Tutto questo casino per salvare quattro vecchi?

Uno studio interessante di ISPI stima in circa 1,1% la letalità del coronavirus in Italia. In Cina era circa dello 0,9% in virtù della popolazione più giovane (da noi più anziani = più morti). La “letalità”, diversamente dalla mortalità, indica la percentuale di morti sui contagiati (la mortalità è invece il numero di morti sul totale della popolazione). Prendendo per buona la stima ISPI se – per assurdo – si fosse lasciato correre il virus senza alcuna contromisura, e se quindi tutti gli italiani, nessuno escluso, si fosse infettato, alla fine della fiera ci sarebbero stati circa 650.000 morti, in prevalenza anziani e malati ma non solo, ovviamente. Peraltro quel numero non sarebbe mai stato raggiunto per davvero a causa dell’immunità di gregge ipotizzata anche dal fantastico BoJo; vale a dire che a un certo punto, per il virus, sarebbe diventato difficile trovare nuova gente da infettare e si sarebbe estinto prima di avere contagiato tutti. In questo ipotetico caso nessuna fabbrica, nessun ufficio, nessuna bottega sarebbe rimasta chiusa. Parecchi italiani si sarebbero al massimo raffreddati e influenzati, qualcuno avrebbe avuto serie conseguenze ma si sarebbe ripreso e altri, come detto, sarebbero morti. Sui giornali qualcuno avrebbe scritto “incredibili picchi influenzali in questo inizio 2020” ma l’economia non ne avrebbe risentito, l’Inps avrebbe tirato un sospiro di sollievo, nessuno avrebbe assaltato i negozi per paura di non trovare più la carta igienica, decine di migliaia di partite iva non si sarebbero trovate dall’oggi al domani nell’impossibilità di portare a casa il pane, la sanità non sarebbe stata massacrata, eccetera. Qualcuno ha già fatto questi pensieri sia a livello di capi di stato (il già citato BoJo, Putin) sia nelle nostre patrie galere. Io ne approfitto, invece, per sollecitarvi a una riflessione razionalista. Senza sentimentalismi alla “restiamo umani” né cagate dal sapore vagamente tecnocratico da analisi costi e benefici del Bar Sport (invocata anche da qualcuno in Italia, ne ho parlato QUI), la riflessione è la seguente: su un piatto della  bilancia avete mezzo milione di vecchi e malati, che cerchiamo di preservare dal coronavirus e semmai moriranno comunque l’anno prossimo dei mali loro; oltre a un po’ di senzatetto, zingari, neri etc. Sull’altro piatto abbiamo l’intero Paese, la sua economia, le scuole, la vita “normale”, il reddito di milioni di persone e un sacco di altra roba, complessivamente stimabile di molti miliardi di Euro che pagherete per tutta la vostra vita. Tutti voi – presumo – mettete sul primo piatto della bilancia tutto il vostro peso e il vostro cuore ma, mi permetto di chiedervi: perché?

Ci possono essere solo due categorie di ragioni per volere salvare quei quattro vecchi:

  1. una ragione ideologica;
  2. una ragione razionale.

La ragione ‘ideologica’ (io do un’accezione negativa a questo termine, come ho spiegato QUI) riguarda qualunque motivazione basata su un a priori indiscutibile; per esempio: Dio vuole che ci prendiamo cura l’uno dell’altro. Non c’è nulla da discutere o “confutare”; se credete nel dio di Abramo, l’a priori divino non necessita di spiegazioni, anzi le rifiuta; è così e basta. Se siete fanatici egualitaristi, internazionalisti, comunisti quelli veri, santi, martiri e poche altre categorie, avrete un a priori indiscutibile e quindi è assolutamente ovvio che si salvano i vecchietti. Però, attenzione: se non avete codesto fortissimo e indiscutibile a priori, e siete semplicemente appiattiti sui luoghi comuni piccolo borghesi, siete omologati nei brandelli di falso pietismo, se i sensi di colpa dei vostri residui di cattolicesimo la fanno ancora da padrone sulla vostra capacità di scelta, se – in meno parole – siete come una discreta percentuale dei vostri contemporanei, questa scelta non è affatto più etica, o religiosa, ma semplicemente qualunquista, e probabilmente sarete i primi, quando al dunque la crisi esplodesse veramente, a linciare sulla pubblica piazza quei vecchi dannati, a mettere al rogo quelli che intralciano, a minacciare chi non si uniforma. Non ditemi che non è così; la prova provata che è effettivamente così l’abbiamo raccontata per mesi prima del virus, quando commentavamo come due italiani su tre votavano Lega, Meloni e i sovranisti di vari colori, schifando i neri, chiedendo politiche del “prima per gli italiani”, di respingimento dei barconi e possibilmente anche dei terroni. 

