Egregio Direttore,
da storico lettore del Fatto non posso fare a meno d’iniziare questa lettera esprimendo tutta la mia preoccupazione per la situazione politica attuale, sia nazionale che internazionale.
Ovunque, in Europa, guadagnano consenso partiti e leader estremisti, che si richiamano esplicitamente ad un’ideologia che credevamo sconfitta e sepolta per sempre: il liberalismo.
Ormai i sostenitori di quest’ideologia criminale, responsabile di orrendi crimini nel corso degli ultimi secoli, non si vergognano più di uscire allo scoperto: addirittura fondano partiti politici che propugnano idee come la presunzione d’innocenza, il cosiddetto diritto alla privacy e altre assurdità che mi sento male solo a nominarle.
Come è stato possibile tutto ciò?
Questa è una domanda a cui ho sentito dare molte risposte, negli ultimi anni. C’è chi crede che questi rigurgiti liberali siano una reazione alla crisi del 2008; c’è chi sottolinea il ruolo della Rete, di cui i liberali si servono per diffondere ogni giorno Fake News ignobili su temi sensibili (a cominciare dalla sostituzione etnica, di cui questa gente arriva a mettere in dubbio la fondatezza scientifica, mentre crede ciecamente alle favole sul cambiamento climatico).
Io, tuttavia, son convinto che la ragione precipua del dilagare di queste idee sia il loro graduale sdoganamento nei salotti televisivi italiani. In un Paese come il nostro, in cui tutto ciò che appare in televisione è ipso facto socialmente accettabile, le interviste fatte da noti conduttori televisivi ad esponenti di partiti dichiaratamente liberali ha contribuito a far passare il messaggio – pericolosissimo – che quelle in fin dei conti siano idee come tutte le altre, e che non ci si debba affatto vergognare di affermarle in pubblico.
Per questo, egregio Direttore, sono particolarmente grato a persone come Lei, che quando vengno chiamate ad intervenire nelle suddette trasmissioni, si battono strenuamente per contrastare – con la sola forza degli argomenti – questi loschi figuri.
Ho apprezzato moltissimo, ad esempio, i suoi interventi nella puntata di Otto e Mezzo dello scorso 15 ottobre, quando – solo contro tutti – ha ribadito quanto sia fondamentale, per un Paese civile, che la stampa possa esporre alla gogna pubblica le persone quando vengono arrestate (attività che il Fatto, in effetti, porta avanti da anni con ammirevole abnegazione).
Gli altri ospiti in studio (Marianna Aprile e Sebastiano Barisoni) ribattevano – con argomenti spudoratamente liberali – che le persone sono innocenti fino a sentenza definitiva, e che dunque, nel caso, solo dopo di essa si potrebbe eventualmente sbattere il mostro in prima pagina. Ma perbacco, dico io: del senno di poi son piene le fosse! Son capaci tutti a dare del delinquente a uno dopo che è stato condannato: il grande giornalista è colui che lo fa prima.
Certo, il rischio di prendere qualche granchio esiste: la vicenda di Ilaria Capua sembrerebbe dimostrarlo. Ma, come Lei ci insegna, non si può mica gridare all’errore giudiziario ogni volta che un imputato viene assolto da tutte le accuse. La notizia di reato esiste? Ecco, allora questo basta.
E poi, diciamocela tutta: possibile che in Italia ci si debba far scrupoli a sputtanare pubblicamente gli evasori fiscali, quando in altre parti del mondo non solo ciò non succede, ma si è andati già molto oltre, sottoponendo alla gogna pubblica non solo chi viene arrestato, ma l’intera popolazione?
Lei in trasmissione citava gli Stati Uniti, dove i banchieri del crack del 2008 vennero immortalati in manette e sbattuti sulle prime pagine. Ecco, già se si arrivasse a questo sarebbe un primo passo verso la civiltà, ma già che ci siamo io suggerirei guardare piuttosto a est, alla Cina.
In Cina da anni il governo ha messo su un efficentissimo apparato di sorveglianza di massa h24; l’abolizione del contate è stato solo il primo passo verso un luminoso presente. Oggi in Cina esiste una cosa chiamata Sistema di Credito Sociale, cioè una sorta di “rating del buon cittadino” con cui il Governo classifica la reputazione dei cittadini in base ai loro comportamenti nel quotidiano. Così chi spende soldi in attività che il nostro Ministro preferito chiamerebbe immorali – tipo il gioco d’azzardo – verrà giustamente giudicato come un perdigiorno inaffidabile, e dunque il suo punteggio scenderà fino – magari – a impedirgli di prendere un aereo. Del resto, a quelle latitudini il contante è finalmente quasi sparito, per cui il Governo (cioè il Partito Comunista: le due cose coincidono) sa praticamente tutto di tutti.
Vede quali vette di civiltà si possono raggiungere, quando un Paese trova finalmente il coraggio di sbarazzarsi una volta per tutte dei principi liberali?