La partigiana e il cecchino. Ancora sul Bene e sul Male

Rivedo American Sniper, grande film di quella lenza di Clint Eastwood, che inizia con una sequenza chiave: il cecchino americano Chris Kyle deve proteggere, durante la campagna in Iraq, i marine di pattuglia; individua una donna e un bambino, presumibilmente il figlio, con una granata destinata agli americani e con due colpi uccide prima il bambino poi la donna.

Protagonisti: da una parte il cecchino americano, dall’altra la donna e il bambino iracheni. Quesito: chi è il buono e chi il cattivo? Voi personalmente con chi state?

Dati per affrontare il problema:

  • il cecchino americano, se non spara, lascia uccidere un numero imprecisato di suoi commilitoni (elemento oggettivo);
  • il cecchino americano agisce non solo in base alle regole di ingaggio assegnategli, ma in nome di un codice che condivide: lui è convinto di difendere l’America, gli americani, la democrazia etc. (elemento ideologico);
  • la donna e il bambino sono dei partigiani, dei resistenti; se gli iracheni avessero vinto la guerra e scritto la storia avrebbero intitolato una strada a quella donna e a quel bambino (elemento oggettivo);
  • la donna e il bambino hanno in aggiunta motivazioni, probabilmente, religiose e (ipoteticamente) culturali, e di soggezione all’autorità che ha armato le loro mani (elementi ideologici).

Pari e patta. Per giocare a questi giochi occorre invertire le parti. Intendo: se siete filo americani sfegatati, mettetevi nei panni della donna, che vede il suo paese invaso da infedeli che radono al suolo la sua città e uccidono le persone a lei care, e immaginate – sia pure con le relative ovvie differenze – alle tante donne partigiane della resistenza italiana. Se invece odiate gli americani e pensate che non dovevano andare in Iraq, considerate che quei soldati erano stati mandati da Bush, mica era colpa loro, e che se il cecchino non interveniva molti di loro finivano quel giorno la loro vita.

Adesso ve ne faccio una più facile. Il manager veneto che, pur consapevole di essere affetto dal coronavirus, ha continuato a lavorare infettando diverse altre persone. Prima di esprimervi permettetemi di colorare un pochino la storia immaginando (non so se sia vero, non ha importanza) che quel manager, pur preoccupato per la propria e l’altrui salute, abbia sentito impellente il bisogno di non mettersi in quarantena per un senso altruistico legato all’azienda. Supponiamo che dovesse veramente fare alcune riunioni essenziali per la conservazione dei posti di lavoro, per il rilancio aziendale e così via. Immaginiamo che nessuno potesse sostituirlo. Ora il manager è intubato, e quindi sta pagando a caro prezzo il suo errore, e molte persone sono in quarantena, pagando a loro volta per colpe non loro. Ma – in questa nostra fantasia – il manager ha fatto superare all’azienda una brutta crisi. Lo condannate a tutto tondo? Sì? No?

La riflessione è bell’e fatta. Non c’è bisogno di invocare il mutare storico di ogni principio di valore (lo abbiamo fatto in tanto post precedenti, non mi voglio ripetere!), né l’estrema contingenza di ogni valore e neppure la coesistenza di molteplici, compresenti, tutti ugualmente validi, piani di valore differenti (complessità sociale, avete presente?) che rendono impossibile stabilire una primazia. Il discorso da fare è molto, ma molto più semplice, mi verrebbe da dire basilare: il Bene e il Male, semplicemente, non esistono, e la sequenza di American Sniper lo scolpisce nelle nostre coscienze/menti/sensibilità in maniera inequivoca. Quella donna (e il bambino) ha ragione e rappresenta il Bene contro il Male. Il cecchino che spara, parimenti, rappresenta il Bene contro il Male. O, quanto meno, il Bene e il Male relativi e possibili in quel luogo e in quel momento. 

La sequenza cinematografica dovrebbe essere espunta, rimontata, e utilizzata per scopi didattici nelle scuole. Dalle elementari in su. Non esistono il bene e il male ma solo la riflessione storica (scrivere ‘storica’ in corsivo mi serve come rinvio allo storicismo e alla necessità di intendere la cronaca, e le nostre vite, nel loro fluire storico) e l’utilità delle nostre azioni. La donna doveva andare a lanciare la bomba, il cecchino doveva sparare. E’ andata male alla donna e bene al cecchino. Punto. Chiunque faccia una considerazione morale, semplicemente intende parlare d’altro.

Sulla prateria di implicazioni sociali che queste considerazioni aprono, avendole comunque già attraversate in decine di altri post, per ora sorvolo.