Grave incidente nautico sul lago di Garda, con un morto. E si invoca subito una legge a contrasto dell’omicidio nautico, a somiglianza del già esistente omicidio stradale. Io non cado a terra solo perché sono già seduto, e rischio comunque una sincope apprendendo che una tale legge è già in discussione, approvata dalla Commissione giustizia del Senato la scorsa legislatura. Sembra che l’inanità politica trovi un moto mesmerico nella promulgazione di leggi punitive contro qualunque cosa, grave o semplicemente balorda, accada in Italia. Ci sono incidenti in macchina? Puniamo i responsabili! Non già: educhiamo alla guida, rendiamo le auto più sicure, teniamo manutenute le strade, insegniamo ai più giovani… No: puniamo i rei. Una legge – quella sull’omicidio stradale – che ovviamente e prevedibilmente non ha fatto diminuire i morti sulle strade, ma messo in galera qualcuno che certamente se lo meritava! Esattamente come le leggi che puniscono i detentori di stupefacenti (legge Fini-Giovanardi, precedenti e successive) che non ha fatto diminuire di un etto il consumo di droghe, ma ha ingrassato le mafie e rovinato la vita a migliaia di giovani.
Il ddl Zan a contrasto dell’omofobia, voglio essere chiaro, è un’altra legge di questo tipo; su una non-emergenza, e sull’onda di una massiccia campagna comunicativa “di sinistra”, si vuole punire chi dà del frocio all’omosessuale, lo molesta, schernisce o – rarissimi casi – ferisce fisicamente. Una legge inutilissima, visto che le aggravanti necessarie per punire i rei già esistono in Italia, e sono aggravanti che valgono per tutte le persone aggredite per motivi biechi, futili o animati dall’odio per religione, razza e orientamento sessuale.
Fare leggi di questo genere è l’indicatore principale dell’insensatezza pseudo-politica che ci governa, oltre che della zavorra ideologica delle parti politiche che le promuovono (la destra per droga e altri reati, la sinistra per le leggi volemose-bene). Le ragioni di tale insensatezza le dovrebbe capire anche un bambino:
- sono leggi particolaristiche e inseriscono disuguaglianze e disparità (QUI un commento giuridico in proposito);
- in generale l’attuale ordinamento risulta più che sufficiente; qualora non lo fosse andrebbero introdotte modifiche generali, valide per ogni categoria di cittadini;
- sono leggi che agiscono ex post, a reato avvenuto, con la sciocca giustificazione che dovrebbero fungere da deterrente, cosa che non è realistica e per la quale nessuno produce un dato credibile a sostegno;
- sono leggi punitive, volte a dare maggiore galera al responsabile di un determinato gesto; non più l’idea di una punizione rieducativa (ma quando mai?) ma solo quella di una punizione vendicativa;
- mai – dico: MAI – è stata fatta una valutazione (ampiamente possibile) che cerchi le necessarie correlazioni fra leggi e comportamenti sociali, fra punizioni previste e diminuzione netta dei reati, e così via.
- Infine: mai – dico: MAI – si vede un dibattito legislativo su leggi volte a migliorare i comportamenti per contrastare eventuali reali: interventi educativi; maggiore rigore nel concedere determinate licenze (per esempio il porto d’armi, sul quale ho ricevuto notizie terrificanti; oppure la patente, etc.); campagne di comunicazione pubblica; interventi per la progettazione di infrastrutture più sicure; etc.
Torno sulla legge Zan, perché ci sta come il cacio sui maccheroni. Noi di HR abbiamo già dichiarato che se non siamo contrari rimaniamo comunque freddi. Come sarebbe nata questa urgenza? C’è la caccia al gay nelle nostre città? Non stiamo dietro alle aggressioni? Non mi pare proprio. La sensibilità sociale verso l’orientamento sessuale è cambiata radicalmente da quando io ero giovane, a favore di un’enorme maggiore accettazione; insistiamo su questo, facciamo una vera educazione sessuale nelle scuole; mostriamo il nostro sdegno verso gli omofobi sulla stampa e nelle nostre reazioni quotidiane; facciamo corsi di genitorialità nelle periferie; cose così. È così che si contrastano le opinioni e gli atteggiamenti intolleranti (vale anche per le donne, per i neri, per i musulmani – i quali dovrebbero fare altrettanti corsi -, per i disabili e via discorrendo).