Il calcio e le leggi della fisica

Cosa state facendo? Più o meno nulla, immagino. State attraversando, lentamente, con un senso fisico della sua resistenza, questa faglia di tempo che ci separa dall’incontro della nazionale italiana di calcio. Giusto? È domenica, e la tipica indolenza della festività settimanale è caricata di attese. È passato un minuto, uno solo. Si procede. Si deve preparare il pranzo, un’increspatura, un piccolo inconveniente. Pensiamo piuttosto alla cena: tinello, salotto, da soli, col cane, gli amici, il bambino non deve rompere, i salatini ma non troppi che ingrassano, le birre, mica il bottiglione Peroni di Fantozzi, e il dilemma dei due secondi di ritardo della partita vista dal satellitare, che se il mio vicino guarda la partita sul terrestre e urla “GOOL!” quei due secondi prima mi rovina lo spettacolo, la serata, la vita.

Ed è passato solo un altro minuto.

Che poi è tutta un’attesa e il tempo è lentissimo. Se dovete capire la relatività di Einstein è questo il momento giusto, sera non arriva mai, e noi cerchiamo di neppure pensarci alla partita, per scaramanzia, che Vialli viene fatto salire sull’autobus in ritardo perché porta bene, che anche Venere nella quarta casa in congiunzione con Saturno ci è favorevole, ma quei bastardi dei suricati di Londra non possono avere ragione.

E il tempo scorre su una china incrementale (sempre colpa di Einstein) che all’improvviso tutto accelererà, sarà improvvisamente sera, e alle 20.50 ancora siamo a mezza cena, e il cane deve ancora essere portato fuori, e il bimbo ha trovato proprio quel momento per schiacciarsi un dito nella porta, e suona il telefono, e i testimoni di Geova arrivano assieme al furgone della BoFrost, ai rappresentanti del Folletto, agli incaricati di Enel Energia, e il nordafricano che anticipa il ramadan, e tutto, tutto sarà compiuto in nove minuti netti, la birra sarà stappata, la bandiera tricolore sventolata e FORZA ITALIA e in culo a Berlusconi.

Il tempo si sgretolerà, ci infileremo tutti, per 90 minuti, o 120, chissà, in una realtà multipla che avrebbe fatto invidia a Heisenberg e all’improvviso (e vi assicuro che accadrà all’improvviso) tutto sarà finito. Il tempo ricordato sarà stato un battito di ciglia e la catastrofe (nel senso di Thom) sarà compiuta, come il pezzo di Antartide che crolla; un secondo prima era lì attaccato al resto, e un attimo dopo PLOFF!, sprofondato nell’oceano e destinato alla deriva. E ti chiedi cosa sia successo in quella frazione di nanosecondo, fra quel prima e quel dopo.

E niente. A fare festa o a consolarsi, che saranno concepiti un sacco di bambini per l’una o l’altra ragione, e due commenti del cazzo su Facebook, poi a letto.

Tutto finito.

Domani sarà ancora lunedì.

Sipario.

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