Non penserete che in due, quattro mesi questi connazionali siano cambiati in meglio grazie al virus? Semmai si sono incattiviti, e non parlano più dei barconi solo perché non glie ne frega nulla, vogliono salvare la pelle, vogliono il reddito, vogliono gli scaffali del supermercato pieni di carta igienica e Nutella, e guai, brutto bastardo, se fai il giretto col cane!

La ragione ideologica, o religiosa, vale quindi per un numero veramente limitato di persone, con le quali è inutile discutere perché pregne della loro ideologia. Oddio, a ben pensarci è inutile discutere anche con gli altri, perché giureranno di scegliere eticamente, mentre mentiranno, senza saperlo, e al momento sono semplicemente appiattiti sul senso comune, sulla paura, sulle incertezze, pronte a esplodere (alcune avvisaglie al Sud le stiamo vedendo) con subitanea reazione a un loro disagio.

E quale sarebbe, quindi, l’opzione razionalista? Difficile necessariamente da argomentare (roba da perditempo, da professoroni…): è semplicemente quella di una società che promette e mantiene una visione sociale ordinata che va a maggior beneficio di tutti; se io so che studierò, poi lavorerò, poi andrò in pensione e sarò accudito e curato fino agli ultimi anni potrò essere un buon cittadino, essere contento di pagare le tasse, fare il mio dovere con responsabilità e senso civico. Se invece il patto si spezza, viene tradito, imparo presto che mi devo sapere arrangiare, devo scansare i doveri, fregare il fisco, ingannare il prossimo, perché so che anche gli altri miei simili faranno lo stesso.

La società ordinata (che non ha nulla a che fare con una società omologata né con una società controllata) ha un beneficio collettivo a somma positiva. Tutti mettono qualcosina (responsabilità) e tutti ottengono molto di più (servizi: scuola, sanità, progresso, libertà).

Salvare i quattro vecchi, qualche disabile e senzatetto non è quindi un atto di carità. Potete anche vederlo tale, naturalmente, sapendo che i vostri valori sono relativi, si contrappongono ad altri valori (egoismo, suprematismo, interesse personale) che vi sembrano spregevoli solo perché li giudicate con la lente dei vostri valori. Lottare alla luce e con le bandiere dei valori morali è sempre sbagliato, perché prima o poi un altro assetto morale prenderà il sopravvento e imporrà i propri valori, per quanto aberranti (esempi storici a carrettate).

In uno Stato laico, democratico, liberale, occidentale, noi combattiamo il coronavirus per salvare i vecchietti semplicemente perché costoro sono persone con pari diritti a quelli di tutti noi, all’interno di un patto sociale da ribadire giorno dopo giorno che va a beneficio di tutti, specialmente dei giovani che vedono la pratica di uno Stato democratico che si prende cura di tutti, incitandoli, in conseguenza, ad essere bravi cittadini. Anche se il prezzo sarà alto.

Certo, la conclusione finale riguarda la fragilità dell’opzione razionalista nel mondo edonista, egotico, selvaggiamente liberista, ignorante, populista, disinformato di oggi. Non funziona nella patria delle libertà occidentali, quegli Stati Uniti dove fanno la fila per le armi e si sono scazzottati per la carta igienica, figuratevi se può funzionare per l’Italietta del pasto gratis, di Di Maio, dei diritti acquisiti, dei tengo famiglia. 

Tanto più che, malgrado il mese circa dall’inizio serio della preoccupazione, siamo solo al principio della crisi, e sarà dura tenere le fila, rinserrare i ranghi, evitare i coup de théâtre dei politichini nostrali, evitare serrate e scioperi devastanti, garantire reddito a chi, da un giorno all’altro, non ha più un soldo, mantenere un minimo di efficienza sanitaria (che dovrà ancora sopportare lunghi e gravosi pesi), il tutto iniziando a programmare il dopo, vale a dire: una volta usciti dalla crisi sanitaria, come ricostruiremo questo paese (ma questo è un discorso per politici veri, non per scappati di casa come quelli che ci ritroviamo di questi tempi, come ha amaramente discusso Piero Sansonetti sul Riformista).