Come con passati governi, in particolare quello guidato da Matteo Renzi, vorrei provare ad abbozzare un bilancio del Governo Conte, nel momento in cui diventa chiaro che esso ha concluso la sua traiettoria. Non si tratta di un’impresa facile, perché l’operato amministrativo e legislativo di questa maggioranza è stato spesso accompagnato e avvolto da un chiassoso alone di campagna elettorale permanente che fa sì che spesso i cittadini finiscano per giudicare più la comunicazione politica che gli atti di governo. Il che è poi ovviamente lo scopo di chi architetta appunto la comunicazione in questione.
Comunque, proviamoci.
Politica economica
Forse non è benevolo iniziare questa disamina proprio da questo punto, ma, piaccia o no, è probabilmente il più importante, e sicuramente molto più importante di quelli su cui certi membri del governo hanno cercato di mantenere agganciata l’attenzione del pubblico.
Venendo quindi al merito, è francamente difficile riconoscere nell’azione del Governo Conte una linea forte di politica economica, eccezion fatta forse per una rinnovata inclinazione all’intervento di capitale pubblico (ossia, nazionalizzazione strisciante) in diversi settori economici. Quest’inclinazione, che si è tradotta relativamente poco in fatti per la scarsissima capacità decisionale del governo stesso, s’è manifestata in casi piuttosto diversi tra loro, dall’Alitalia (di cui si è in pratica perseguita la nazionalizzazione, proseguendo e se possibile peggiorando la scellerata politica dei governi precedenti), all’ILVA, dalle Autostrade alla gestione di crisi aziendali e bancarie. Il tutto però condotto con approssimazione, oscillazioni e incertezze tali da lasciare tutti i dossier aperti, senza decisioni chiare e senza soluzioni credibili.
Nel frattempo, tutti gli indicatori economici sono peggiorati, in parte per cause internazionali e in parte per l’assenza di linee guida chiare e di investimenti produttivi, mal rimpiazzati da sprechi di denaro gettato nelle fornaci dei fallimenti di Stato. Solo per prendere l’indicatore più ovvio, qui sotto trovate il grafico dell’andamento del PIL, che guardacaso da un andamento discreto dei tre anni precedenti si “sgonfia” fino a crescita zero dal secondo trimestre 2018.


Lavoro
Qui devo fare una confessione: quando il governo produsse il cosiddetto Decreto Dignità (vabbe’…), personalmente ero convinto che gli effetti sarebbero stati nella migliore delle ipotesi nulli, e più probabilmente negativi. Ma i dati sono più importanti delle opinioni, e i dati dicono che mi sbagliavo: come si vede dal grafico qui sotto, dopo una lieve flessione nel 2018, il numero di occupati in Italia ha ripreso a crescere, e adesso è leggermente superiore a quando s’è insediato il Governo Conte, con un aumento in particolare degli occupati stabili. Considerato l’andamento del PIL e la situazione complessiva, è un risultato sicuramente buono.


quasi pieno
Europa e politica estera
Volendo essere seri, non varrebbe neanche la pena di commentare questo argomento, e limitarsi a un “non pervenuto”. Tuttavia, anche zero è un numero, e lo zero che questo governo ha accumulato nei rapporti internazionali va sottolineato. In Europa, l’Italia è totalmente isolata: scelta una posizione antagonistica rispetto a Germania e Francia, non ha trovato di meglio che fare la ruota di scorta al blocco di Visegrad. Abbiamo fatto i gradassi, salvo poi abbassare la cresta e allinearci (per fortuna) alle regole europee di bilancio. Ci lamentiamo costantemente delle norme di Lisbona sui migranti e poi disertiamo gli incontri per ridiscuterle. Il governo ha avuto a che ridire con Mario Draghi, un italiano universalmente stimato e apprezzato in Europa e fuori, facendo ovviamente una pessima figura. Conte ha “orgogliosamente rivendicato” un importante incarico economico nella nuova Commissione Europea; peccato che quando la nuova Presidente della Commissione ha chiesto chi candidassimo, Conte non è stato in grado di rispondere per via dei disaccordi tra M5S e Lega.
Quanto alla politica internazionale, i rapporti migliori li abbiamo con la Russia di Putin, ed è tutto dire. Un disastro su tutta la linea.

rotto
Spesa pubblica e tasse
Dopo le molte schermaglie con l’UE, il deficit pubblico nel 2018 è rimasto al 2,1% del PIL, in continuità col trend decrescente degli anni precedenti e anche grazie ai bassi tassi di interesse sul debito. Nel 2019, però, e ancor più nel 2020, cominciano ad avere effetto le misure economiche introdotte dal Governo Conte, e in particolare Quota100 e Reddito di Cittadinanza; senza entrare qui nel merito (più probabilmente demerito) delle misure, è chiaro che comportano consistenti incrementi della spesa corrente, con modeste contropartite in termini di domanda interna. Domanda interna che sarà invece pesantemente colpita se si concretizzerà l’aumento dell’IVA che è la probabile eredità che il Governo Conte, e la sua caduta, lasciano ai cittadini.
Quanto alle tasse, è una fortuna che questo governo cada prima di aver potuto mettere mano alla cosiddetta Flat-tax, che comporterebbe un pesante esborso per l’Erario, a beneficio sostanzialmente dei redditi medio-alti, ma anche la Flat-tax per i professionisti ha avuto l’analogo effetto di alleggerire il prelievo fiscale per chi “è nel pieno della carriera, ma ancora sotto i 50 anni, e vive nel Centro-Nord”, come ha scritto a suo tempo il Sole 24 Ore, non proprio la categoria più svantaggiata del Paese.

