Notazioni a margine dei risultati elettorali

Il “Sì” ha vinto praticamente col 70%, cioè più o meno quello che dicevano i sondaggi di uno e due mesi fa. Cosa significa? Che la corsa alle discussioni e argomentazioni per il “No”, che alcune testate si sono prodigate a proporre nell’ultimo mese, gli appelli dei costituzionalisti, le dichiarazioni di prestigiosi esponenti politici, tutto questo non è servito a nulla. Zero spaccato. Essendo da tempo morta la politica, in Italia, il referendum costituzionale è stata una stupida sceneggiata, una fanfaluca, una presa in giro per “fare la mossa” di essere democratici e sentire cosa ne pensa il popolo, e il popolo, come già sapevano tutti, comprese le pietre, era per questa castrazione simbolica, per questa decapitazione della casta, in attesa di poter castrare e tagliare la testa non più in effige ma, magari, alle persone fisiche di quei gran bastardi di politici.

Al di là del danno alla democrazia, ampiamente spiegato in numerosissimi interventi che i nostri lettori avranno visto, qua e là (meno autorevolmente anche su Hic Rhodus), la vera lezione, a mio avviso spaventosa, è il totale vuoto politico riempito dall’eversione populista, un fenomeno ormai così radicato nel popolo italiano che Zingaretti e il suo partito hanno ben pensato di accodarvisi, anziché fare una battaglia di civiltà (che ovviamente gli avrebbe impedito di formare il governicchio Conte 2…).

Analoghe amarissime considerazioni per i risultati elettorali regionali. A me non scandalizzano le regioni passate dalla sinistra (??) alla destra, non è la prima volta, non sarà l’ultima, si chiama democrazia; quello che mi sconcerta è la qualità dei candidati, con riguardo in particolare a quelli di sinistra (???); De Luca, mediocre caratterista per sceneggiati comici di serie B, ha stravinto non già per la sua enorme e riconosciuta capacità a governare la sua terra, ma per una faccia impudente e una bocca dalla quale è uscito di tutto. Una comunicazione totalmente scevra di contenuti politici e assolutamente consona a una sceneggiata napoletana che era, con tutta evidenza, quella richiesta dai suoi concittadini, che non comprendono che il Potere è un servizio per la collettività, che è chiamato – a livello regionale – a importantissime scelte di programmazione economica, industriale, del lavoro, della salute e così via. Ma evidentemente in Campania va tutto bene, De Luca li ha convinti, e Caldoro era evidentemente peggio.

E di Emiliano vogliamo parlare? Capisco che un elettore mediamente riformista, di centro-sinistra e dintorni, non voglia sentire parlare di Fitto ma, onestamente, quello stesso elettore riesce a mandare giù un personaggio improponibile come Emiliano, che oltre ad averne combinate non poche, durante la sua presidenza pugliese, si mostra come un populista demagogo e arrogante? Cari i miei lettori-elettori, ma avete votato cosa? Il meno peggio in una gara di pessimi? La simpatia ciarlatana che vi fa tanto ridere? Il candidato di schieramento perché siete ligi alle direttive del partito? Politica niente, ancora una volta?

L’unica notazione positiva (oddio, non aspettatevi un granché) è la straordinaria botta sui denti presa dai 5 Stelle ovunque. Il declino era visibile già da tempo, ma oggi ne abbiamo un’ulteriore certificazione. La notazione a margine riguarda il governo. Anche se è sempre giusto tenere separati i contesti elettorali, è assolutamente chiaro che oggi il popolo italiano voterebbe – in ipotetiche elezioni politiche – per una composizione parlamentare molto (ma davvero molto) differente da quella attualmente vigente. Ciò non priva di autorità Conte e il suo gabinetto, ma è indubbio che gli toglie autorevolezza (se mai ne ha avuta) e credibilità. I 5 Stelle – quegli stessi che hanno imposto il taglio dei parlamentari – cominciano a contare poco nel paese ma hanno un enorme potere di ricatto in Parlamento, specie se l’interlocutore è Zingaretti. Non so come la pensate, ma secondo me c’è qualcosa che non va, proprio sotto il profilo democratico.