, UE e Canada); piuttosto, vorrei suggerire che di fronte a una sofferenza sociale, non necessariamente riducibile alla povertà, ma anche a un depauperamento della propria identità di “classe”, del proprio ruolo sociale o delle proprie prospettive di vita, la reazione di una popolazione può assumere diverse forme, che vanno dai gesti più personali e privati all’azione politica, anzi antipolitica. Se le forze economiche e storiche che negli ultimi decenni negli USA (e in altre aree del mondo) hanno ridimensionato la media borghesia bianca delle grandi aree produttive sono difficilmente arrestabili, il disorientamento e il risentimento che questo processo ha generato sono un problema che la politica radicata nella finanza di Wall Street non ha affrontato, e che alla fine ha portato al paradosso di un presidente USA tycoon antisistema. Ora il punto è: dove si va da qui? E non è una domanda che riguardi solo gli USA.

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