Pensare la Democrazia nel Terzo Millennio. 7 – La politica

Una serie di punti chiave, chiari, ineludibili, per ripensare la politica, da tempo scomparsa in Italia e – probabilmente – in stato comatoso in tutto l’Occidente. Una serie di punti che riteniamo fondamentali, in ordine logico, che proporremo in diverse puntate ravvicinate. In questa settima puntata: la politica.

Invitiamo tutti i lettori a dibattere questi temi scrivendo suggerimenti e critiche nei commenti.

7. La politica è la massima espressione di nobiltà della vita associata, perché deve mettere mano, ordinare, proteggere e garantire i diritti, soddisfare i bisogni, impedire le disuguaglianze. Essendo inevitabili sovrapposizioni, contraddizioni e conflitti, deve essere la politica che garantisce la migliore soluzione possibile nella gestione collettiva di diritti, bisogni e doveri, sapendo che se c’è un conflitto da dirimere, uno dei contendenti potrà non essere pienamente soddisfatto delle decisioni assunte.

7.1 La politica è garanzia dei diritti e dei doveri. I diritti e i doveri sono la politica.

7.2 In linea di massima, in una società armoniosa, la politica si occupa marginalmente di diritti e doveri, essendo questi stati pattuiti all’origine, in un momento costitutivo storicamente precedente. Se la politica mette mano ai diritti e ai doveri si pone, in qualche modo (non letteralmente) in un ruolo costituente, che è sempre fragile, incerto, delicato e pericoloso; occorre una grande consapevolezza per farlo, rigore, competenza, consenso. Modificare i diritti e/o i doveri collettivi per meschinità particolaristica o sciocco ideologismo è il più alto peccato della politica malata.

7.3 La politica si occupa principalmente dei bisogni individuali e collettivi: garantire la saluta pubblica, offrire benessere e lavoro, promuovere la cultura, è ciò di cui si deve principalmente occupare la politica attraverso il varo di politiche, programmi e progetti.

7.4 Politiche, programmi e progetti non sono mai neutrali ma rispondono a una specifica visione del mondo e della vita. Se così non fosse non esisterebbe la politica, che vive del confronto fra differenti visioni. In una mondo perfetto queste visioni alternative avrebbero uguale valore e dignità perché tutte sarebbero vocate, senza alcun cedimento, al miglioramento della vita dei cittadini i quali, possedendo le adeguate informazioni, sceglierebbero – nel corso delle competizioni elettorali – il governo giudicato migliore (ovvero quello la cui visione del mondo e della vita garantisce le politiche, i programmi e i progetti giudicati, dal popolo, più utili). Le visioni liberale e socialdemocratica, per esempio, fanno comprendere questo punto. Non sono una “giusta” e l’altra “sbagliata” ma, semplicemente, due offerte politiche differenti che indicano differenze – entrambe legittime, entrambe con margini di successo e di errore – nell’organizzazione sociale.

7.5 Senza ombra di dubbio ogni forma di particolarismo è il contrario della buona politica. “Prima gli italiani”, “No ai vaccini”, “No Tav”, sono esempi fin troppo evidenti. In generale tutti i “Sì” e i “No” indiscutibili sono particolaristici.

7.6 Le visioni del mondo e della vita che alimentano la politica sono idee, e come tali sono variabili e soffrono dell’aleatorietà delle idee (= costrutti logici, inferenze, argomentazioni). Le idee evolvono, cambiano, si confrontano con la realtà, con le idee altrui, si modificano, cercano mediazioni. Ecco perché i politici non possono avere vincoli di mandato (come garantisce la nostra Costituzione), e chiedere il contrario è evidente segno di pensiero pre-politico.

7.7 In quanto luogo di confronto fra idee, la politica è la casa degli intellettuali. I politici sono intellettuali che si prestano al progresso della società attraverso il varo di politiche, programmi e progetti. In un mondo perfetto sono cittadini intelligenti, altruisti, competenti che devono essere onorati e ai quali devono essere garantite condizioni, anche materiali, per potersi concentrare al meglio sul loro lavoro, nell’interesse della collettività. L’idea che la politica sia una cosa sporca, che i politici siano una casta di profittatori, è un’idea malata che – come le famose profezie che si autoavverano – crea un cortocircuito nel rapporto fiduciario fra cittadini e loro rappresentanti.

7.8 Naturalmente, in quanto persone, anche i politici hanno i pregi e i difetti di qualunque altra categoria, e quindi possono esserci politici che rubano, che sono pigri, che rifuggono gli impegnativi doveri che dovrebbero avere assunto e che cercano di approfittare dei privilegi dei loro ruolo. È stupido scandalizzarsi che ciò accada, è intellettualmente disonesto generalizzare questi casi, è eversivo utilizzare queste debolezze per attaccare la politica in quanto tale. I politici disonesti vanno denunciati e, assieme a quelli pigri e inefficienti, non vanno rieletti. Se ogni individuo si appropria del suo essere politico, se si informa e partecipa, se intende la sua vita associata come forma quotidiana di politica, se interloquisce con i mediatori della politica, le conseguenze dei cattivi politici sarebbero assai limitate.

7.9 È quindi piuttosto evidente che la politica non è un luogo distante, non è una diversa provincia di significati, non è altro da noi. La politica è semplicemente la dimensione del nostro agire sociale, in quanto cittadini, nella costruzione della nostra vita quotidiana. Ciascuno di noi vuole, per esempio, migliori servizi, un lavoro gratificante, una buona scuola per i figli… Aspettare che qualcuno ti conceda questi diritti, per semmai ringraziarlo, ovvero sbraitare su Facebook che tutto va in malora, è un atteggiamento non politico, o impolitico. Ogni cittadino fa (deve fare) politica nel suo specifico; la politica è la costruzione collettiva della nostra vita associata. Ciascuno deve impegnarsi assumendosi le proprie responsabilità, lavorando al meglio delle sue possibilità, evitando di danneggiare il prossimo, sforzandosi di comprendere il mondo (almeno il pezzetto che gli è prossimo), confrontandosi con gli altri cittadini, eleggendo rappresentanti di valore. Direte che tutto questo è impossibile, che siamo schiacciati dalla mala politica, dalla mala giustizia, dalla mala sanità e così via. Rispondiamo: perché? Quando è incominciato tutto questo, per il silenzio di chi? Quali convenienze sono state ricevute da chi ha taciuto? E tu, lettore, sei uno di quelli che hanno taciuto o sei impegnato concretamente, quotidianamente, mettendoci la faccia, per una politica migliore? La vita sociale è politica; come educhi i figli è politica; come e se paghi le tasse è politica; come parcheggi l’automobile è politica. Tu, lettore, che politica fai?

Prossimo tema: il potere giudiziario.

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