YouTube come strumento di radicalizzazione di massa. Però…

Porca di quella miseria, proprio adesso che sono sbarcato su YouTube con tutti i crismi, col mio canale “Codice Giallo”, vengo a scoprire che questo social, assai peggio del vituperato Facebook, orienta le ricerche degli utenti indirizzandole verso gli abbondanti video di disinformazione, fake e falsi. 

In un recente articolo sul New York Times si prende ad esempio Shane Dawson, uno youtuber specializzato – diciamo così – in teorie complottiste con oltre 20 milioni di follower.

Non solo Dawson (il cui vero nome è Shane Lee Yaw) si è prodigato nel sostenere, più o meno apertamente, ogni teoria complottista e assurda in circolazione, ma può avere provocato conseguenze gravi.

Non c’è alcuna ragione intrinseca per cui un video che mette in discussione la narrativa ufficiale dell’11 settembre sia più pericoloso di un video che asserisce l’esistenza di UFO o Bigfoot. Una teoria della cospirazione è dannosa se provoca danni ma a quel punto è spesso troppo tardi perché le piattaforme agiscano. Ad esempio l’affermazione di Mr. Jones (altro youtuber) secondo cui le sparatorie di massa alla Sandy Hook Elementary School nel 2012 siano state una burla perpetrata da difensori del controllo delle armi, prima liquidata come oltraggiosa e pazza, ha assunto una nuova gravità dopo che i sostenitori di Jones hanno iniziato a molestare i genitori delle vittime in lutto.

Ma c’è un problema più spinoso. Molti giovani hanno assorbito una visione del mondo incentrata su YouTube, incluso il rifiuto delle principali fonti di informazione a favore di pareri non meglio documentati degli youtuber con “storie segrete” e spiegazioni finte-autorevoli.

Quando questi youtuber – prosegue il NYT – propagano bufale e teorie cospirative come parte di una strategia di crescita motivata dal punto di vista finanziario (ricordiamo che avere milioni di visitatori significa guadagnare soldi), entrano in contatto con una certa percentuale del loro pubblico. E a volte – in modi che nessun algoritmo potrebbe prevedere – porta gli spettatori in un luogo molto più oscuro.

È possibile che YouTube riesca ancora a respingere l’ondata di teorie cospirative che attraversano i suoi server. Ma farlo richiederà di riconoscere quanto siano profondi questi problemi e rendersi conto che qualsiasi sforzo può sembrare meno simile a un semplice algoritmo di ritocco, e più come deprogrammazione di una generazione.

Eugenio Cau, che per il Foglio cura la newsletter “Silicio”, racconta di avere fatta una prova:

ho fatto una prova personale, molto empirica (non scientifica, ma sufficiente per capire il contesto). Ho messo il browser in modalità incognito e ho fatto le ricerche che vedete sopra. YouTube promuove moltissimi video antivaccinisti come primi risultati quando un utente italiano, magari un genitore preoccupato, cerca informazioni. Roberto Gava, il cui video è il primo che YouTube mi propone quando si cerca “vaccinazioni”, è un dottore radiato dall’Ordine dei medici per le sue posizioni contro i vaccini.

E poi – sorpresa! – sotto a un video antivaccinista mi trovo un bel video negazionista e antisemita, consigliato dall’algoritmo di YouTube che sa bene, furbacchione, che se a un utente piacciono i video di complotti sui vaccini gli piacciono anche i video di complotti sugli ebrei.

Insomma, sotto un certo profilo niente di nuovo, cose che sapevamo (anche se principalmente riferite a Facebook) e verso le quali questi principali social affermano di volere correre ai ripari.

C’è però da dire che non abbiamo molta scelta. Da un lato chiudere i profili social, spegnere la televisione a andare a coltivare un pezzettino di terra in qualche collina molto isolata, oppure – all’opposto – restare sui social, essere consapevoli e selettivi, e saperli usare. E sì – prima che me lo chiediate nei commenti: questa raccomandazione non è rivolta ai milioni senza capacità critiche, che sono già pasto per i big data, per la disinformazione programmata scientificamente e per le agenzie internazionali di ottundimento delle menti (oops, cado anch’io nel complottismo? Non credo), ma per chi tale senso critico ce l’ha e – come i lettori di HR – desiderano mantenerlo ed essere comunque attivi politicamente e culturalmente, cercando nel loro piccolo di aiutare a sviluppare conoscenza e informazione.

Questo pistolotto vagamente ottimista ha a che fare con un piccolo fatto che mi è appena accaduto proprio su YouTube.

Sulla scia del post di Ottonieri sul voto pro-Salvini, venerdì scorso ho pubblicato sul mio vlog un piccolo video dove, analogamente, indicavo quel voto dei 5 Stelle – e la complessiva salvezza del vice premier per “ragioni di Stato” – come un ulteriore passo verso un regime oscuro.

Un visitatore del vlog si è arrabbiato e ha lasciato il seguente commento: 

Leggete il secondo capoverso dove si cerca di screditare la validità della mia analisi con il fatto che ho ricevuto poche visualizzazioni, pochi like.

Io allora ho realizzato un secondo video, il giorno successivo, dove discuto questa china della ragione, dove sei qualcuno se hai follower, esisti se ti esibisci su Instagram, dove sei idolatrato se strappi le migliaia di like…

Ebbene (sorpresa!) la persona che aveva lasciato quel commento non ha replicato stizzito; al contrario, ha cancellato il commento e mi ha scritto una email (il mio indirizzo è facilmente e volutamente reperibile) di questo tenore: 

Ebbene, non so se mi capite: questa email mi ha fatto felice. Vale la pena scrivere su questo blog, vale la pena fare video su YouTube… vale la pena, perché ogni tanto – solo ogni tanto – riusciamo a scalfire una coscienza.