vuoto
Immigrazione
Certo, ci sarebbero molti e molti altri argomenti più importanti (solo come esempio: lotta (?) alla criminalità, scuola e università, innovazione della P. A., ecc.), ma è anche vero che la lotta all’immigrazione è il “marchio di fabbrica” di questo governo, e anche solo questo basterebbe a far capire perché Salvini ha vinto e il M5S ha perso. Non voglio quindi sottrarmi a un giudizio, ma devo sottolineare la difficoltà che deriva dai criteri di valutazione molto diversi che potrei applicare io rispetto a uno dei molti sostenitori della linea leghista; ossia, io potrei considerare un fallimento quello che per la Lega (Cinquestelle non pervenuti) magari è un grande successo. Come mai?
Il motivo fondamentale è che per la Lega, e quindi per il Governo Conte, l’unica cosa importante è bloccare gli ingressi (tutti gli ingressi) ed espellere chi fosse riuscito a entrare senza preventiva autorizzazione. Per me, invece, che pure penso che il controllo degli ingressi sia indispensabile, è altrettanto, se non più, importante che gli immigrati che sono in Italia godano di diritti umani e civili equivalenti a quelli dei cittadini italiani, perché solo così potranno integrarsi e contribuire con le loro migliori forze al benessere collettivo, senza essere emarginati e ricattati, o ingaggiati dalla criminalità.
Ebbene, dal più ristretto punto di vista “teniamoli fuori”, mi sentirei di dire che Salvini ha fatto un lavoro efficace (anche se molto sporco) per bloccare gli ingressi, mentre ha fatto un pessimo lavoro nel porre le condizioni per accordi con i partner UE e con i paesi di provenienza e transito per ottenere (dai primi) una distribuzione equa dei migranti economici, e (dai secondi) la disponibilità a fermare le partenze e a riaccogliere i clandestini.
Dal punto di vista dell’integrazione, invece, la politica di questo governo è stata disastrosa, smantellando deliberatamente iniziative che davano buoni risultati, e soprattutto alimentando l’ostilità popolare contro gli immigrati, con l’effetto di emarginarli e renderli dei paria, esattamente il contrario di quello che ci serve.


vuoto
Diritti civili e umani
Non è una considerazione che si faccia spesso, ma a mio avviso uno dei campi in cui la scorsa legislatura aveva ottenuto i risultati migliori era quello dei diritti. Ebbene, possiamo dire che in questo anno e mezzo si è fatto il possibile per invertire questa tendenza. Per diritti civili e umani possiamo intendere quelli delle minoranze, delle fasce deboli della società, degli omosessuali, degli stranieri, dei lavoratori a rischio, insomma di tutti coloro che per un motivo o per l’altro sono vulnerabili.
Purtroppo, non solo questa vulnerabilità non è stata tutelata, ma queste categorie sono spesso state prese di mira, se non da provvedimenti legali espliciti, da dichiarazioni e progetti (si vedano parole e opere del ministro Lorenzo Fontana e del senatore Simone Pillon).
Preferisco non esprimere qui una valutazione “quantitativa”, perché alle intenzioni non hanno sempre fatto seguito atti normativi o amministrativi, ma certo il segno del contributo dato dalla maggioranza al clima civile su questi temi è estremamente negativo, e tale da “sdoganare” avversioni e ostilità finora sotterranee.
Conclusioni
È ovvio che questa mia valutazione non può essere condivisa da tutti, e probabilmente tantomeno dai sostenitori di Lega e M5S, perché, se è vero che ho tentato di essere ragionevolmente obiettivo, l’obiettività non equivale a equidistanza, e la mia opinione in fondo è che questo governo sia stato complessivamente pessimo. Potrei tentare di argomentarlo ulteriormente facendo riferimento, che so, all’equità intergenerazionale, alla cultura, alla sicurezza (quella vera), ecc., ma non credo che sarei più convincente di quanto sia stato nei paragrafi precedenti.
Mi accontento di concludere dicendo che, nonostante i fatti concreti che ho citato, uno dei principali danni che questo scorcio di legislatura ha provocato è l’ulteriore imbarbarimento del dibattito, ampiamente favorito dal linguaggio, dall’arroganza, dalla pochezza di argomenti e dall’uso sistematico della menzogna delle forze che hanno sostenuto il Governo Conte. Se è vero che nessuna di queste caratteristiche è esclusiva di questa maggioranza, è anche vero, secondo la mia opinione del tutto discrezionale, che esse hanno trovato nel binomio M5S-Lega un nuovo, e speriamo non ulteriormente incrementabile, apice. E si tratta di un imbarbarimento che pagheremo caro e a lungo quanto l’impennata del costo degli interessi sul debito, che è un altro dei “regali” che il governo ci lascia. E speriamo che tra i lasciti spiacevoli di questo governo non ce ne sia un altro anche peggiore.