Sarà Natale anche quest’anno

Percorro il Centro di Perugia. Si stanno allestendo i consueti addobbi: luminarie, alberelli stilizzati fra una vetrina e l’altra… C’è un via vai di operai, cavi elettrici, elevatori. Fra qualche giorno, immagino, si monterà il tradizionale grande albero in piazza IV Novembre.

Sarà dunque Natale anche quest’anno, altrimenti non si spiegherebbe…

Camminando su e giù per Corso Vannucci non posso fare a meno di interrogarmi sul significato di questi addobbi. Che hanno poco a che fare col significato religioso e si sposano di più con un’idea edonistica del Natale come festa di spese, allegria, libagioni…

Ma le libagioni saranno poche: solo in famiglia, senza invitati, e chi è fuori comune ci resta; d’altronde anche poca allegria almeno per chi, in questo sciagurato 2020, ha perso il lavoro, ha chiuso l’azienda, o ha comunque visto ridotto al lumicino il giro di affari.

L’asporto… sì, grazie, possiamo comperare il sushi d’asporto, o la pizza. Magro bottino.

E i malati (dicono che abbiamo raggiunto il picco…) e i morti (un numero esagerato) e gli intubati, e quelli in quarantena, e l’economia allo stremo e il debito pubblico esploso (ci penseranno figli e nipoti), e questa dannata mascherina che ti appanna gli occhiali ad ogni respiro.

Però mettiamo gli addobbi di Natale, perché?

Per rincuorarci, darci un segnale di normalità, forza, dai, andrà tutto bene? O perché business is business, baby, e la gente che può, che ha ancora due soldi, deve venire in centro a fare shopping? O forse, semplicemente, perché si è sempre fatto così e anche quest’anno questa specie di moto proprio della società compie il suo giro. In questi giorni il calendario segna “addobbi di Natale” e chi di dovere va a mettere gli addobbi di Natale. Stancamente, io penso, senza tanta gioia né eccessiva speranza.

Torno verso casa; c’è il caldarrostaio. Compero un cartoccio di castagne e me le mangio strada facendo.

(Tutte le foto sono dell’Autore)