Prima una rapida carrellata degli ultimissimi sondaggi politici:
- elezioni regionali Puglia: Fitto in testa su Emiliano di 1 punto e 1/2 (che significa pochissimo, considerando i margini di errore ma, come direbbe Catalano, meglio un paio di punti avanti che indietro); non andranno sicuramente a votare il 26% (Winpool per il Sole 24 Ore; 28 agosto; idem Ipsos per Corriere della Sera, stesso giorno); altri sondaggi fanno meglio sperare per Fitto (Emg gli dà 5 punti in più il 27 agosto);
- elezioni regionali Marche: Acquaroli (centro-destra) avanti di 13 punti nel sondaggio Ipsos per il Corriere del 28 agosto; analogo il sondaggio Tecnè del 26 agosto;
- elezioni regionali Campania: non c’è storia, secondo i sondaggi De Luca stravince;
- elezioni regionali Liguria: Toti 15-20 punti avanti a Sansa (Tecnè 24 agosto);
- elezioni regionali Veneto: Zaia addirittura 50-60 punti avanti a Lorenzoni (Tecnè 24 agosto);
- elezioni regionali Toscana: da 0 a 8 punti in più per il candidato di centrosinistra Zani secondo Tecnè, rilevazione del 25 agosto.
Referendum costituzionale:
- voterà “Sì” il 49%; 26% non andrà sicuramente a votare; 21% non ha ancora deciso (in che senso, scusate?) (Winpool per il Sole 24 Ore; 28 agosto). E questo era il sondaggio più straordinariamente favorevole al “No”, visto che vari altri sondaggi danno il “Sì” al 70% o più (per esempio Bidimedia il 23 agosto) fino al 74% di Eumetra, per Mediaset, del 30 agosto.
Intanto SWG per La 7 (26 agosto) ci dice che se si votasse oggi Lega + Fratelli d’Italia, da soli, avrebbero quasi il 41%, e con Forza Italia il 47%, mentre il PD è fermo da quel dì al suo 20%, i 5 Stelle solo sotto il 16 e le frattaglie riformiste, europeiste e liberali si aggirano, ciascuna, fra il 2 e 3% (analoghi i risultati di Bidimedia con rilevazione del 23 e di Tecnè del 29 agosto).
Riassunto per chi si sentisse un po’ frastornato:
il referendum costituzionale sarà stravinto dai “Sì”; fra le regioni in cui si vota il centrosinistra terrà certamente la Campania e forse, spera, la Toscana. Se si andasse a votare la destra farebbe man bassa e il centrosinistra, anche assieme ai 5 Stelle, andrebbe a casa.
E se le cose andassero così – sembra di capire – Zingaretti cascherebbe ancora in piedi, secondo lui e il PD (l’importante, ormai, è la roccaforte toscana) e i grillini festeggerebbero per il referendum, che oscurerebbe il tonfo delle loro liste alle regionali.
E adesso mi ripeto, sono vecchio e, si sa, i vecchi ripetono sempre le stesse cose: tutto questo è semplicemente scandaloso. È scandaloso, in ordine più o meno logico:
- che ciò che si fregiava dell’etichetta di “sinistra” abbia accettato il “Sì” al taglio dei parlamentari per il piatto di lenticchie del governo Conte (e non tornatemi a raccontare la balla dell’Italia salvata da Salvini…);
- che non abbia speso il tempo che c’era (che c’era) per imporre agli alleati populisti il rispetto dei patti sottoscritti (riforma elettorale, revisione regolamenti parlamentari) svegliandosi solo a un mese di tempo dal voto referendario;
- che svariati esponenti del fu riformista PD facciano mostra di convincimento della giustezza del “Sì”;
- che numerosi esponenti dello stesso partito solo ora, sepolcri imbiancati, ipocriti! facciano mostra di essere preoccupati della vittoria del “Sì”;
- che la sinistra a sinistra del PD, senza spina dorsale, senza identità, senza una logica, idem come sopra;
- che il fu riformista PD abbia consentito a un uomo di smaccato populismo di destra, inetto al governo, di essere ripresentato in Puglia (sì, parlo di Emiliano) invece di avere fatto una mossa di coraggio e – fatemi dire – di nobile coerenza, sconfessandolo già da tempo;
- che nelle varie regioni si siano inseguite alleanze coi populisti (per questioni collegate al governo nazionale) anziché ricominciare da zero, trovare candidati credibili e forti e ripartire da lì (ma ormai, questo, è un argomento debole: il PD è la ruota di scorta di Crimi e Di Maio, e Zingaretti un pugile suonato senza avere boxato neppure un minuto);
- che Italia Viva cerchi di mostrarsi verginella senza peccati;
- che le frattaglie centriste, moderate, liberali, europeiste siano ancora divise in 4 o 5 schegge destinate all’insignificanza.
