Nel persistente atteggiamento anticovid, succedaneo dell’antivaccinismo e figlio del complottismo, c’è una costante presenza di destra fascista. Non mi pare una questione sufficientemente sottolineata, e qui ve la voglio indicare cercando poi di spiegarne le ragioni. Preciso solo che con ‘anticovid’ indico, genericamente, sia i cospirazionisti che negano che esista il virus, sia coloro che ne minimizzano la pericolosità insistendo nel rifiutare le elementari regole di profilassi, quali l’uso della mascherina. Una folla ampia, quindi, con tante sfumature differenti, accumunate comunque dalla protesta contro le norme che i diversi governi cercano di imporre per rallentare la diffusione del virus.
La gente è scesa in piazza in Italia con Pappalardo, in massa a Berlino, l’altro ieri a Madrid, ripetutamente negli Stati Uniti e così via. Le scene sono simili: c’è un qualche testimonial di grido (Miguel Bosé a Madrid, Bocelli in Italia…), ci sono persone che invocano “libertà” (di fare come diavolo pare a loro, infischiandosene della libertà degli altri di essere protetti dalla loro incoscienza), e poi ci sono decine e decine di casi che fanno cronaca, dalla signora che ha fermato il treno a quelli che hanno costretto alla chiusura il museo di Riace per necessaria sanificazione, avendo forzato l’ingresso senza mascherina, alle tante piccole prevaricazioni cui assistiamo tutti i giorni, sempre all’insegna della libertà personale, che è quello che ispirava anche la folla armata in Michigan qualche mese fa. Quindi: questo è il contesto. In ciascuna di queste proteste l’elemento di destra è chiaramente presente: nei “forconi” (ora gilet gialli) di Pappalardo, nelle infiltrazioni neonaziste di Berlino, nella destra suprematista (e trumpiana) americana, e via discorrendo.
Forse in Italia ce le accorgiamo meno per una ragione che mi limito ad accennare: la destra fascistoide, in Italia, ha due anime (in parte fuse e confuse): quella sovranista, lepenista, antieuropeista e xenofoba di Meloni e Salvini (anche qui andrebbero fatte distinzioni) e quella populista grillina. Chi si avvicina per la prima volta a questo blog potrebbe essere colpito dal fatto che il populismo pentastellato sia etichettato come fascista; ne abbiamo parlato molte e molte volte su questo blog, e abbiamo argomentato analiticamente (e già in anni lontani) la straordinaria similitudine pre-politica, culturale e comportamentale di populismo e fascismo, sostenendo che il primo è, semplicemente, prodromico del secondo, una sua anticipazione, una sua manifestazione blanda e confusa. Ma il DNA è il medesimo. Ecco: in Italia l’ostilità verso le precauzioni anti-Covid sono latenti (ma presenti) nella destra lepenista, ed evidenti nel populismo più oltranzista.
Quindi ora possiamo entrare nel tema principale e sviluppare la tesi: il complottismo anticovid è correlato alla mentalità fascista, o populista fascistoide. Vediamo il perché.
Partiamo chiedendoci come mai una persona possa aderire a una mentalità fascista. Parlo di mentalità, e non di ideologia, per introdurre una distinzione importante fra chi crede nel Fascismo mussoliniano, adattato ovviamente alla nostra epoca, e spera in un programma politico ispirato a quelle teorie (questi sono i neofascisti e sono e restano quattro gatti…), e chi non pensa, razionalmente, in questi termini, ma ha una mentalità, e conseguenti comportamenti, che ben si attagliano a un più generico “essere fascista”; semmai non sono aderenti di Casa Pound, ma li trovate in massa in Fratelli d’Italia e Lega, sono estremamente diffusi fra i 5 Stelle, compaiono timidamente nei partiti che una volta definivamo di centrosinistra, e non sono alieni da formazioni più a sinistra. Perché il fascismo è una mentalità, e come tale si adatta abbastanza bene anche in luoghi nei quali dovrebbe essere esclusa.
Per non fare perdere tempo al lettore indico alcuni tratti della mentalità fascista, senza approfondirli ma dandovi come sempre le opportune indicazioni di lettura.
Possiamo innanzitutto citare i noti 13 tratti psicologici del fascista secondo Umberto Eco, fra i quali spiccano:
- culto della tradizione e delle conoscenze arcaiche;
- culto dell’eroismo e della morte;
- rifiuto del pensiero critico e del dissenso;
- xenofobia;
- elitarismo.
Risparmiandovi Reich (una sintesi del suo Psicologia di massa del fascismo QUI) e la sua critica del patriarcato sessualmente repressivo, salto a quanto da me scritto nell’aprile 2014, in un articolo introduttivo in cui spiegavo – fra l’altro – perché fascismo e omologazione populista fossero affini. In quell’articolo (coi debiti riferimenti teorici) rammentavo:
- uso di rituali;
- intimidazione (anche verbale) degli avversari;
- nazionalismo;
- culto del leader;
- pensiero unico;
- etc.
