Letta segretario PD non mi entusiasma e mi lascia la convinzione che il PD, da tempo cacciatosi in un angolo scomodo dell’arena politica, continuerà a soffrire. Diamo tempo al tempo, per carità, e per il bene della disastrata democrazia italiana speriamo in un nuovo risorgimento di quello che fu il principale partito riformista, di massa, italiano. Al momento permettetemi di dubitarne per i seguenti, sommari, motivi:
- Letta non mi impressionò da Primo ministro, perché dovrei immaginarne una più lucida e incisiva capacità oggi, come segretario dem? (non so se vi ricordate, ma nell’annetto di premierato divenne presto famoso per le decisioni rimandate e non prese);
- Letta non ha potere; godrà astrattamente di considerazione e autorevolezza, ma non ha una sua corrente in un partito infestato da squali; difficile pensare a una vera e totale libertà di manovra;
- Letta ha fatto un discorso “alto”, da lezione magistrale… Serviva un discorso più terra terra, più pratico, ma la verità è che non mi sembra nelle sue corde, se i richiami specifici a soluzioni politiche (che possono assomigliare, ma non lo sono, a un programma) riguardano per esempio il voto ai sedicenni e lo ius soli, due temi per lui non nuovi ma a mio avviso solo demagogici e prepolitici (obiezioni hicrhodusiane su entrambe le questioni le trovate, rispettivamente, QUI e QUI);
- Letta si trova legato ai 5 Stelle dal disastro della precedente segreteria e dall’attuale gruppo di potere del PD; Letta ha “affettuosamente salutato” Conte e i segnali sembrano quelli della continuità, anche perché non si vede bene come uscire dall’abbraccio mortale pentastellato, ora che perfino Lombardi (dico: Lombardi!) è in giunta a Roma con Zingaretti.
Insomma, la designazione di Letta sembra un’operazione Zingaretti 2: per tenere buoni i ras del PD si è cercata una figura terza, una che non sconvolgesse gli equilibri; certo Letta sta un paio di spanne sopra al suo predecessore, ma molte sotto a quello che sarebbe stato necessario: un vero leader, con carisma e seguito. Ma com’è noto, quando la ricetta è venuta male non c’è nulla da fare, hai voglia ad aggiustare di sale o aggiungere una salsina!
Ripeto: viva Letta se farà qualcosa di meglio di Zingaretti; saremo i primi, qui su HR, a felicitarci. Al momento permetteteci di nutrire qualche dubbio.
Mentre si festeggiava Letta, segnaliamo al volo, si spappolava +Europa, per giochi di potere che hanno portato Della Vedova e Bonino a dimettersi, gettando nel caos il piccolo partito liberale-radicale. Personalmente ne sono dispiaciuto ma, anche qui, si dovrà prima o poi tentare un’analisi: perché i liberali, centristi, radicali, in Italia, vivono una perenne crisi? Al di là di quello che è accaduto a +Europa (Bonino, in un video appassionato, denuncia manovre interne di gruppi di potere, come uno Zingaretti qualunque), dovremmo cercare di vedere assieme la crisi dei radicali, l’inconsistenza dei renziani, l’impalpabilità di Calenda e lo sfascio del PD. Tutti assieme questi gruppi politici rappresentano l’arco europeista, liberal-socialista, riformista, moderato. Tutti assieme sarebbero l’alternativa al populismo 5 Stelle, al sovranismo e al lepenismo di Lega e destre, e anche alle utopie e al populismo della sinistra radicale. Il fatto che, in modi diversi, siano tutti in crisi, di elettori e di classe dirigente, dovrà suscitare una riflessione?