Quello che manca all’Italia è la politica. La PO-LI-TI-CA. Sapete, quella cosa per la quale persone di idee differenti, ma accumunate dal pari impegno per lo sviluppo del Paese, confrontano programmi, proposte, politiche (plurale), le sottopongono all’elettorato (con ciò stesso educandolo, formandolo e informandolo) e chi vince cerca di realizzarle, sotto lo sguardo vigile di chi ha perso? Quella cosa non esiste più dall’avvento della cosiddetta “Seconda Repubblica”, e adesso ne sono scomparse anche briciole, residui, ombre e ricordi. Non esiste più da tempo, in Italia, un vero, solido partito liberale (Berlusconi si impossessò dell’aggettivo, lui che tutto può essere fuorché un liberale) e un sano e vivace partito socialdemocratico (se pensate che questo ruolo sia del PD siete illusi, ma proprio alla grande!), e quindi manca una dialettica e un confronto di idee, tutto perso nella melassa grigia del populismo. Il populismo, oggi, in Italia, ha molte e diverse facce. Lungi da me dire che quello lepeniano e fascista di Salvini e Meloni sia uguale a quello qualunquista e proto-fascista di Di Maio o a quello, ultimo arrivato e quindi privo di qualunque fascino, di Zingaretti. Ma certo che – per capirci – se fossi pugliese e desideroso di votare, fra il democristiano Fitto e l’arrogante populismo ignorante di Emiliano, perché mai dovrei votare il secondo? Fra il PD senz’anima di Zingaretti e il folcloristico Di Maio, perché dovrei preferire il primo? E fra costoro e il Truce, perché – da populisti – non dovrei votare quest’ultimo, poche idee ma chiare e coerenti?
Se nessuno – nessuno – ha spiegato agli italiani perché il taglio dei parlamentari è un problema democratico, e se addirittura il partito che ha nei lombi Gramsci e Berlinguer ha accettato questa carognata, perché mai adesso – adesso – ci si comporta come falene impazzite attratte dalla lampada? Se nessuno – nessuno – ha dato un calcio nel culo a Emiliano, spiegando ai pugliesi che scusate, non pensavamo di prendere una papera così grossa, ricominciamo da capo con esponenti riformisti, europeisti antipopulisti, perché adesso si chiude la testa sottoterra per non vedere? Se chi si richiama al riformismo (Ahahah!), in questi mesi, non ha messo mano neppure a mezza riforma (sì, c’era il Covid, ma non mi risulta che questo impedisse di pensare e legiferare) su alcuno dei temi agitati dall’opposizione di destra (uno per tutti: l’immigrazione) né su questioni urgentissime come il piano di riforme vincolante per accedere al Recovery Fund (il che significa che presenteremo a Bruxelles un pianetto scritto in fretta e furia, e che i nostri partner alzeranno gli occhi al cielo e ci daranno i soldi sapendo di averli buttati via per l’ennesima volta), ma cosa diavolo si sta al governo a far che? Ok, avete tenuto Salvini fuori dal governo. E poi? Sicuri ne sia valsa la pena? Sicuri che durerete? Sicuri che così andremo incontro a un futuro luminoso, ricco di latte e miele?