Ma ricordavo anche, come ha fatto Eco, come ha scritto Reich, che ci sono precondizioni e condizioni storiche, strutturali, al diffondersi della mentalità fascista fra le classi medie (che nel terzo millennio, sia chiaro, sono maggioranza, e vanno dal piccolo imprenditore all’impiegato, fino al sotto-occupato che la sfanga con la pensione dei genitori).
Se poi avete altri dubbi, andate su mussolinibenito.net e vedrete da soli come stanno le cose secondo quanto dichiarano alcuni genuini adepti.
Sintesi del pensiero fascista (e, come sostengo da anni, populista): i fascisti non necessariamente ideologici, quelli che sono fascisti nella testa e che forse votano Salvini, sì, ma potreste trovarli anche nel PD o in certi movimentini di “sinistra” (come quello di Fassina, per intenderci), che non vanno a commuoversi a Predappio e che semmai pensano di essere sinceri democratici perché hanno avuto “il nonno partigiano”, questa – purtroppo – maggioranza italiana, questa piaga occidentale, può essere in grandissima sintesi così proposta nella sua psicologia di base:
- credenza in poche cose come “vere”, in quanto tali indiscutibili; ciò è fonte di identità e di gruppalità, da intendere come un “Noi” contrapposto agli altri che non credono nelle stesse verità;
- la fonte della credenza è “alta”: un leader carismatico ma anche una persona riconosciuta, dal gruppo, come illuminato. Il gruppo esiste, in quanto tale, come germinazione di una rivelazione che discende dal leader, dal capo, dall’illuminato;
- conseguente ostilità verso tutti gli altri, che negano la verità, assediano il gruppo, disprezzano gli adepti, discutono le tradizioni, contestano il capo; da qui – sono conseguenze – la xenofobia e l’omofobia, perché i fascisti temono e odiano ogni diversità.
Sia il fascismo storico che il neofascismo, il populismo, il complottismo e, in questo, l’ostilità alle misure anticovid, condividono entrambi questi tre macro-tratti.
Potete vedere a vostro piacimento come certi tratti siano solo apparentemente modificati nelle epoche storiche, o nelle latitudini, rimanendo integrali nella loro essenza. Dalla “perfida Albione” mussoliniana ai rifugiati che porterebbero virus e malavita c’è l’ostilità verso l’altro; dal culto della virilità del ventennio passando alla vecchia puttana di Grillo (così apostrofò Rita Levi Montalcini) vediamo il maschilismo; dai protocolli dei Savi di Sion alle boiate pseudoscientifiche sulle scie chimiche vediamo l’adesione a credenze non scientifiche, il tendenziale misticismo ateo, la costruzione del falso, come false sono le teorie complottiste anticovid come abbiamo viste da poco.
Gli adepti (siano essi seguaci di Salvini o semplicemente imbecilli che negano il Covid) non accettano che la loro splendida illuminazione sia contestata; sono certi di essere nel giusto e trattano tutto il resto del mondo da schiavo del potere, appecoronato su false verità (così l’ormai famosa signora del treno).
Questa massa enorme di persone, assoluta maggioranza nel Paese, non è fatta da analfabeti zappatori dell’Aspromonte. Abbiamo accennato alla sua essenza di ceto medio: questa è la chiave. Una media cultura, una vita media, un lavoro medio, nel terzo tremendo millennio significa due cose principalmente: da un lato l’ansia per un mondo sempre più incomprensibile, dall’altro la paura di fallire e finire in condizioni più che precarie, di povertà ed emarginazione. In Italia, se volete, aggiungete anche le specificità della nostra società signorile di massa, come l’ha chiamata il sociologo Ricolfi. Quindi: precarietà e incertezza, paura e incomprensione; quale futuro? Quale significato in tutto questo? Questa fragilità è una costante dell’animo umano che si acutizza nelle grandi epoche di crisi, come fu l’inizio del Novecento, con le sue immani trasformazioni della società rurale in industriale, e come lo è quella attuale dominata da tecnologie che ci hanno strappato la dimensione del futuro, smembrato i legami forti (ne abbiamo parlato QUI e in post successivi), resi globali in un mondo rimpicciolito.
Inutile invocare una nuova politica scolastica, che pure sarebbe necessaria. Inutile sperare in politici differenti, capaci di una pedagogia politica popolare, che non si vede da dove possano uscire. Inutile il minuzioso smascheramento delle bufale e delle fake news, smascheramento destinato a chi già sa, mentre chi crede il falso sorriderà amaramente ritenendolo parte del complotto. Per quanto riguarda il covid è inutile spiegare, mostrare i numeri dei morti, illustrare il funzionamento storico delle pandemie, tutte, questa inclusa. Ad ogni azione illuminata e argomentativa costoro opporranno scetticismo, libertà di giudizio, controinformazioni ridicole ma da loro ritenute vere. E la Rete – come ho verificato in questi giorni – è piena zeppa di dichiarazioni di politici, di blogger, di cittadini, assurdamente strampalate, negative, vili e sediziose, che raccattano centinaia di migliaia di visualizzazione e condivisioni.